Carcere Borbonico: i giovani di “CambiaMenti” e la politica dei giorni nostri

g. de mitaNell’Auditorium del Carcere Borbonico di Avellino si è tenuto stasera il primo convegno organizzato dall’associazione “CambiaMenti” su “Giovani e politica. Quale futuro per la nostra generazione?”.

“CambiaMenti” è un movimento di giovani e per i giovani che aspira a rilanciare impegno, partecipazione sociale, culturale e politica, e che ha «lo scopo di dare un’alternativa credibile a tutti i ragazzi che non si riconoscono in un sistema di cui si vergognano». Queste le parole di uno dei membri dell’associazione, significative del disagio ampiamente espresso nel corso del convegno, che ha visto alternarsi gli interventi di giovani, consiglieri comunali, sindaci di comuni irpini, e che ha registrato la partecipazione del Presidente Ciriaco De Mita e dell’Onorevole Giuseppe De Mita.

Il tema dominante di stasera è stato la disaffezione per la politica che coinvolge soprattutto i giovani, in un Paese come l’Italia in cui la politica, appunto, è vista come un mondo inquinato dalla corruzione e lontano dai bisogni concreti della gente. Una disaffezione che comporta come immediata conseguenza il progressivo distacco dei giovani dal territorio, con la convinzione che solo altrove si possano trovare risposte e certezze. Una recente statistica effettuata all’Università degli Studi di Urbino riporta un misero 6,9% relativamente alla fiducia nei confronti della politica, dato significativo di quanto i giovani vivano, o meglio non vivano la partecipazione alla politica.

Promesse non mantenute, scandali, abusi, clientelismo: queste le accuse imputate a una classe dirigente da cui i nostri giovani non si sentono rappresentati. Presenza, ascolto, accompagnamento: questi i diritti che reclamano, per essere resi orgogliosi del Paese che li ha visti nascere.c. de mita

«Ho notato con piacere – ha dichiarato l’Onorevole Giuseppe De Mita – che la discussione di oggi è fuori da una logica di strumentalità. Contiene una quantità di urgenze e malesseri che abbiamo il dovere di ascoltare. La condizione giovanile è una deriva molto complessa». E il discorso diventa quasi monito quando l’Onorevole si appella alla tendenza ormai comune di giustificare la miseria presente fossilizzandosi sugli eventi del passato: «se il problema di oggi è l’assenza di certezze, chiederne è una forma di sedentarismo. Più che certezze, ricerca; più che staticità, movimento»: è in questo appello che si condensa il senso dell’intervento. Citando, poi, l’einsteniana “chi supera la crisi, supera se stesso senza esserne superato”, continua affermando che «il giusto punto di partenza è recuperare la saldatura tra libertà e responsabilità. Lo ha detto anche Papa Francesco: al di sopra dell’autorità del Papa c’è la coscienza dell’individuo»

Sull’importanza di recuperare la soggettività e il senso di comunità è ritornato, poi, il presidente De Mita che, dopo essersi soffermato sul ruolo che la politica ha «di aiutare a recuperare la speranza, guidando nella trasformazione con l’indicazione concreta di ciò che bisogna fare», ha concluso affermando che «ricercando insieme, probabilmente troveremo la via».