Il business “legalizzato” delle sagre irpine

sagra-2Una delle tipicità in voga nell’estate irpina sono le sagre, le feste nei borghi e le fiere dei prodotti tipici. Iniziative che richiamano la partecipazione di migliaia di visitatori (in particolare quelli che non possono permettersi di andare in vacanza), promuovono eccellenze enogastronomiche e che, nell’oggettiva realtà delle ristrettezze economiche delle casse comunali, offrono forse l’unica possibilità di animare le comunità durante i mesi estivi.
Acconto agli effetti “benefici”, va anche sottolineato che le sagre sono diventate la “bestia nera” per il comparto della ristorazione e degli agriturismi. Negli ultimi anni, in provincia di Avellino si è avuto un boom di nuove attività di ristorazione sorrette dall’incentivazione dei prestiti agevolati, questo ha fatto si che l’offerta fosse di gran lunga superiore alla domanda. Molti ristoranti in Irpinia riescono a reggere grazie alle incursioni dei napoletani durante il sabato e la domenica. La tassazione sempre più alta, le norme sanitarie stringenti, il costo contributivo dei dipendenti, il rincaro del prezzo dei prodotti agricoli, costringono gli addetti della ristorazione a tenere in piedi le proprie attività con grandissimi sacrifici economici e personali.
Intanto le sagre paesane finiscono per acuire lo scontro con la categoria dei ristoratori, anche perchè l’organizzazione degli appuntamenti gastronomici nei paesi è fondata sul volontariato. Le sagre vengono promosse per la stragrande maggioranza da associazioni, pro loco e circoli culturali; forme giuridiche che molto spesso vengono utilizzate solo come front office di aree grigie che invece si sono industrializzate in questo modo per produrre, invece, un business “legalizzato”. Meriterebbero, per questo, di essere attenzionate dagli organi competenti tutte quelle forme associative che si fanno promotrici di vendita e somministrazione di alimenti, per sapere: I ricavi (decine di migliaia di euro) delle sagre come vengono utilizzati? Vengono dichiarati al fisco? Chi li gestisce?
Banali e semplici domande che meriterebbero di ricevere adeguate risposte, anche per dare la dovuta evidenza a coloro che realizzano, invece, scopi sociali nobili. Diversamente – non può che essere ridicola – la “caccia” organizzata negli ultimi giorni nei confronti di quei “poveri cristi” che per sbarcare il lunario vendono qualche bustina di noccioline americane, al costo di 1 euro, in occasione del ferragosto.