Avellino – Comune a rischio default. La nota di Larsu e Csa

comune di avellino 1Avellino – “Le scriventi R.S.U. del Comune di Avellino, in seguito alle voci che sempre più insistentemente arrivano da parte degli Organi d’informazione locali, TV e giornali, che nel parlare del Comune di Avellino ipotizzano un concreto rischio di default, comunicano, con la presente, la loro più viva preoccupazione per il futuro occupazionale dell’Ente, che, in caso di dissesto, verrebbe seriamente compromesso a partire dalle fasce di lavoratori più deboli, ovvero quelli atipici e i precari, per i quali è tutt’ora in corso una procedura di stabilizzazione non ancora ultimata“. E’ quanto affermano in una nota Larsu e Csa.

“La nostra preoccupazione nasce dal fatto che i conti in rosso dell’Ente, dal che se ne dice, sembrerebbero aver raggiunto una soglia di pericolosità tale da mettere seriamente in pericolo la sua stabilità economica. Per non parlare dell’ulteriore colpo che starebbe per arrivare dalla ormai prossima sentenza d’appello nella causa contro gli eredi Sandulli, relativa al palazzo omonimo ubicato al Corso Vittorio Emanuele, di fronte alla chiesa del Rosario, la cui sentenza in primo grado ha già condannato il Comune di Avellino ad un risarcimento danni il cui valore si aggira intorno ai cinque milioni di euro. Soprattutto, alla somma da versare ai proprietari del palazzo si aggiungerebbero gli interessi maturati che farebbero elevare in maniera esponenziale la somma già di per sé cospicua, proprio come è accaduto con il lodo Galasso nella vicenda del Mercatone o con gli eredi Matarazzo per Piazza Kennedy.
Eppure, – continuano – nonostante queste serie ed intricate vicende, che stanno mettendo seriamente in fibrillazione il Palazzo di Città, proprio perché non si sa decidere da che parte tirare la coperta, questa volta veramente troppo corta, ci fa specie vedere la preoccupazione dimostrata da alcuni consiglieri comunali, membri della Commissione al Personale, che, alla ventilata ipotesi dell’Amministrazione, circa la definitiva chiusura degli uffici decentrati attualmente attivi a San Tommaso e a Via Fontanatetta, non hanno trovato di meglio da fare che pronunciarsi, attraverso Tv e stampa locali, sulla necessità di dover provvedere ad un potenziamento di questi uffici che, ad oggi, più che anacronistici si possono definire davvero inutili. Un esempio di spreco dal quale la politica, sempre attenta a non scontentare nessuno, soprattutto gli amici o i presunti tali, non sa tirarsi indietro.
Eppure, in un momento come questo, quando alcune categorie di lavoratori, le meno tutelate, vedono profilarsi un futuro così incerto per il proprio posto di lavoro, le varie componenti istituzionali, anziché ricompattarsi per diventare un fronte unico e trovare il coraggio di portare avanti iniziative come queste, che invitano a voltare pagina e ad intraprendere, finalmente non più a parole, ma con i fatti una decisiva lotta allo spreco, ancora una volta, con il loro cieco comportamento, non sanno fare a meno di prestarsi ad una passerella volta unicamente a garantire, ad uno sparuto numero di impiegati, di continuare a far ventilare ambienti di lavoro ormai completamente svuotati di ogni loro primaria funzione; e, anzi, vi si reclamerebbe un potenziamento del personale e dei servizi per giustificare la loro esistenza in vita”.

Vista l’aria che tira, -concludono – noi invitiamo l’Amministrazione tutta, per il tramite delle SS. LL. in indirizzo, a far si che in un momento di così grave crisi, lavoratori così inutilmente impegnati, possano essere concretamente utilizzati in altri uffici dove si sconta un’annosa, cronica, carenza di personale, per migliorare, questo si, i servizi attualmente esistenti, e non crearne dei nuovi, costosi e inutili. Si contribuirebbe così a ridurre spese di gestione inutili e dannose, in un momento che meno si presta a tenere in vita sedi di lavoro poco utili o del tutto inutili.
E’ nostro auspicio che, nel momento di grave crisi economica che stiamo attraversando, dalla definitiva chiusura delle uniche due sedi periferiche ancora rimaste in vita, si possa far luce anche sulle decine e decine di computer giacenti presso tutte le ex sette circoscrizioni cittadine, macchine acquistate da circa un lustro con qualche centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici, a fronte di un progetto che, per quel che ci è dato sapere, non si è mai nemmeno avviato. Sofisticate attrezzature, ormai obsolete, lasciate ad invecchiare senza aver mai prodotto nessuna utilità per le comunità alle quali erano state destinate.
Un esempio di spreco, tra i tanti, sul quale chiediamo di fare chiarezza, perché non vorremmo che si finisse per mandare al macero anche queste macchine, così come è avvenuto per le auto elettriche recentemente demolite senza che fossero mai effettivamente entrate in funzione. Mezzi, anch’essi acquistati con i fondi di un progetto europeo, altre centinaia di migliaia di euro, ancora soldi della collettività male utilizzati, occasioni perdute per la nostra città, dove di anno in anno non possiamo fare altro che assistere al suo lento ed inesorabile declino“.