Irisbus – Il viceMinistro De Luca: “Mi impegnerò da subito per prendere in mano questa vertenza”. Landini (Fiom): “E’ giunto il momento di investire”

tavolo irisbusAvellino - Non dobbiamo mollare è ora di portare a termine questa battaglia e di salvaguardare una volta per tutte il lavoratore, la sua dignità e il diritto al lavoro. Le competenze e le soluzioni ci sono, dobbiamo solo far sì che il Governo le metta in pratica” questo il pensiero unanime emerso dall’incontro organizzato dalla Fiom Cgil stamane presso il Carcere Borbonico di Avellino che ha affrontato una delle questioni irpine più scottanti di questi ultimi due anni e che è divenuta una vera e propria emergenza a carattere nazionale.

Un grido di dolore che ha portato oggi  ad Avellino tutti i vertici della Fiom Cgil che ad uno ad uno hanno preso la parola e l’hanno rivolta al Governo, e dunque al ViceMinistro alle infrastrutture e ai trasporti, On. Vincenzo De Luca che ha affermato: “ Sono solidale alla vostra De Lucacausa. Questa battaglia va sostenuta perché ci sono tutte le condizioni per rilanciare non solo la Provincia ma l’intero Paese”. Poi continua entrando nel merito della questione: “ Solitamente se un’azienda è destinata al fallimento è  per due motivi: o i costi sono alti e quindi non sono più sostenibili per l’azienda o c’è assenza di domanda. In questo caso nessuno dei due motivi incombe ne sulla BredaMenariBus tantomeno sull’Irisbus, entrambi, infatti hanno costi di produzione sostenibili e hanno la domanda. Una domanda che in un Paese come il nostro che vede in circolazione autobus con un’età media di 11 anni contro i 7 previsti dall’Unione europea  significherebbe un rilancio significativo di queste aziende sul mercato e della stessa Italia. Se consentiamo che  anche questo settore venga chiuso, mi chiedo: di cosa vivremo? Certo non di turismo dato che, come ci dimostrano gli ultimi casi di Pompei e Roma, sta cadendo a pezzi.  L’Italia deve decidere. Il mio impegno sarà quello di attivarmi fin da subito e collegarmi con il ministero per lo sviluppo al fine di prendere quanto prima in mano questa vertenza. Il Polo è un’idea forte e dove si può accedere senza forzature. Nel frattempo – conclude – continuiamo a tenere desta l’attenzione per evitare che le istituzioni vengano colpite da narcolessia e che si sveglino solo per venire ad “accendere lumini” davanti lo stabilimento. Non dimentichiamoci che dietro questa vertenza ci sono centinaia di famiglie che aspettano risposte“.

giuseppe de mitaL’intervento del vice ministro De Luca scalda la sala che si lascia andare a fragorosi applausi. In prima fila gli onorevoli Giordano e Paris e il sindaco di Nusco, unica autorità di governo della Valle dell’Ufita presente. E su questa pesante assenza De Mita prende la parola e invita i suoi colleghi “a occuparsi di questioni serie e smetterla di  presenziare solo ai tavoli dove in ballo vi è la divisione di “poltrone” come l’Asi o l’Alto Calore. Ancora non hanno capito – continua De Mita – che si stanno dividendo debiti non introiti. Non riescono a capire che in ballo non ci sono interessi ma guai e ciò, a mio avviso, è una cosa indecorosa.  Nusco doveva essere il fiore all’occhiello di questa Provincia ed invece è allo scatafascio.  Per ciò che mi compete testimonio la mia solidarietà verso questa questione. Mi fido molto del ministro De Luca perché è una persona di grande  serietà. Mi auguro che questa questione sia la leva che permetta a questa Provincia, continuamente calpestata ed umiliata, di riscattarsi“.

petruzzielloPoi, le richieste del sindacato. “Ciò che chiediamo al Governo – afferma il segretario Cgil Vincenzo Petruzziello - è la creazione di un piano industriale che rilanci il nostro Paese e se questa vertenza non passerà, il Paese non avrà mai un piano industriale. In questi due anni si sono succeduti ben 3 governi, due dei quali hanno sempre asservito la Fiat senza chiedere di aprire un tavolo di discussione. Non capisco perché. La Fiat non può continuare a farla franca. Dobbiamo dire con forza che l’Irisbus si salverà con o senza Fiat. Se non si risolve quanto prima il problema dei trasporti, l’Italia sarà costretta a dover pagare una multa all’Unione Europea di più di un miliardo di euro, soldi che potrebbero essere investiti nel Paese. Sono convinto - conclude - che il vice ministro De Luca ci darà l’appoggio necessario per avere un tavolo di concertazione dove si riuniranno Fiat, Governo, sindacati e tutte le parti in questione”.

scarpaPensiero pienamente condiviso dal segretario provinciale della Fiom, Sergio Scarpa, che ricorda: “Dopo due anni di vertenza, la decisione da parte della Fiat di chiudere lo stabilimento in Valle Ufita mi lascia ancora interdetto. Non mi sembra vero che si vogliano mettere i lucchetti a uno stabilimento di più di un milione di mq con circa 700 operai dove dal 2004 al 2010 la stessa azienda ha investito ben 40milioni di euro. In questi anni abbiamo fatto di tutto dal manifestare allo scrivere al Papa e al Presidente della Repubblica, abbiamo mantenuto alta l’attenzione su questa questione perché non è un problema a carattere locale ma interessa tutto il Paese e di cui il Governo in questi anni, invece di aprire un tavolo con il gruppo Fiat, ha preferito lavarsene le mani”. Poi, parla delle varie trattative dello Stato e delle ipotetiche soluzioni e, infine,  della proposta del sindacato Fiom: “ creare un polo industriale che metta insieme le due vertenze, quella dell’Irisbus e quella della BredaMenariBus. Le competenze e le unità produttive ci sono e bisogna usarle con cognizione di causa. E se non interveniamo subito lo Stato sarà costretto a pagare una multa di 1700 milioni di euro a causa del non rispetto delle norme europee vigenti  sul tema polveri sottili. Una multa che non pagherà direttamente ma che l’Unione europea salderà facendo venir meno incentivi all’Italia e non vogliamo che questo accada“.

loffredoPoi, la parola passa agli imprenditori. Per Carmine Loffredo non è più il momento di stare a guardare ma bisogna agire al fianco della politica e va oltre “non dobbiamo riattivare i 600 posti che attualmente sono in stand by ma dobbiamo far si che questi diventino 2000 perché le condizioni ci sono e dobbiamo sfruttarle a nostro favore”.

giordanoSeguono gli interventi dei due onorevoli irpini Giancarlo Giordano e Valentina Paris: “Non dobbiamo dare risposte alla Fiat ma è la Fiat che deve darci risposte e non solo all’Irisbus ma all’Italia intera che ha investito miliardi di euro in tutti questi anni. - attacca l’on. Giordano –  La Fiat deve dire una volta per tutte qual’è la strategia che vuole seguire e se il Governo ha intenzione di promuovere una politica industriale atta a salvaguardare l’industria nazionale”.

Abbiamo molto lavoro da fare - sottolinea l’on. Paris - La mia generazione pensava che le vertenze fosseroparis solo sindacali ma si è ricreduta. Le vertenze sono anche sociali e questa della Irisbus è un tema nazionale in merito al rispetto della rappresentanza dei lavoratori e alla nuova industrializzazione del Paese. Siamo certi - conclude- che dall’Irpinia possa nascere qualcosa di veramente importante per le sorti del nostro Paese. I risultati arriveranno, bisogna lavorarci

rsu bredaNel corso del tavolo di lavoro, presieduto dal segretario Andrea Amendola Fiom Campania, non sono mancati gli interventi delle Rsu dell’Irisbus e della BredaMenariBus che hanno difeso con forza la validità del loro progetto di unione: “Il polo condividerà un settore di ricerca e di sviluppo al fine di creare mezzi a basso impatto ambientale così come richiesto dalle norme europee vigenti - spiega Alberto Franchi della BredaMenariniBus - L’ipotesi del polo è percorribile ed auspicabile in special modo quando la domanda deve soddisfare le richieste in materia di tutela ambientale . Cosa che siamo certi di poter fare“.

La Fiat voleva fare l’affare con i nostri soldi  - commenta amareggiato Dario Mennino dell’Irisbus- La Fiatrsu irisbus aveva intenzione di cederci a Di Risio offrendogli un benestare di 20 milioni di euro che detta in soldoni corrispondeva al pagamento dei nostri salari. E pensare che c’è ancora qualche segretario generale che dice che dovevamo accettare l’offerta. Abbiamo avuto la capacità di mettere in campo un obiettivo comune “Continuare a fare pullman con o senza Fiat” e da qui nasce la nostra intesa con la BredaMenariBus ma non è stato semplice arrivare fin qui. Abbiamo dovuto convincere le segreterie che questa fosse una delle poche soluzioni possibili per costruire anche senza Fiat perché Breda ha tutte le autorizzazioni necessarie per farlo. Ma ci siamo riusciti, il nostro progetto piace e convince e siamo pronti a portarlo avanti. Ora dobbiamo agire non abbiamo più tempo da perdere, vogliamo che le autorità competenti si assumano le loro responsabilità e mettano la Fiat in posizione di prendere una decisione definitiva a questa questione - conclude - Non possiamo perdere l’occasione di mantenere un’ eccellenza come questa in Italia, dopo la perdita del settore chimico ed elettronico. Dobbiamo farlo per il rispetto dei lavoratori che continuano a credere in questa causa“.

LandiniAl segretario nazionale Fiom,  Maurizio Landini, vengono affidate le conclusioni e non perde tempo a mettere in chiaro la scelta della Fiom di andare fino in fondo alla questione: “Attualmente, ci troviamo dinanzi al fatto che nei prossimi sei mesi saremo chiamati a difendere le sorti del nostro Paese. Dobbiamo difendere ciò che abbiamo e indirizzarlo per favorire lo sviluppo dello stivale. Siamo l’unico Paese che ha un unico produttore di mezzi di trasporto che è in grado di impedire ad imprenditori seri di investire nel nostro Paese. Il governo deve tener conto anche di questo. In Italia - dichiara Landini - coloro che producono componentistica e si sono affiancate a multinazionali straniere, come Volkswagen e Mercedes, si sono internazionalizzati ed evoluti e non vengono considerati terze parti anzi, sono parte decisiva nella costruzione del prodotto. In questo momento purtroppo stiamo assistendo ad una de-industrializzazione dell’Italia e bisogna intervenire per scongiurare tutto questo. Per la Fiat è finito il periodo degli alibi. La sentenza della Corte Costituzionale, nei confronti del gruppo, mette in evidenza come non è costituzionale procedere come ha fatto la Fiat finora e cioè imponendo il suo dictat ed eliminando coloro che gli davano fastidio. Il lavoratore deve sentirsi parte integrante dell’azienda e non schiavo di quest’ultima seguendo le leggi che l’azienda impone pena ritorsioni anticostituzionali. La Fiat deve decidere se applicare quanto espresso dalla Corte Costituzionale, nel frattempo noi  non rinunceremo ai diritti che quest’ultima ci ha garantito. E’ giunto il momento di investire – conclude il segretario generale della Fiom – questa è la strada da seguire. Le condizioni per cambiare pagina ci sono e spero vengano messe in pratica al più presto attraverso atti concreti che assicurino al Paese un futuro solido“.