L’INTERVISTA – Battista: “Abbiate fiducia in me e vinceremo insieme”

battistaE’ proprio l’uomo giusto che la città vorrebbe? Aplomb, toni mai fuori le righe, niente polemiche, avellinese docg. Cuore, mente e mani a servizio della sua città. Per lui Avellino è un impegno che pesa perché non amministrerebbe mai la sua città con superficialità o tanto per fare qualcosa. In fondo lui non ha bisogno. Ha già la sua visibilità, la sua esperienza, la sua professione e le sue soddisfazioni.

I suoi traguardi non sono frutto della politica quanto piuttosto della sua determinazione, delle sue capacità e della sua esperienza. Direttore sanitario della Clinica Malzoni, è stato presidente del Conservatorio Cimarosa (etc. etc.), 25 anni in Consiglio comunale per dire: così non va. Ora però potrebbe far sentire la sua voce non più dai banchi dell’opposizione ma dallo scranno che più conta per dare risposte concrete alla città capoluogo agonizzante. Lui è Nicola Battista, l’uomo moderato su cui i vertici berlusconiani hanno voluto puntare. Il Pdl aveva bisogno della sintesi. Quella sintesi corrisponde al nome di Nicola Battista che è riuscito a mantenere il suo stile e la dose di umiltà tanto cara alla gente irpina. Lo stesso che è riuscito a mettere insieme i cocci dell’avversario di un tempo che potrà essere un valore aggiunto per una città che deve risorgere. Perché Battista è convinto che per centrare gli obiettivi sia necessaria la squadra.  Del resto un uomo solo al comando non serve…

Nicola Battista, per lei un grande onore ed onere: rappresentare le istanze del Pdl e dei cittadini avellinesi. Ma perché scendere in campo? In fondo lei è un uomo professionalmente affermato.

“La discesa in campo è legata ad una ribellione di un senso civico nei confronti della mia città per le condizioni in cui è costretta. Avellino è stata da anni relegata agli ultimi posti nella classifica nazionale e questo per me ha rappresentato sempre un grosso cruccio. Sono avellinese da 5 generazioni, almeno. Amo tantissimo la mia città. Ho vissuto gli ultimi 25 anni come consigliere comunale e di questi, gli ultimi sono stati un vero calvario”.

Perché dice questo?

“Fare per 25 anni il consigliere comunale di opposizione e vedere i rappresentanti della maggioranza litigare in aula e, addirittura, fare interrogazioni senza né capo né coda, è stata una cosa penosa considerato che fuori dal palazzo la gente reclamava e reclama i suoi diritti, anche quelli più elementari come la sostituzione delle lampadine per la pubblica illuminazione oppure la riparazione di qualche buca stradale”.

Per questo motivo ha sbattuto la porta ad un Consiglio comunale che, a suo dire, non assolveva più al compito a cui una pubblica assise dovrebbe rispondere?

“Ho dichiarato più di due mesi fa, proprio a lei e al giornale che lei rappresenta, il mio stato d’animo, la profonda amarezza nell’assistere ad un Consiglio privato delle sue prerogative e tenuto in piedi – spesse volte – solo dai consiglieri della minoranza che responsabilmente mantenevano il numero legale per far passare almeno le delibere più importanti”.

Però qualcuno, o meglio più di uno, le ha fatto notare: perché lasciare i lavori del civico consesso piuttosto che rappresentarlo?

“L’opposizione in Consiglio comunale, in mancanza di disponibilità della maggioranza, è nulla. La discussione resta sterile, si fa solo una inutile passerella e si bruciano i gettoni di presenza a svantaggio di un migliore utilizzo”.

Ma in questa città cosa non va?

“Le periferie sono ridotte a dormitori; il centro è semplicemente un luogo dove ci si può incontrare ma bisogna restare in piedi: non ci sono panchine sufficienti, aree di ritrovo adeguati; ancora a distanza di 30 anni restano vive le ferite del terremoto e non solo per l’incuria dell’amministrazione ma per la sua soggiacenza ai poteri forti”.

Chi sono i poteri forti? Mi faccia nomi e cognomi.

“Le famiglie più in vista, gli Enti politicizzati, etc. etc.”.

Insomma una città agonizzante? Ma lei ha soluzioni in tasca oppure no?

“Assolutamente sì. E’ necessario indirizzare le risorse per riappropriarsi di tutte le strutture che esistono, affidate oggi a società che ne ricavano lucro. Ritengo che debbano essere a disposizione dei cittadini per i quali sono state costruite; mettere mano alla viabilità prevedendo aree di parcheggio in periferia, collegamenti al centro con navette o accelerando i lavori per la metropolitana leggera”.

Corso Garibaldi, non manca chi si lamenta. Lei apporterebbe modifiche? Se sì quali?

“Più verde non solo lungo il Corso ma nel resto della città; realizzare più aree di intrattenimento per anziani e non solo; potenziare i centri culturali a partire dal Teatro, dal Cimarosa, etc. etc.…”.

Piazza Libertà invece?

“Ripristinate il vecchio sistema viario in città e contemporaneamente accelerare la realizzazione delle opere già finanziate, in particolare il parcheggio interrato. Mi voglio limitare solo a sviscerare alcuni aspetti pratici che possono essere obiettivi raggiungibili in brevissimo tempo perché per i sogni c’è tempo. Non mi attardo in promesse da campagna elettorale perché non è nel mio stile. Credo che sia fondamentale, oggi, insistere su progetti legati alla restituzione della quotidianità. Perché la città ha fame del quotidiano: diamo risposte concrete alle priorità, solo in un secondo momento daremo  spazio anche alle grandi opere che potranno ulteriormente restituire una immagine diversa della città e indurre i cittadini a viverla meglio”.

Ma se in città ci sono tutti questi problemi da risolvere, perché allora stringere la mano all’ex sindaco Giuseppe Galasso che certo non può rappresentare la discontinuità?

“La sua domanda fa capire che non tutti hanno coscienza e conoscenza approfondita dei progetti già in corso ottenuti grazie a finanziamenti copiosi che hanno consentito la messa in opera di iniziative in fase di realizzazione. Il tutto probabilmente è stato all’origine dello scontro interno alla vecchia maggioranza”.

Cosa vuole dire?

“… voler mettere le mani su questi fondi potrebbe aver segnato la fine dell’esperienza Galasso”.

Ma perché fare opposizione a Galasso? Non sarebbe stato più opportuno passare sin da subito tra le fila della maggioranza, per dargli man forte?

“Chi riceve un mandato dal cittadino lo riceve in base al programma che presenta quando chiede il consenso. L’amministrazione di una città non è semplicemente legata a realizzare determinate cose ma a come si realizzano. Per me lo scempio della città cantiere – 56 cantieri aperti contemporaneamente – è stato un metodo errato che ha creato solo disagi ai cittadini e non ha prodotto i risultati voluti. Infatti la fretta e la superficialità con cui sono stati chiusi i lavori sono sotto gli occhi di tutti. Non è importante fare un lavoro ma seguirlo, controllarlo e portalo a termine. Questa è la differenza tra un lavoro pubblico e privato. Galasso in questo non è stato supportato dalla sua maggioranza che è riuscita molte volte a rallentarlo o addirittura a bloccarlo sulle iniziative valide per la città”.

Ma perché salvare Galasso e inglobarlo addirittura nella squadra del Pdl?

“L’esperienza decennale di Galasso è certamente un valore aggiunto nella progettualità più complessiva che ha in mente il Pdl e darà sicuramente più forza alla nostra politica che prevede sempre un gioco di squadra perché un uomo solo al comando non può e non deve essere il capro espiatorio. Per dare il vero risultato alla città ritengo che il nostro approccio sia quello giusto. Dopo avere visto cinque tipi di amministrazioni diverse credo che adesso possa avere inizio un nuovo modo di amministrare che non si dovrà limitare solo al dire ma al fare, al di là degli schieramenti politici”.

Ma, scusi, lei non è un politico? Ritiene che la politica debba restare fuori dall’amministrazione? La politica non è un servizio nobile da rendere alla comunità?

“La politica nella sua accezione comune non può risolvere i problemi pratici legati ad un’amministrazione di una città. La politica è tenuta a dare gli indirizzi ma non può restituire, a mio avviso, soluzioni pratiche e di utilità immediate delle quali ha bisogno la città”.

E chi dovrebbe darle, se non la politica?

“L’uomo con la sua sensibilità, con la sua passione, con la sua determinazione, con la sua responsabilità, determinazione ed esperienza”.

Tutti gli aspiranti sindaci si sono spesi nel dire: niente guerre, pensiamo alla città. Eppure sono cominciati sin da subito i veti incrociati. Addirittura il leader dell’Udc, Ciriaco De Mita, ha lanciato strali contro Sibilia accusandolo di essere un millantatore.

“Guardi, è proprio questa la politica che intendo lasciare fuori. Non mi vedrete mai parlare male degli altri amici e avversari”.

Contro l’Udc non ha niente da dire?

“Potrei dire tante cose ma non rientrerebbero nei miei programmi per la città. Ho le mie idee, il mio modo di fare, la mia esperienza che voglio mettere al servizio della città”.

Cusano ha detto: nessuna alleanza con l’Udc neanche dopo. Lei come la pensa?

“Sono scelte che appartengono ad orientamenti politici sui quali non mi è dato pronunciarmi. Spero comunque di non dover andare al ballottaggio ma auspico di vincere al primo turno”.

Messaggio ai suoi avversari?

“Vinca il migliore”.

Alla sua città?

“Abbiate fiducia in me e insieme vinceremo”.

A Nicola Battista?

“Resta te stesso”.

 Fonte: due giorni fa su Il Sannio Quotidiano – Edizione Irpina – Edizione Sannio – Edizione Molise di TERESA LOMBARDO