Disoccupazione in aumento, primo maggio amaro per l’Irpinia

irisbus flumeri

E’ un primo maggio amaro per l’Irpinia. La scomparsa di Franco De Feo ha segnato in maniera indelebile il mondo sindacale avellinese, e in particolare la Uil, impegnata sui tanti fronti aperti a causa dell’aggravarsi della crisi economica.

Ed è un primo maggio doloroso per il complicarsi della congiuntura economica che colpisce il Paese e si estrinseca in Irpinia in una incessante moria di piccole e medie imprese, in esercizi commerciali che, giorno dopo giorno, chiudono i battenti; in tante, troppe industrie costrette a ricorrere in misura costantemente crescente alla cassa integrazione e, in molti casi, anche al definitivo licenziamento di operai e impiegati.

A certificare la situazione ci pensa l’Istat che, con inesorabile puntualità, pubblica i dati mensili sul livello dell’occupazione: i numeri hanno quasi sempre un segno negativo. Ancora più sconfortanti quando i dati attuali vengono confrontati con quelli del passato. Nella nostra provincia il tasso di disoccupazione è aumentato di quattro punti percentuali passando dall’11,2% registrato nel 2004 al 15,2% del 2012. Peggio di noi in Campania solo Salerno, dove l’Istituto nazionale di Statistica ha registrato una crescita record della disoccupazione nei nove anni presi a riferimento: oltre cinque punti percentuali in più.

La freddezza dei numeri spesso non suscita reazioni, al massimo vanno poco al di là dell’indifferenza. Ma purtroppo sono numeri che si ‘traducono’ in angoscia per le ormai centinaia di famiglie che stentano ad andare avanti; che si vedono costrette a tagliare drasticamente i consumi, a rinunciare a beni di prima necessità, compiendo ogni santo giorno un passo in avanti verso la soglia della povertà. Macabro indicatore di questa situazione è il numero dei suicidi in Irpinia: non siamo ancora a metà anno ma sono già 9 gli irpini che si sono tolti la vita. Quasi tutte persone in stato depressivo a causa della perdita del proprio lavoro o della impossibilità di trovarne uno.

De feo 3

Un primo maggio di angoscia, segnato dalle innumerevoli vertenze che coinvolgono in particolar modo tutta la filiera legata alla produzione di auto: un terribile effetto domino che, partendo da Fma e Irisbus, ha progressivamente coinvolto le tante aziende dell’indotto, che a catena hanno chiuso i battenti per mancanza di commesse.
Un primo maggio di speranza? Difficile. Ma le organizzazioni sindacali, non solo irpine, hanno il dovere di battersi in ogni modo per tutelare i propri iscritti, per riaffermare una delle fondamenta della nostra convivenza civile, per ribadire un diritto al quale i Padri della Repubblica hanno voluto dare una dignità costituzionale: il lavoro.

Un primo passo in avanti a Roma è stato compiuto: il Paese ha un Governo che ha già promesso di battersi per offrire agli italiani una prospettiva di sviluppo. Basterà? C’è da fidarsi? Gli esponenti del mondo sindacale irpino sanno bene che non possono fare altrimenti, che la disperazione non è contemplata. Ma sanno bene di dover spiegare le peculiarità di una provincia complicata come la nostra, per tutelare innanzitutto i lavoratori irpini. Oggi, più che mai, hanno una ragione in più per battersi, anche in nome di quel Franco De Feo che i lavoratori li portava nel cuore. E li ha tutelati fino in fondo.

Fonte: Il Sannio Quotidiano (Sandro Feola)