Pdl – Giovanni D’Ercole “studia” da coordinatore provinciale

giovanni d'ercoleGiovanni D’Ercole è amareggiato. Il risultato del Popolo della Libertà alle comunali di Avellino lo ha provato e non poco. Eppure il capogruppo uscente dei berlusconiani a Piazza del Popolo, responsabilmente, aveva scelto di ritirarsi in buon ordine per non provocare strappi e lacerazioni “per il bene del partito”, come voluto dal governatore della regione, Stefano Caldoro. Ora a bocce ferme prova a ragionare. Sente la necessità di riprendere il lavoro di rappresentanza di una parte degli avellinesi che, in questi anni, hanno creduto in lui e individuato come l’unico vero oppositore rispetto alla gestione di Galasso e del centrosinistra. Giovanni è restato per sua scelta fuori dal palazzo, ma il suo impegno politico è vivo tra la gente. Del resto lo aveva detto durante la conferenza stampa, prima della presentazione delle liste, in cui annunciò la sua ritirata dalla corsa a primo cittadino che il suo impegno politico ad Avellino sarebbe andato avanti attraverso un’associazione. E’ chiaro che in quella fase era una promessa fatta con l’obiettivo di indicare una rotta ai suoi tanti amici che in quel momento – un po’ delusi e smarriti – apprendevano una decisione così dirompente anche sul piano umano. Ma in politica le strade sono infinite, e chiuso un percorso se ne aprono altri, forse anche di più ambiziosi. E così il giovane D’Ercole sembrerebbe intenzionato a scendere in campo per la conquista della guida del Popolo della Libertà in provincia di Avellino. Questo è quanto avrebbe fatto intendere in queste ultime ore a chi ha avuto modo di dialogare con lui. Lo si intuisce anche dalle interviste che ha rilasciato a caldo dello spoglio elettorale, in cui ha motivato critiche alla gestione del Pdl irpino targato Cosimo Sibilia e alle scelte del gruppo dirigente. La sua nuova condizione di assoluta libertà dai ruoli istituzionali libera l’energia, la capacità e l’intelligenza di un giovane che ha ancora tanto da dire e da dare ad un centrodestra ridotto al lumicino. D’Ercole deve osare, avere il coraggio di uccidere metaforicamente i “padri” e riappropriarsi della propria dignità politica, e forse anche umana, perchè la sua rinuncia ha significato la disfatta del Pdl e regalato ad altri la coerente opposizione svolta, negli ultimi 8 anni, a Piazza del Popolo.