Intervista – Centrella tra occupazione e moniti ai politici: “No a vecchie logiche”

centrella-2Una vita spesa dentro le mura del lavoro; stando con mani, mente e cuore dentro le questioni. Quella vita che rende omaggio a quanti si alzano la mattina e non sanno oggi cosa dire ai propri figli. Quella vita lì nel cuore delle fabbriche dove palpitano gioie, dolori, amarezze e soprattutto la voglia irrefrenabile di continuare a mettere quel piatto a tavola. Un gesto banale che dovrebbe essere quotidiano, eppure così per tanti, troppi, non è. Lui che ha condiviso sorrisi e pianti non si arrende perché ha ben impresse nella mente quelle immagini che scorrono. Lui Giovanni Centrella, uno di loro e insieme a loro, oggi è uno che conta. E’ il segretario generale della Ugl ma non ha mai smesso di indossare le vesti dell’umiltà che appartengono solo a chi è abituato a rimboccarsi le maniche giorno dopo giorno con il sacrificio del sudore; solo a chi ha sigillato nell’anima i valori della genuinità, della schiettezza, della solidarietà.

Lei da anni in trincea in nome della comunità irpina. Ma chi glielo fa fare?

“Se partiamo dal fatto che nessuno fa nulla, la nostra comunità resterebbe legata al passato. Credo che tutti al di là dei ruoli debbano sentirsi legati al territorio”.

Lei che ha tastato con mano le problematiche in prima persona, che è stato a stretto contatto con i suoi colleghi-amici, qual è il sentimento che emerge tra loro?

“… la paura di non poter dare risposte ai propri figli; di non poter essere più capo famiglia e soprattutto punto di riferimento. Quando succede questo, spesso accadono eventi che non dovrebbero accadere”.

Qual è la storia di vita che la incita, nonostante la sua vita sotto scorta, ad andare avanti malgrado tutto?

“Con la scorta (le cui spese sono a carico del sindacato) non hai mai vita privata, al contrario di quello che si dice. Ma non mi arrendo quando ascolto le tante storie; quando penso ad un mio collega dell’Fma che due giorni fa mi ha detto che ha dovuto lasciare l’auto ferma perché doveva scegliere se dare da mangiare ai propri figli o camminare a piedi. Ecco questo mi fa male. Così come una mamma di due figli che prende 600 euro al mese mi ha confessato, con immensa dignità, che quei soldi non le bastano e che per poter dare da mangiare tutti i giorni ai suoi pargoli è costretta a comprare solo la pasta. Dovremmo guardare a queste piccole grandi storie per poter tutti insieme dare un contributo migliore e fattivo”.

Ma l’Irpinia dalle tante emergenza di cosa ha bisogno?

“… di un piano infrastrutturale perché con i fondi del terremoto è stato fatto solo il 10%. Inoltre è necessario indirizzare lo sviluppo su tre direttrici: artigianato; agricoltura, turismo e solo nella parte residuale sull’industria. Perché il nostro territorio non ha nulla da invidiare all’Umbria. Perché lì fanno bene e qui no? Abbiamo poche strade; non abbiamo la linea a banda larga che non consente ai centri turistici di essere attrattivi. Le faccio un esempio del paese in cui sono nato e vivo. A Prata Principato Ultra si trovano le catacombe tra le più antiche al mondo. Ma nessuno le conosce. Persino il Presidente della Repubblica, quando gliene parlai, si meravigliò”.

Un modo per dire: “Se fossimo capaci di pubblicizzare seriamente le ricchezze della nostra terra avremmo risolto gran parte dei nostri problemi”.

Ad oggi malgrado le buone intenzioni nessuno è riuscito ancora a far risorgere l’Irpinia dalle tante macerie. Di chi è la colpa?

“Dare la colpa a qualcuno diventa a mio avviso riduttivo perché continuando così non si va da nessuna parte. Sono convinto che invece dobbiamo partire dagli errori e dalle cose buone fatte finora per ridare ossigeno al nostro territorio. Col terremoto, ad esempio, abbiamo voluto industrializzare l’Alta Irpinia, ma quante imprese oggi producono? Dobbiamo investire nell’artigianato, nella agricoltura. Nella piccola impresa”.

La chiave di volta è…?

“Il turismo”.

Troppe industrie sull’orlo di una crisi; troppe famiglie sul lastrico. Partendo dalla Fma di Pratola Serra, qualche speranza di inversione di marcia c’è, oppure no?

“L’Fma potrebbe avere la ripresa della produzione che è legata con un filo doppio allo stabilimento di Melfi. Il tutto ci potrà essere per fine 2013 e metà 2014”.

Questione Irisbus. Tante passerelle ma nulla di nulla…

“Bisogna, una volta e per tutte, capire che quell’azienda è chiusa e che non produrrà più autobus almeno col marchio Fiat. Bisogna avere il coraggio di rendere attrattivo quel sito industriale. Sono convinto che l’importante è la salvaguardia del posto di lavoro e non di quello che si produce. Dobbiamo fare in modo che l’imprenditore non trovi situazioni incandescenti”.

L’appello a chi alza la voce perché ha timore di vedersi negato il diritto alla dignità, qual è?

“Tanto di rispetto per Resistenza operaia che sta facendo il proprio dovere per il territorio ma c’è bisogno di un momento di responsabilità e far capire a tutti che si è disposti al dialogo. Altrimenti non si andrà da nessuna parte”.

“Il momento è drammatico – continua il numero uno della Ugl – la crisi delle industrie irpine si aggira attorno al 60 – 70 per cento”.

Cosa è il lavoro?

“Dignità dell’uomo. E’ alla base di ognuno di noi. Tant’è che un mio amico che, aveva investito i suoi risparmi nel lavoro, oggi disoccupato, è in cura da uno psicanalista. E non è un caso che questa branca comincia sempre più a sollevare dalle ansie quanti non hanno più di che vivere”.

Cosa si sente di dire a chi si alza la mattina, si guarda allo specchio e si sente un uomo finito?

“E’ una domanda a cui è difficile rispondere. Anche perché oggi non è neanche più possibile rimboccarsi le maniche perché in giro non c’è nemmeno un piccolo posto di lavoro che garantisca sopravvivenza. Però il messaggio che mi sento di rivolgere è: bisogna guardare al futuro sempre con positività”.

Chi è il sindacalista?

“Colui che fa attività sindacale sul posto di lavoro, che difende i diritti di tutti i lavoratori e non colui che è dietro la scrivania. Oggi, purtroppo, il sindacato, occupandosi di tante cose, si è allontanato dal mondo del lavoro. Noi tutti dovremmo riappropriarci di quel ruolo perduto”.

Anno nero per l’Irpinia, cosa ci si dovrà aspettare ancora?

“Credo che avremmo un anno peggiore di quello passato. Per questo dovremmo abbandonare le bandiere di riferimento per risollevare insieme le sorti di questa provincia”.

Un po’ di politica. Comunali ad Avellino. Stop and go hanno caratterizzato il Partito democratico che alla fine è riuscito a trovare – con tanti se e ma – la quadratura del cerchio attorno a Paolo Foti. Che idea si è fatta?

“Il Pd irpino rispecchia il Partito democratico nazionale. E’ imploso. Non ha né testa né coda. In Irpinia è successa la stessa e identica cosa. La politica sta dando una cattiva immagina di se stessa. Credo che se si continuerà di questo passo non solo il cittadino si allontanerà ma la politica non riuscirà più a dare risposte alle tante problematiche della comunità. Ecco perché nascono i movimenti, ecco perché è nato il Movimento a Cinque stelle senza idee né progetti”.

Qual è il messaggio al numero uno del Popolo della Libertà Cosimo Sibilia?

“Premetto che l’Ugl non sta portando avanti nessuna trattativa col Pdl. Ho soltanto incontrato qualche esponente del Popolo della Libertà per dire come la penso. Invito Sibilia ad avere il coraggio di dire chi è il candidato in quota Pdl perché continuare a portare avanti le vecchie logiche, di mettere insieme tanti partiti e non creare poi le condizioni di governo, non serve”.

Pertanto?

“Prima il candidato poi le alleanze”.

L’accordo con l’ex sindaco di Avellino Galasso è chiuso. E’ pro o contro?

“Non ho nulla da dire perché Galasso conosce bene la città e può essere un valore aggiunto nella coalizione”.

Chi è Giovanni Centrella?

“Un cittadino qualunque in mezzo agli altri. Una persona normalissima che nella vita ha fatto errori, è partito da lì ed è diventato un sindacalista grazie ai miei colleghi dell’Fma che mi hanno dato questa possibilità”.

Il motto di Giovanni Centrella?

“Non esiste azienda se non c’è il lavoratore; non esiste lavoratore se non c’è l’azienda”.

Fonte Il Sannio quotidiano edizione Irpina – Edizione Sannio, Edizione Molise (pubblicata tre giorni fa) di Teresa Lombardo