Progetto Laboratorio Cilento, iniziativa di sviluppo economico

parco del cilentoSulla crisi, che da qualche anno sconvolge quasi tutti i paesi industrializzati, è stato scritto e riscritto in tutte le salse, col risultato di instaurare nella popolazione quel senso di rassegnazione che nasce dal sentirsi impotente: tanto non si può fare niente. C’è la crisi, poi le mafie, e cosi via.

Si subisce passivi, in attesa che la crisi passi. Manca una reale volontà, da parte di coloro che gestiscono il Potere Economico, di volere lasciare ai Governi la possibilità di rivedere l’organizzazione dello Stat0, oggi orientata solo ed esclusivamente dalla economia; tutti sono coinvolti in una corsa sfrenata e convulsa per l’espansione dei mercati, incuranti delle conseguenze disastrose che questa politica ha prodotto sull’ambiente e sul sociale.

L’uomo è diventato un paranoico produttore di ricchezze, che verranno divorate non per realizzare il benessere degli individui, ma per curare gli effetti devastanti prodotti dalla distruzione dell’ecosistema sulla salute umana e per le ricostruzioni ambientali determinate dai fenomeni fisici, sempre più violenti, che tale distruzione produce. Il rapporto 2008 del WHO (World Heath Organization), infatti, evidenzia che la distruzione del sistema ambientale terrestre provoca, nella sola Europa,  50 milioni di persone affette da disordini psichici; nello stesso rapporto ha,  inoltre, aggiunto che la maggior parte delle morti, che avvengono nel mondo, sono dovute ai disastri ambientali prodotti dall’attività dell’uomo.

E senza voler mischiare il sacro col profano, sarebbe necessaria un’attenta rilettura del messaggio di San Francesco che, col suo esempio, ha voluto insegnarci che il benessere dell’uomo può realizzarsi solo se le attività produttive sono finalizzate alla soddisfazione dei bisogni reali dell’uomo, nel pieno rispetto degli altri esseri viventi e della natura stessa. Che senso ha profanare l’ambiente per realizzare il massimo guadagno economico se poi i disastri prodotti comporteranno: l’esborso di 4 miliardi e mezzo di dollari che la BP dovrà sborsare per il disastro ambientale del Golfo del Messico? O i centinaia di milioni di dollari necessari per la cura dei disordini mentali, patiti dalle popolazioni colpite? E altrettanti per rattoppare l’ambiente distrutto? Un disastro da cui, comunque, tutto il sistema dell’asso terrestre non recupererà mai più!

La crisi è l’ultima opportunità che il Meridione ha per dare una svolta alla sua situazione di estrema depressione (in tutti i sensi). Proviamo a immaginare di partecipare ad una corsa di Formula 1 e che un incidente (speculazioni economiche da far west) ha provocato l’entrata in pista della safety car (la crisi) e il conseguente compattamento di tutte le altre auto in gara. Tutti sono di nuovo insieme: chi guadagna e chi perde. Sopravanzare è adesso possibile, ma solo se si fanno le giuste strategie. Attendere passivi la ripartenza della gara, significa perdere ulteriormente nei confronti degli altri, che hanno, nel frattempo, attivato le opportune strategie. I leghisti chiedono l’autonomia o la secessione; pensano, così, di poter superare la crisi e avanzare in Europa; così come fecero 150 anni fa, adottano nei confronti dell’annesso Sud la politica di colonizzazione, pretendendo di rimanere da soli nell’Europa che conta. Dall’Unità d’Italia in poi si sono alimentati, in assenza di risorse proprie, divorando le altri parti del proprio corpo quale il cervello (la ricchezza culturale del Meridione) e le competenze realizzatrici (industrie, tecnologie e capitali) degli arti superiori. Alla fine, oggi, si sono ritrovati con le sole due gambe, in cima alle quali vi sono due ammennicoli pendenti. Da soli non si va da nessuna parte; così non si esce fuori da una crisi tanto grave.

È necessario che la popolazione meridionale prenda coscienza della propria Storia e identità Culturale, della “vivacità” e “potenza” della propria Cultura e si liberi dal senso di sudditanza nei confronti del Nord, determinato proprio dalla cancellazione della nostra memoria storica e culturale avvenuta a seguito della conquista sabauda del Regno delle Due Sicilie.

“ il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l’esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile” (Guido Dorso 1892-1947″

Perché continuiamo a portare i nostri saperi, le nostre competenze, i nostri sacrifici, le nostre rinunce in altri Paesi per realizzare i nostri bi-sogni, creando “sotto cieli lontani”, come ha detto il professor Chieffallo, opportunità e sviluppo  economico? Perché non impegnarsi e sacrificarsi sul nostro territorio per realizzare un’economia basata sullo sviluppo e sostegno della imprenditoria locale?

Tutto dipende da noi! Bisogna liberarsi dalla cultura dell’assistenzialismo, retaggio delle politiche economiche del colonialismo postunitario. Solo noi possiamo, e dobbiamo, recuperare la nostra dignità, senza aspettarci niente, se non la possibilità di ricreare quel terreno fertile che ha permesso, durante il periodo preunitario, di formare tanti studiosi illustri, la cui opera ha influenzato la cultura mondiale di quel tempo. Per riuscire in questa impresa bisogna riportare questi saperi, valori, conoscenze , che abbiamo relegato in ammuffiti salotti ed eremi scolastici, negli ambiti più estesi e veri della vita quotidiana, alla gente alla quale la cultura appartiene; dobbiamo far convergere in una unica espressione di volontà le centinaia d’iniziative, ricerche storiche, pubblicazioni, manifestazioni storiche; tutte iniziative che per il loro essere “sparpagliate e non vincoli di Pappagoniana memoria” perdono di quella potenzialità e incisività che l’impegno e la dedizione di chi le promuove meriterebbe.

IL PUNTO SULLE ATTIVITÀ DELLA COMUNITÀ: RISCRIVERE I TESTI DI STORIA

Durante la preparazione dei due convegni, si è avuto modo di verificare che le miriadi di associazioni, iniziative e pubblicazioni, poiché perseguono l’obiettivo di risvegliare e recuperare la nostra memoria storica e culturale in maniera individuale, con finalità proprie e circoscritta a piccole, singole parti di territorio, tenderanno facilmente a sfumare; avranno certamente delle soddisfazioni, ma saranno soddisfazioni personali, ben lontano dal raggiugere effettivi risultati concreti. Per questo si è voluto prescindere da qualsiasi forma di associazione o di partito o di fondazione, puntando, soprattutto, sulla condivisione e accettazione dell’impegno sociale di mettere a disposizione della Comunità le nostre conoscenze e competenze per diffondere e far riscoprire la nostra Storica e rigenerare l’orgoglio e il senso di appartenenza alla propria identità culturale.

I primi due convegni costituiscono le prime, di una serie di fasi, ed erano finalizzati a riunire intorno al progetto tutti coloro che, condividendone le finalità, erano disponibili a mettere a disposizione della Comunità le proprie conoscenze e competenze, anche nella consapevolezza che non ne sarebbe derivato un guadagno esclusivo e personale.

Infatti, il primo convegno ci ha consentito prima di tutto di conoscerci (non c’erano pareti, amici degli amici ecc.) e di misurare la reale forza della nostra competenza, decisione e condivisione; ciò che maggiormente ci ha esaltato è il rapporto di fiducia instaurato tra tutti coloro che vi parteciparono.

Il secondo è stato un ulteriore passo avanti, aumentando le adesioni, le partecipazioni, ma soprattutto l’affermazione della volontà di proseguire nella realizzazione del progetto di riscrittura dei testi di Storia passando alla proposizioni di concrete attività che abbiano risvolti sociali- economici e ambientali, da porre in essere sul territorio cilentano.

Il progetto che viene proposto, oltre agli obiettivi concreti, tangibili e misurabili, intende affermare una nuova modalità di partecipazione a tutto ciò che è sociale e, facendo diventare l’intero territorio cilentano un laboratorio, dimostrare che:

è possibile, anche in territorio del Meridione, fare rete che sviluppi economia;

è possibile trarre benefici dalle risorse disponibili sul territorio, nel rispetto della integrità e preservazione dell’ambiente.

Si vuole togliere l’alibi che puntualmente gli amministratori della res pubblica, e di cui ormai anche la popolazione è convinta, propongono per giustificare l’immobilismo: mancano le risorse economiche. Così molti vanno via, sfiduciati, perché non c’è futuro in questa terra, molto; molti andranno via maledicendola per la sua aridità .

Il progetto vuole rigenerare nella popolazione la fiducia nelle proprie forze e capacità forze; che è possibile  costruire un futuro anche in queste terra così martoriata e farlo senza necessariamente distruggerne l’ambiente. Dimostrare che è possibile fare economia, tornando alla semplicità delle nostre attività, senza per questo rinunciare a utilizzare le tecnologie oggi esistenti, nella consapevolezza, però, che esse sono degli strumenti che progresso tecnologico mette al nostro servizio, senza per questo diventarne schiavi o farne dipendere da esse la realizzazione dei nostri bi-sogni.

Progetto Laboratorio Cilento

Il progetto laboratorio è finalizzato alla ricostruzione di un tessuto socioeconomico basato sullo sviluppo della tradizionali economie del territorio, in pieno rispetto con i vincoli ambientali del Parco del Cilento.

Gli obiettivi sono, pertanto, di:

ü  recuperare le attività agricole in via di sparizione e che, invece, una volta costituivano un prodotto di eccellenza di questo territorio: ad esempio i fichi, i legumi ……;

ü  valorizzare le produzioni tradizionali di olio e dei fichi e cosi via;

ü  valorizzare le attività di allevamento e di pastorizia e i loro prodotti derivati

ü  recuperare la produzione di piante aromatiche da utilizzare in cucina e piante officinali e medicinali;

ü  produzione di prodotti per la cosmesi, trattamenti terapeutici o di benessere da esportare e da utilizzare presso centri o strutture turistiche;

ü  diffusione e valorizzazione della conoscenza della Cultura cilentana, in particolare, e meridionale in generale.

La rilevanza che il progetto pone nella produzione agro alimentare e dei prodotti derivati, è conseguente, anche, al riconoscimento dell’importanza della qualità e della cultura dell’alimentazione ribadita dall’UNESCO, che ha dichiarato la Dieta Mediterranea  patrimonio immateriale dell’Umanità. Il  Cilento è, dunque, il nume tutelare di questa filosofia di vita, elaborata nei secoli dalle popolazioni del mediterraneo. Non a caso il Cilento è stato consacrato come la terra della Dieta Mediterranea: il riconoscimento deriva dalla capacità della popolazione di questo territorio di sintetizzare in una “ars manduca” il sociale, l’ambiente e l’economia.

Tratto da un passo delle motivazioni del riconoscimento UNESCO

La Dieta Mediterranea rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, fruttafresca o secca, e verdure, una moderata quantità di pesce,

latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo…………

 

Questo offre l’opportunità di:

collegare insieme le attività produttive agroalimentari e attività connesse a quelle turistica;

coinvolgere le scuole per lo sviluppo della qualità dei servizi turistici, dell’alimentazione tradizionale e  offerta di diversificati di prodotti quali trattamenti benessere e altro;

produzione  biologica dei prodotti destinati all’alimentazione, alla cosmesi,  trattamenti benessere e malattie.

Il raggiungimento di questi obiettivi consentirebbe di preservare l’ambiente dallo sconsiderato utilizzo di cui siamo testimoni, sviluppare tutte le attività collegate alla filiera agroalimentare e turistica e offrire ai giovani l’opportunità di realizzare sul territorio i propri progetti.

Articolazione del progetto

Il progetto è suddiviso in più fasi ognuna delle quali con obiettivi a medio e a lungo termine. Ogni fase è interdipendente dall’altra, nel senso che la successiva si avvierà solo al raggiungimento degli obiettivi della fase precedente; sulla base dei risultati raggiunti verranno definiti gli obiettivi e l’articolazione della nuova fase di cui è stata fissata solo la finalità.

I FASE

La prima fase, di brevissima durata, è finalizzata a:

  • condividere e implementare il programma;
  • individuare i ruoli e le responsabilità;
  • redigere un elenco dei soggetti da coinvolgere;
  • individuare gli Organismi che dovranno supportare istituzionalmente il progetto;
  • individuare gli organi di comunicazione da interpellare;
  • programmare l’incontro della seconda fase: data luogo e le modalità di svolgimento.

 

Per la preparazione di questa prima fase è necessario fissare le condizioni di partecipazione dalle quali non è possibile prescindere.

L’adesione deve avere il carattere volontarietà che deve intendersi privo di legami giuridici o di altra natura legale, di legami affettivi o altro; ciò  non deve essere inteso come una limitazione all’impegno che dovrà essere garantito sin dall’accettazione di far parte del progetto. I vincoli non sono di natura giuridico/legale, ma quelli ancora più forti per la vita di una Comunità che sono quelli comportamentali. Infatti, i partecipanti si vincola a fornire le proprie prestazioni nelle modalità, nei tempi e qualità dichiarata. Qualora i comportamenti siano difformi dagli impegni assunti e vengano ritenuti lesivi per le attività e l’immagine di tutta la Comunità, oltre alla espulsione, gli stessi comporteranno la pubblicizzazione delle motivazioni attraverso i canali di comunicazionea disposizione della Comunità  (siti e organi di stampa).

Per sancire alcune regole si può prendere in considerazione l’adozione dei “Codici di San Leucio”, che, per la loro semplicità e lungimiranza, possono costituire una buona guida ai comportamenti che tutti i componenti di una Comunità devono osservare.

Partecipano alla prima riunione tutti gli Amministratori locali che intendono aderire al progetto e con essi viene definito le attività da svolgere per la preparazione della II Fase, i contenuti e la data della riunione di attivazione vera e propria del progetto; coloro che, sicuramente dovranno essere coinvolti sono:

v  strutture che erogano servizi turistici (alberghi, ristorazioni e attività loro collegate);

v  i rappresentanti delle Istituzioni scolastiche;

v  produttori delle aziende agricole, allevamento e pastorizia;

v  produttori della filiera enogastronomica;

v  tutte le Persone che vogliono contribuire al raggiungimento delle finalità del progetto.

In questa fase di preparazione si sottolinea l’importanza che ha il coinvolgimento diretto della popolazione locale da parte dei Sindaci e suoi Collaboratori. Essi dovranno essere in grado  di illustrare il progetto ai cittadini, chiedendo loro la disponibilità che dovrà poi offrire nella riunione per l’attivazione della II Fase. L’impegno viene preso in rappresentanza dell’intera collettività. Il Sindaco oltre che invitare le Istituzioni scolastiche , se presenti, farà anche un a cernita delle terre abbandonate, che potrebbero essere recuperate alla produzione agricola ( erbe officinali ecc…).

Per quanto riguarda le erbe officinali e medicinali la produzione dovrebbe essere affidata alle scuole, affinché i giovani studenti sin dall’infanzia scoprano le loro virtù salutari e la possibilità di utilizzarle come medicina naturale; molti italiani vanno in Cina, dove tale cultura è molto radicata, per scoprire l’arte della medicina naturale, non considerando vi sono ancora tante persone anziane che la praticano anche da noi; senza dimenticare i monaci francescani. A tal proposito vi sono due siti dove sarebbe  possibile, oltre che suggestivo, proporre di adibire i grandi giardini interni alla produzione delle erbe officinali: i giardini del castello di Castellabate e del convento di San Francesco a Pollica, ormai vuoto. Potrebbero diventare delle scuole per apprendere e produrre le piante officinali e medicinali. Il recupero di queste particolari piante potrebbero portare grandi benefici economici, per tutto il territorio derivanti dal commercio delle piante e dalla tutela dell’ambiente. Tali produzioni possono essere, comunque, estesa ad altri territori laddove non fossero interessati a particolari colture tradizionali, tipiche del territorio. Notevole importanza assume la disponibilità a sostenere, con la propria competenza, queste iniziative, relative all’agricoltura, assicurata  da agronomi e da botanici quale ad esempio  la studiosa ed esperta del territorio cilentano Dionisia De Santis.

Importante ricercare l’apporto di aziende agricole che già sono operative sul territorio e che condividono l’interesse per il recupero delle tradizioni; lo stesso dicasi per tutte quelle aziende che operano nella filiera agroalimentare, dall’allevamento alla pastorizia, dalla macellazione alla trasformazione e produzione dei prodotti agroalimentari.

Per l’utilizzo delle tecnologie è necessario, anche qui individuare professionali da coinvolgere nella gestione delle comunicazioni all’interno del territorio e la diffusione dello stato di avanzamento del progetto. A tal fine le Autorità locali devono impegnarsi per ottenere l’allargamento della banda larga sul territorio cilentano. L’utilizzo delle tecnologie nella gestione del progetto, sarà una ottima occasione per educare la popolazione all’utilizzo appropriato delle tecnologie, dimostrando che  un uso strumentale alle finalità delle attività possono contribuire a realizzare il benessere socioeconomico per tutta la Comunità.

Vanno infine, individuati e coinvolte le Aziende che erogano servizi turistici. La loro partecipazione è comprensibilmente importante per la riuscita del progetto, dovendo presentare un menù rispettoso della Dieta mediterranea, realizzato esclusivamente con i prodotti locali. Per locale si deve intendere prodotti esclusivi della località di produzione.  È evidente che non è possibile pretendere di soddisfare completamente la richiesta sia per la quantità che per la diversità con il solo apporto delle aziende locali, è necessario individuare produttori  del circostante territorio, che garantiscano la stessa qualità biologica del prodotto.

Tutti i prodotti della filiera agro alimentare dovrà essere garantito privo di residui di sostanze chimiche nocive come i diserbanti e concimi chimici. A tal fine sarà indispensabile reintrodurre l’antico uso del letame e del fertilizzante ricavato dagli scarti alimentari e dalla macerazione dei vegetali. Per questo notevole importanza assumerà il progetto sulla smaltimento rifiuti che verrà presentato nella seconda fase del progetto e, se accettato diffuso e illustrato a tutta la popolazione adulta e nelle scuole.

Punti di attenzione

L’importanza delle Istituzioni Pubbliche nella riuscita del progetto.

  1. Se si può confidare sul sicuro e partecipato apporto dei Sindaci e delle loro Giunte, è necessario, però, l’impegno dei Comuni a provvedere alla rapida esecuzione delle pratiche burocratiche, riducendo al minimo i tempi di attesa per qualsiasi pratica che riguardi operatori economici e semplici cittadini
  2. È importante in questa fase iniziale individuare un sistema di finanziamento come ad esempio la riduzione o agevolazioni fiscali per coloro che partecipano attivamente nel progetto o intendono investire in una delle attività svolte;
  3. garantire le coperture assicurative e previdenziali per tutti quelli che verranno assunti a tempo determinato o indeterminato;
  4. garantire le coperture assicurative per tutti i ragazzi delle scuole, per i professori accompagnatori che saranno impegnati nelle attività turistiche o di produzione agroalimentare;
  5. lo Stato dovrà, sulla base degli impegni assunti dai partecipanti, sostenere la campagna pubblicitaria dell’iniziativa e dell’offerta turistica per soggiorni nel cilento;
  6. lo Stato dovrà, sulla base dei risultati raggiunti, intervenire erogando i finanziamenti europei per le attività di servizio ( formazione del personale, realizzazioni tecnologiche, progetti speciali ecc…) e per la realizzazione di necessarie infrastrutture e servizi di cui il territorio meridionale è notoriamente carente e che sono determinanti per lo sviluppo del territorio

 

Alla riunione saranno invitati altri  comuni del molisano, beneventano, avellinese, con i quali è possibile avere una collaborazione e una maggiore vicinanza per lo sviluppo del progetto; un interscambio soprattutto delle esperienze e delle buone prassi. (questa parte devo confrontarmi con voi del Molise)

 

Nota conclusiva

Tutta la fase iniziale è priva di qualsiasi riferimento alla presenza di finanziamenti o di contributi economici da elargire ai partecipanti secondo criteri distributivi di lunga tradizione; ciò è una condizione da cui non si può prescindere.

L’esperienza maturata nella preparazione di questa fase attuativa di un progetto da realizzare concretamente su un territorio vasto, è servita a raccogliere intorno al progetto Persone che condividevano, oltre alla passione per la verità della nostra Storia e cultura, la volontà di lasciare la comoda sedia dove si suole attendere che qualcosa accada, per mettersi in gioco, mettendo a disposizioni le proprie conoscenze e competenze per promuovere e realizzare  un progetto che dimostri che è possibile, con i sacrifici, le rinunce ecc.. riuscire a produrre cambiamento, a fare una rete di relazione capace di rigenerare la fiducia tra i componenti della Comunità; fiducia che è alla base di qualsiasi sviluppo sociale ed economico.

Anche per l’organizzazione dei due precedenti convegni non vi sono stati soldi a sostenerli: sono stati ugualmente un successo. Altre precedenti esperienze simili sono miseramente fallite per l’avidità dei partecipanti, proiettato più a non farsi scappare quel filo d’erba che appena accennava a sbucare nel deserto che a lavorare per far crescere un prato.  Questa volta abbiamo la possibilità di dare un esempio ai nostri giovani di quante opportunità vi sono anche nella terra natia: è necessario però sacrificarsi per vedere il prato crescere.

Rigenerare il tessuto sociale significa ripristinare i rapporti di fiducia interpersonale, compromessi negli gli anni da una Comunicazione che, a tutti i livelli e  ambiti sociali, ha imposto come stereotipo dell’uomo di successo quello di colui che non pone limiti al proprio successo e per questo non li pone nemmeno ai mezzi con il quale li raggiunge; perciò i comportamenti arroganti, prevaricatori, perfino violenti e in pieno disprezzo dei diritti altrui sono diventati indispensabili al successo; gli stessi hanno soppiantato e eliminato quelli che, da sempre, hanno consentito alle Comunità di crescere ed evolversi: la solidarietà, la partecipazione ela condivisione delle responsabilità sociali. Di ciò ne beneficiava soprattutto la qualità delle relazioni interpersonali, generata dalla fiducia reciproca fiducia. Si può affermare che:

la crescita di una Organizzazione (intesa ne senso ampio di Comunità, stato …) passa attraverso lo sforzo che gli individui pongono nel proprio sviluppo , consapevoli che anche gli altri stanno facendo lo stesso.

 

Per questo la partecipazione alle attività si basa esclusivamente sull’adesione volontaria della Persona, che non può, quindi, in nessun modo essere costretto  a prendere parte al progetto; oppure accettare la partecipazione di chi è mosso solo da meri interessi economici, in quanto alla diminuzione dei vantaggi economici si ridurrebbe anche l’unico interesse alla partecipazione.