Guardia di Finanza – Operazione Parentopoli: “Spunta il caso di un’invalida fai da te”

operazione parentopoli finanzaSi è tenuta stamattina, presso la sede della Guardia di Finanza di Avellino, la conferenza stampa che ha illustrato nel dettaglio gli esiti di un’operazione di servizio in materia di Spesa Pubblica, l’Operazione “Parentopoli”, una vera e propria offensiva contro i falsi poveri, i falsi invalidi e le truffe ai danni della previdenza sociale messa in campo dal Comando Provinciale di Avellino a seguito di una lunga indagine condotta dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Ariano Irpino.

«L’esito dell’indagine ha rivelato ben 85 posizioni pensionistiche erogate post mortem e illegittimamente riscosse, per un danno erariale che ammonta a circa 200.000 euro», ha dichiarato il Colonnello Costantino Catalano, facendo luce su «un fenomeno non tanto dissimile da quello relativo ai trenta casi di “falsi poveri” segnalati mesi fa all’Autorità Giudiziaria per aver beneficiato indebitamente di denaro pubblico».

Nel corso degli accertamenti è stata verificata tra le altre anche la responsabilità penale di due donne, segnalate per Truffa ai danni dello Stato. Uno dei due, in particolare, è “il caso senza precedenti” di cui è stata protagonista una donna che, invalida al cento per cento e beneficiaria della pensione di invalidità e accompagnamento, grazie a filmati e pedinamenti è stata invece scoperta essere perfettamente in grado di svolgere autonomamente qualunque tipo di attività. Spulciando tra i vari certificati medici presentati alla ASL e all’INPS per il riconoscimento delle pensioni, i finanzieri hanno scoperto che l’astuta invalida, definita pertanto “invalida fai da te”, aveva falsificato di suo pugno la diagnosi riportata nella certificazione, traendo in inganno perfino la Commissione Medica esaminatrice e riuscendo in tal modo a intascare circa 40.000 euro nell’arco di otto anni.

Altrettanto significativo è il caso di un’altra donna che, dopo aver ottenuto mediante artifici il riconoscimento di una prestazione pensionistica a favore di una zia, ma all’insaputa della stessa, ha continuato a riscuotere in quanto delegata gli assegni mensili accreditati su un libretto postale anche dopo il decesso della donna, non avendolo comunicato all’INPS. Svelato l’imbroglio, i finanzieri hanno appurato che “l’astuta ereditiera” è riuscita ad intascare circa 80.000 euro nell’arco di 25 anni. Spetterà alla Magistratura accertare l’esistenza di eventuali altre responsabilità a suo carico.

«Sebbene i responsabili di queste truffe – continua il Col. Catalano – saranno tenuti a restituire per intero le somme illegittimamente intascate, resta il fatto che fenomeni di questo genere impongono la necessità di controlli sistematici e accurati relativamente alla gestione delle risorse pubbliche, controlli che inibiscano il verificarsi di una così macroscopica défaillances del sistema, soprattutto nell’attuale momento storico, che guarda sia al contenimento della spesa che al recupero del gettito evaso».

La Dott.ssa Luigina De Fazio, Dirigente della sede INPS di Ariano Irpino, ha spiegato come l’INPS, in molti casi neppure a conoscenza della morte del beneficiario, continui a corrispondere pensioni sistematicamente riscosse in maniera illegittima dai congiunti più prossimi. «Non sempre c’è dolo volontario, nel senso che la responsabilità in alcuni casi non è attribuibile necessariamente ai parenti. Gli Uffici Anagrafe infatti omettono spesso di comunicare all’INPS il decesso di propri concittadini, pur essendo tenuti a farlo per legge e pertanto rispondono dei danni provocati all’erario per dolo o colpa grave. La mancata diligenza dei responsabili degli Uffici Anagrafe permette così all’INPS di corrispondere per anni ratei di pensioni non dovute e c’è chi non intasca neppure un centesimo, perché segnala tempestivamente l’errore, e chi invece ne approfitta».