Piano Sociale Regionale 2013 – 2015 – Un tuffo “anacronistico” nel passato?!

Regione-Campania

Con deliberazione n. 134 del 27 maggio 2013 la Regione Campania ha approvato il Piano Sociale Regionale 2013 – 2015: un PSR questo che, malgrado una lunga gestazione, non è privo di contraddizioni.

In particolare, all’interno della sezione relativa alle “linee d’azione per sostenere la capacità istituzionale e organizzativa degli Ambiti Territoriali”, precisamente all’Azione 1 si legge: “Attualmente, la forma associativa più diffusa è la Convenzione ex art. 30 del TUEL,mentre 4 ambiti  - quelli della provincia di Avellino ed in particolare quelli con sede in Altavilla Irpina, Ariano Irpino, Atripalda e Lioni- hanno costituito un Consorzio ai sensi dell’art. 31.Tale linea d’azione – si legge ancora – potrebbe prevedere un accompagnamento concreto agli amministratori edirigenti degli enti locali interessati per la realizzazione di forme associative piùstabili (in primo luogo Unioni di Comuni ex art. 32 del TUEL) o aziende speciali perla gestione dei servizi. Anche i 4 Consorzi hanno la necessità di adeguare la propria forma associativa dopo l’approvazione della L 191/2009 (finanziaria 2010) che ha di fatto soppresso i consorzi di funzioni. Per tali Ambiti territoriali si potrebbe prevedere un accompagnamento specifico alla trasformazione”.

In quest’ultimo passaggio la più evidente contraddizione: la “famigerata” Legge 135/2012, cosiddetta “spendingreview”, al suo interno, tra le varie modifiche apportate agli assetti organizzativi, nell’intento di “contenere la spesa”, faceva salva proprio questa tipologia associativa. Non si comprende il perché, all’interno dell’ultimo PSR venga data invece una disposizione totalmente in contrasto con le disposizioni vigenti. E’ importante tener presente che, i Consorzi succitati, proprio per la loro particolare natura giuridica hanno consentito una maggiore efficacia ed efficienza del sistema dei servizi sociali e, in alcuni casi, una stabilizzazione del “sistema lavoro”.

Inoltre, sempre all’interno del PSR si legge: “In questa fase conclusiva della gestione del POR Campania 2007-2013, in vista delladefinizione della nuova programmazione 2014-2020, è possibile prevedere unasperimentazione da realizzare con un gruppo di Ambiti Territoriali (selezionati con criterida definire)”. Sui criteri da definire per la selezione di un “gruppo scelto” si riscontra l’ennesima, quanto oscura disposizione, anche perché, proprio uno degli Ambiti riuniti in Consorzio – quello di Altavilla Irpina – aveva già avanzato una sua proposta di “sperimentazione”, al fine di ottimizzare le risorse, contenendo così i costi, che si basava su una delega da parte dei comuni delle funzioni sociali all’ASL Avellino: un modello, tra le altre cose già sperimentato in Piemonte, che potrebbe dare nuovo impulso alla tanto decantata “integrazione sociosanitaria”.

Ancora, la delibera di Giunta Regionale n. 320 del 03 luglio 2012 con la quale la Regione Campania ha posto in essere la “modifica degli ambiti territoriali sociali e dei distretti sanitari”, ha realizzato l’ennesima confusione in quadro già fosco di per se: gli accorpamenti, realizzati senza tener conto delle peculiarità territoriali – eclatante la sentenza 1497 del 2013, da parte del TAR della Campania, cheproprio sulla tanto osannata delibera n. 320 si è espresso in favore dell’ambito di Maddaloni (CE), dando torto alla Regione Campania, nella parte relativa alla rimodulazione dell’ambito territoriale sociale C1 ed alla sua scomposizione negli ambiti C02 e C05 – non chiariscono il perché alcuni comuni “oggettivamente distanti” gli uni dagli altri vengano accorpati, mentre altri, “territorialmente limitrofi”, vengano mantenuti in altri distretti “socio – sanitari”; il contrario sarebbe stato sicuramente auspicabile. E’ il caso, quest’ultimo, dell’Ambito A4, con sede operativa ad Altavilla Irpina, che ha visto i suoi  15 comuni venir accorpati con la città di Avellino, contrariamente ad altri Ambiti il cui distretto sanitario, in termini di numero di abitanti, è ben al di sotto del limite stabilito dalla normativa. A tal proposito la stessa formula proposta di “unione dei comuni” ex art. 32 TUEL è in contrasto con una logica di coincidenza tra distretti sociali e sanitari non solo ma non è pensabile gestire un piano sociale di zona, soprattutto nelle aree interne della Regione Campania, attraverso una unione di comuni di 20.000/30.000 abitanti.

Insomma, un PSR che, in alcuni tratti, pare voglia realizzare un salto a ritroso rispetto a quanto realizzato in termini di “servizi all’utenza” e “stabilizzazione dei contratti di lavoro”. Ancora più oscure infatti, tra le altre cose, le modalità di salvaguardia del personale operante all’interno degli enti: si pensi che, nel caso di Altavilla Irpina, la scadenza di molti contratti ad oggi in essere, va ben oltre il termine fissato da parte della Regione Campania per convogliare il tutto nel nuovo sistema (30 giugno 2013). Che fine faranno tali contratti? A tal proposito, la Regione Campania nel PSR prevede che, per ottimizzare il sistema di welfare, vi sia la necessità di realizzare contratti “triennali” per il personale da impiegare. Ma come è possibile allora non considerare che molti contratti sono già stati formulatiin questo modo – in base al vecchio PSR – e che il passo successivo sarebbe la “stabilizzazione del lavoratore” e non l’interruzione del rapporto contrattuale in favore di una – non chiarita nelle modalità – ipotetica nuova contrattualizzazione.

In ultima analisi, la domanda sorge spontanea, siamo di fronte ad un errore materiale di compilazione o ad una volontà mal esplicitata da parte degli Uffici regionali?