Movimento Irpino Bene Comune: “la bellezza dell’arte può suscitare conversione”

MIBC 1Il Movimento Irpino per il Bene Comune, nato verso la fine del 2012, oggi ha organizzato presso il Palazzo Vescovile di Avellino un nuovo incontro di formazione. Non è il primo che è stato fatto alla presenza del Vescovo Marino. Infatti già a gennaio ci fu con Giovanni Turco un incontro di filosofia, ad ottobre con Francesco Barra uno di storia, e ora a dicembre uno d’arte.

Il Movimento è un associazione socio-culturale e, sebbene non candidata politicamente con una lista civica, non esclude confronti con la politica, nell’ottica della Dottrina Sociale della Chiesa. Infatti prima delle elezioni comunali aveva convocato al Circolo della Stampa i candidati a sindaco per la città di Avellino e poi a luglio ha allestito uno stand al Corso per ascoltare le problematiche dei cittadini, cercando di farsi portavoce dei poveri e dei disoccupati.

L’artista e scultore Prisco De Vivo (nato a San Giuseppe Vesuviano nel 1971) ha tenuto oggi un incontro, moderato da Gerardo Salvatore, segretario della Consulta delle Aggregazioni Laicali e introdotto da Elena Iannaccone, presidente del MIBC.

Fra i protagonisti appartati della pittura italiana dell’ultimo ventennio, De Vivo nella sua pittura svela l’orrore che l’ estetizzazione mass-mediatica del mondo contemporaneo occulta, ma non cancella, e anzi, mascherando, rende possibile. Al centro delle sue tele allora è l’uomo con la sua sofferenza. Per lui Caravaggio è importante perché ebbe il principio dell’avvicinamento dell’arte ai più umili e poveri. Secondo De Vivo, l’arte non può essere economica se è vera arte (va al di là delle leggi del mercato). L’arte sociale fa luce sull’emarginazione, sui fratelli ultimi. Fra le opere di De Vivo spiccano: “Le scarpe di Auschwitz” (deportati messi a nudo nella più cruda realtà) e “Jorge con la scarpa in testa” (il potere schiaccia le persone, mortificando la loro anima). De Vivo è rimasto colpito dalle parole della Madonna a Fatima: “State attenti al modernismo”: ci sono, infatti, tranelli che portano al baratro sociale, con un avvicinamento alla violenza. L’individuo contemporaneo si sta allontanando dalla meditazione anche della natura. L’uomo si trova in una fitta nebbia in cui sta bene e sembra che non voglia chiarezza, c’è ovattamento anche pubblicitario. Fortunatamente, Papa Francesco cerca di semplificare i fenomeni dell’età della complessità (nichilismo, postumanesimo, tecnocrazia, scristianizzazione).

L’arte, secondo De Vivo, può avvicinare a Dio perché ha una finalità spirituale e l’artista è in ricerca della Bellezza. C’è una funzione di pedagogia sociale che può assumere l’arte contemporanea, contro la società liquida di Bauman. Ed occorre un pensiero che abbia basi solide, come può essere la Dottrina Sociale della Chiesa, perché la gente che ha cultura certamente lo seguirà.

Anche oggi la sofferenza forma e porta a sviluppare solidarietà intergenerazionale, perciò occorre una cittadinanza responsabile capace di colmare il vuoto culturale che attanaglia i vari ambiti del vivere sociale. Grazie all’arte si può far comprendere cose che potrebbero essere lontane dall’individuo (anche a chi non ha studiato alcuni temi).

Non ci può essere conversione senza un approdo a qualcosa. Per i cristiani la meta è il Bene Comune che per De Vivo è “puntare sul confronto. La discussione è la via d’uscita dai dissesti (ciò che per me è meraviglia per l’altro potrebbe essere disgusto)”.

MIBC 2Prima della fine dell’incontro ci sono stati alcuni interventi del pubblico in sala, che hanno aperto un dibattito tra i partecipanti e gli organizzatori. Poi mentre Gerardo Salvatore ha ricordato il prossimo appuntamento formativo della Consulta al Centro Sociale di Avellino per il 13 gennaio 2014 (promosso dall’Azione Cattolica: “Famiglia e Bene Comune”), Elena Iannaccone ha invitato, invece, a leggere la lettera di Giovanni Paolo II agli artisti, reperibile qui: http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/letters/documents/hf_jp-ii_let_23041999_artists_it.html