Strappo Cgil Avellino, Sergio Di Lauro lascia il sindacato

cgilAvellino - Doloroso strappo nella Cgil: lascia il sindacato uno dei dirigenti storici della Funzione Pubblica, Sergio Di Lauro, per 27 anni si è occupato del settore Sanità in provincia di Avellino.

I forti dissensi con l’attuale segreteria dell’organizzazione sindacale di categoria hanno prodotto un’insanabile frattura tra lo stesso Di Lauro e la dirigenza provinciale della CGIL- Funzione Pubblica. Di Lauro, oltre a essere punto di riferimento insostituibile di lavoratori del comparto e di precari, distintosi in questi anni anche per le attività sociali e di sostegno ai più deboli, ha scelto di lasciare la Cgil dopo decenni di impegno, di sacrificio e di lotta, sempre in prima linea. Di Lauro ha illustrato le motivazioni della definitiva rottura con la Cgil e gli obiettivi del suo nuovo impegno sindacale, per mezzo di una lunga lettera inviata ai componenti del direttivo provinciale della Funzione Pubblica Cgil e al segretario generale Cgil della Regione Campania, Antonio Crispi, seppur non più in condizioni giuridiche per poter presenziare e colloquiare all’interno di tale organismo.

Questi i passi più significativi della missiva:

“… Dopo soli 27 anni di militanza, attivismo e rappresentanza, sono stato costretto a lasciare dapprima il ruolo di dirigente sindacale e, successivamente, il semplice ruolo di iscritto, decisione, quest’ultima, maturata allor quando sono venuto a conoscenza che nell’ultima seduta del Direttivo Provinciale sarebbe stata una pura formalità con presa d’atto delle dimissioni di quattro dirigenti della delegazione Asl Avellino, senza alcuna discussione. Ho dovuto lasciare la mia FAMIGLIA, perché non ho condiviso come si comportava, nei miei confronti, colui che sarebbe dovuto essere ‘mio padre’. Una FAMIGLIA all’interno della quale prevaleva il sorriso e lo sfottò tra Compagni sereni. Una serenità che è mancata negli ultimi 18 mesi… Voglio solo ricordare che ho sempre espletato le mie funzioni con dedizione, serietà e senza alcuna sorta di obiettivi personali da raggiungere, rifiutando più volte altri ruoli, anche se molto ‘premianti’ sotto l’aspetto puramente sindacale, preferendo di continuare a seguire in modo capillare la vita sindacale nell’ambito dell’Azienda dove tutt’ora presto servizio.

La mia vita sindacale iniziò dopo soli 3 mesi di prova da infermiere espletati presso una struttura convenzionata nel 1986. Dopo concorso pubblico, mi trasferii presso la ex Usl 3 di Atripalda nel dicembre del 1990, lasciando la struttura innanzi menzionata, dove, all’epoca, la Fp-Cgil riuscì a contare 45 iscritti su complessivi 92 dipendenti tra dirigenza e comparto. Al mio arrivo presso la nuova sede lavorativa, fui ben presto contattato dall’allora segretario generale Fantin per aiutare il compagno Del Franco delegato del Presidio Ospedaliero di Solofra e componente della delegazione trattante, e, dopo un periodo di affiancamento, fui nominato segretario aziendale, a quanto pare termine obsoleto, in disuso e comunque non appartenente al glossario dello statuto Cgil. In tale epoca, la Fp-Cgil contava 23 iscritti. La crescita esponenziale della Cgil presso l’Unità Sanitaria Locale iniziò lentamente, poco prima della nomina a segretario del compagno Di Stasio, e fu proprio con Tonino che riuscimmo a raggiungere traguardi indubbiamente impensabili e inizialmente ritenuti irraggiungibili.

Arrivammo alla prima tornata delle elezioni Rsu tenutesi nel 1998 e da quel momento fui candidato per ben quattro volte, accompagnato nell’avventura da compagni validissimi, che contribuirono fortemente a un mio successo individuale e di squadra, fino a permettere che la Cgil primeggiasse per ben tre volte. Per dare un’idea dell’impegno personale e dei traguardi raggiunti, basta dare uno sguardo ai voti individuali da me riportati: 79 nel 1998; 85 nel 2001; 108 nel 2004; 166 nel 2007. Per coloro che osservano tali dati, aggiungo solo che gli aventi diritti al voto sono rimasti sostanzialmente gli stessi in dodici anni di elezioni, per un numero massimo di 600 aventi diritto. Nel 2011, ho dovuto rinunciare alla candidatura solo per motivi di salute. La Funzione Pubblica Cgil ha continuato l’incremento delle adesioni anche con il compagno Mauro, il quale, pur operando in un momento storico difficile, è riuscito a raggiungere il massimo storico di iscritti (194). Ebbene, dopo circa 18 mesi dall’insediamento del sig. D’Acunto, si avvertono gli effetti del suo comportamento, che ho provato direttamente sulla mia pelle, fino alla determinazione di alterazioni psicofisiche. Personalmente, non meritavo un segretario così, che non aveva un minimo di stima per me. In Cgil entrai in punta di piedi, e oggi vado via altrettanto silenziosamente. Ma i rumori ci saranno.

Eccome, se ci saranno, perché ho una dignità. Decine di lavoratori mi hanno espresso solidarietà. Mi stanno invogliando ad andare avanti, compresi quelli delle strutture convenzionate. Io ho tanta voglia di continuare e il mio obiettivo è quello di condividere il mio futuro sindacale con un compagno storico. Vado via con una grande curiosità: quali sono stati i motivi che hanno indotto, nell’ultimo quadriennio, diversi compagni, tra i quali è doveroso ricordare Barbato, Borrelli, Borriello, Grappone e Saviano ad allontanarsi dalla parte sindacale attiva, o addirittura a produrre disdetta dal sindacato? Così come non posso non pormi interrogativi a riguardo di situazioni che, personalmente, ritengo strane, avvenute in Funzione Pubblica, e per le quali si è addirittura finiti in tribunale. Cari compagni, spero che questi episodi non avvengano più.

La mia condotta al tavolo delle trattative, nonostante i toni che spesso sono diventati duri, credo sia stata esemplare per i modi e per i risultati incassati, senza minacciare di sporgere denuncia prima di un tavolo di trattative, ma dapprima mi sono sempre seduto, e, a proposte non esaustive di parte aziendale, ho sempre risposto con controproposte, senza tenere incontri ufficiosi di nascosto, ma coinvolgendo e informando tutti, in maniera capillare. La Fp Cgil non può avere, a mio parere, un segretario che continuamente, dalla data di insediamento, ha espresso, a certe condizioni operative, di preferire un azzeramento delle tessere. Su questo credo che più di qualcuno, anche appartenente alle ‘vecchie leve’, gli darà una mano, considerato alcune notizie di corridoio, provenienti dal settore della sanità privata, e se veritiere non sono affatto confortanti, sia in termini di credibilità e sia in relazione al numero di iscritti. Lascio la mia FAMIGLIA. Una FAMIGLIA che amo e che amerò sempre! Ma non posso condividere il comportamento di chi la rappresenta. Grazie a TUTTI, per avermi sopportato.

Fraternamente.

Sergio Di Lauro”