Isochimica – Della Pia (Prc): Cantelmo sta compiendo un’opera pregevole

Tony della Pia“Sembrava una battaglia persa dall’inizio la vertenza Isochimica, troppi anni trascorsi, poca organizzazione, la solita indifferenza di una terra assuefatta e genuflessa, il peso soffocante della classe dirigente che interessata e perennemente intenta a manovrare le leve del potere, volle scrivere una pagina tanto orribile della storia irpina, l’assenza di un movimento in grado di sostenere una battaglia così difficile, gli sbeffeggiamenti, i sorrisi ironici, gli sbuffi dei tanti piccoli uomini che non dimenticheremo mai, in prima istanza, ritenendola una questione definitivamente chiusa accolsero con fastidio le sollecitazioni dei lavoratori e nostre, ripetendoci fino alla noia “ma la provincia ha problemi ben più seri di cui dobbiamo occuparci”, tutto ciò avrebbe consigliato ad ogni persona di buon senso di non immergersi in acque tanto paludose, qualcuno addirittura disse a noi militanti di un piccolo e sgangherato partito di essere dei masochisti con una naturale propensione alla sconfitta”. Così in una nota Tony Della Pia, segretario provinciale del Prc-Fds- “Tutto ciò non ci persuase, – prosegue Della Pia – in fondo è noto, non siamo persone di buon senso e, in quanto tali, decidemmo di non lasciarli soli quegli operai, non potevano anche noi, ignorare la dignità di quegli uomini, stanchi, ammalati, vilipesi, ma non arresi. Parlammo di “Strage di Stato” coscientemente, i documenti che leggevamo questo narravano, paradossalmente, lo Stato appesantito da una moltitudine di larve, parassiti che in nome del profitto non esitarono mandare a morire centinaia di giovani e compromettere per sempre l’ecosistema dei luoghi, fu ed è responsabile morale e giuridico dell’ecatombe. Eravamo di fronte ad un “muro di gomma”, un’enorme massa viscida dietro la quale di nascondeva il sistema, intreccio tra pseudo imprenditori, partiti, istituzioni, organi ispettivi, pezzi del sindacato, camorra. Abbiamo sopportato l’ipocrisia di quanti, atteggiandosi a paladini del popolo, propagandavano improbabili provvedimenti con consistenza simile alla neve d’aprile. Il vuoto istituzionale ha costretto noi stessi a tentare finanche l’estremo rimedio giudiziario, percorso poco consono alla nostra cultura e anomalo nella battaglia politica. Il nuovo Procuratore della Repubblica insieme ai suoi collaboratori sta compiendo un’opera pregevole, auspicata nei decenni passati, tuttavia non basta, serve che i timidi cenni di consapevolezza sociale, si trasformino in massa critica, indisposta a cedere alle sirene del risultato parziale, in tal senso le mamme di Borgo Ferrovia insieme ai rinvigoriti movimenti ambientalisti incarnano l’Irpinia viva, mossa dalla voglia di riscatto, stanca del torpore, occorre tutelare queste energie, evitare che i soliti pupari strumentalizzino, perché le questioni oscure ed irrisolte sono innumerevoli, in questa fase serve ferma lucidità, nessun passo indietro è perdonabile. L’impegno civile deve crescere a prescindere dal lavoro giudiziario, nulla è ancora certo, infatti, le famiglie degli operai morti attendono il legittimo risarcimento per i danni subiti, i lavoratori ammalati il sacrosanto pensionamento anticipato, Borgo Ferrovia il monitoraggio ambientale e la bonifica dell’area, la popolazione il registro tumori e la vigilanza sanitaria. Inoltre, è nostro diritto sapere con certezza dove è stato smaltito l’asbesto, chi ha trafugato lo scorso anno le sostanze misteriosamente scomparse e in quale luogo sono finite, perché in questi anni anonimi hanno minacciato attivisti politici ed operai, che interessi economici c’erano sull’area di sedime. Questa vertenza può e deve estendersi, insistono altre bombe ecologiche in Irpinia e nella Valle del Sabato, come giustamente denunciato. Qualcuno ha posto degli striscioni sui quali c’è scritto “benvenuti nella terra di nessuno”, questa breve frase è l’emblema del fallimento, per troppo tempo tutti hanno assunto le sembianze delle tre scimmie, i vivi oggi hanno l’opportunità di riscattare la loro dignità”, conclude Della Pia.