Diocesi (Av) – Marino domanda: “quanti e come vivono il messaggio del Crocifisso Risorto?”

MarinoOggi il Vescovo di Avellino, mons. Francesco Marino,  in Cattedrale ha presieduto la celebrazione della Santa Messa “pro-episcopo” nell’anniversario della sua consacrazione episcopale.

Secondo il vicario Melillo, “per la Diocesi è un appuntamento di famiglia, un incontro di preghiera che manifesta il forte legame con il nostro amato pastore. E’ un momento riflessione e di verifica dell’impegno della Chiesa di Avellino in questo tempo difficile per le nostre famiglie, nella prospettiva del convegno ecclesiale del prossimo settembre”.

Hanno partecipato a questo evento, oltre ai parroci, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le associazioni, i movimenti, i fedeli delle comunità parrocchiali.

Marino nell’omelia ha detto: “San Giovanni diceva che l’amore di Dio in noi si è manifestato quando ha mandato il suo Figlio Unigenito perché da lui ricevessimo la vita. Quindi la capacità di amare ci deriva da Gesù, il quale, nel deserto del nostro tempo, è pane e senso della nostra vita che se vuole essere feconda necessita della condivisione della missione messianica. Gesù è al centro del mio ministero di Vescovo e Cristo è nostro principio, via, vita, speranza e nostro termine”.

Poi ha richiamato alcune riflessioni degli ultimi pontefici: “Giovanni Paolo II all’inizio del suo papato si chiedeva: in che modo proseguire? E la risposta fu: verso Cristo redentore dell’uomo e del mondo, che ha parole di vita eterna. Benedetto XVI sostenne che chi fa entrare Cristo nella sua vita non perde assolutamente nulla di ciò che è bello e grande e solo in questa amicizia sperimentiamo la bellezza e ciò che libera. Bergoglio ha, invece, usato tre parole chiave: camminare, confessare, edificare. Quando camminiamo senza la Croce non possiamo essere discepoli del Signore. Occorre allora camminare in presenza del Signore con la sua Croce e solo così la Chiesa andrà avanti”.

CattedraleHa inoltre precisato che “non possiamo mettere tra parentesi Gesù Cristo: sempre di nuovo dobbiamo convertirci a Lui e lasciarci illuminare dalla sua Parola nella vita personale e collettiva. Questo sarà sempre il compito della Chiesa di Avellino!”.

Analizzando la società attuale ha affermato: “tanta gente non conosce più Cristo e il suo Vangelo. Questo lo constatiamo dai nostri convegni e perciò risulta urgente la nuova evangelizzazione. Bisogna partire da noi stessi. E non dimentichiamo i martiri che hanno fecondato la nostra Chiesa dall’inizio. Occorrono quindi: 1) cristiani maturi, 2) fede accolta, 3) sperimentare la vita divina nella gratuità”.

Poi c’è stata una domanda cruciale: “le nostre proposte esprimono la ricchezza dell’amore di Dio che non fa preferenze di persone e ama tutti? Le parrocchie devono accogliere, amare e servire tutti non trascurando di trasmettere la chiamata alla santità. Nessuno può dire io non c’entro: nella diversità dei compiti siamo chiamati ad essere missionari, facendo riscoprire la dignità dei figli di Dio. Non siamo schiavi: va testimoniata la libertà che il Crocifisso Risorto ci ha donato”.

Infine un richiamo alla dimensione della comunione: “L’istituzione delle zone pastorali implica uno stile di vita sinodale. Quindi corresponsabilità come orientamento di crescita. Partecipazione, stima reciproca, rispetto dei doni dell’uno e dell’altro, dialogo: questi sentimenti devono guidare lo stile sinodale nei momenti eccezionali e nella quotidianità per condividere gioie e dolori, angosce e speranze della gente a noi contemporanea. Alle celebrazioni sacramentali si accede per amare Dio e si esce per amare gli altri. Bisogna, infine, portare il senso della responsabilità alla città degli uomini: è un programma difficile l’attenzione ai poveri che esige la conversione di tutti. Nella nostra Chiesa non mancano segni concreti come la Mensa dei Poveri, ma vanno incrementate di più le attività benefiche”.