Enzo Venezia (Pd) risponde a Fierro: “Chi sbaglia o ha sbagliato deve essere sanzionato”
Ho da tempo scelto la strada del silenzio e del tenermi – spero con sobrietà – in una condizione molto defilata.
La lettura dei quotidiani locali mi induce ad esprimere in libertà qualche considerazione su quanto sta accadendo nel PD, che è preda ormai di un dibattito che si muove attraverso invettive, scontri personali e carta bollata.
Ma vorrei iniziare dalla città di Avellino e dal grande successo che è toccato al neosindaco. Paolo Foti, prima di essere una scelta del PD e del centrosinistra, è, soprattutto, un’intelligente indicazione suggerita dal Sen. De Luca. Bisogna dare atto ad Enzo di aver visto bene e di prendersi così il merito di aver offerto una candidatura credibile e vincente. Questo sindaco, per quanto mi riguarda, rappresenta un’occasione irripetibile di una nuova moralità della vita politica e amministrativa di Avellino e della sua provincia. Sì, non sbaglio, se affermo con convinzione che il sindaco Foti può rappresentare la vera discontinuità con una realtà toccata da non poche zone d’ombra, che hanno contraddistinto gli ultimi anni della vita politica cittadina.
Quanto sarà fatto nei prossimi mesi ed anni, in una città segnata ancora dai numerosi problemi dal terremoto dell’80, potrà costituire l’opportunità di riscoprire e ritrovare nuove regole di convivenza civile. Non devono essere più tollerati – mai più tollerati – abusi, protezioni e privilegi. Mi auguro che tutto questo sia di esempio per l’intera provincia.
Avellino deve, finalmente, riappropriarsi del suo saper essere una città civile, moderna ed europea, essendo capace di parlare il linguaggio della verità e facendo prevalere la parte più sana ed onesta degli Avellinesi.
Adesso non posso non soffermarmi su quanto sta avvenendo nel dibattito interno, e non solo, in queste ultime ore, non trascurando le incomprensioni politiche e le miserie umane.
In un grande partito si sta per affermare sempre la propria libertà, ma nel rispetto della propria appartenenza. Se sto in un partito e per caso ne sono un dirigente di rilievo non posso non votarlo; se non lo voto, vado via. E se non dovessi andare via? In questi casi gli organismi di partito devono valutare e decidere, altrimenti i tanti elettori non capirebbero le ragioni di un rinvio o di una non decisione. La politica e, per quanto mi riguarda, il PD hanno bisogno di affermare un minimo di regole, che vanno rispettate e fatte rispettare. A mio avviso, Todisco, Bove e Fierro hanno sbagliato a non votare al primo turno per il proprio partito. Cosa più grave hanno invitato gli elettori a muoversi in libertà di coscienza. Allora mi domando e domando: si può votare anche per l’avversario? In un partito si sta sapendoci stare. A volere essere totalmente sinceri, è giusto ricordarsi che già in un recente passato e per altre vicende sarebbe stato necessario applicare il codice etico verso alcuni dirigenti ed iscritti. Guai a far pensare che ci siano doppi pesi e mezze misure secondo le convenienze e le persone. Chi sbaglia o ha sbagliato, di qualunque area sia, va sanzionato; bisogna essere severi e rigorosi con tutti, nessuno escluso. È il momento delle regole e delle responsabilità. Comunque l’organismo incaricato di decidere è la sola Commissione di Garanzia: la si lasci libera di valutare il ricorso presentato.
Enzo Venezia – elettore del PD