Adiglietti diventa paciere per il bene del Pd ma lancia sferzate

Tutto è bene quel che finisce bene. Anche se è un adagio che alla fine vale, nel caso del Pd, fino ad un certo punto. Perché vuoi o non vuoi la resa dei conti all’indomani delle Comunali comunque ci sarà. Nessuno chiederà la defenestrazione di Caterina Lengua e company oggi. Ma solo perché non si può restare privi di un segretario provinciale alla vigilia delle Comunali. Dopo si vedrà. Oggi la priorità anche per chi ha lanciato da sempre strali contro il gruppo dirigente definito addirittura “dilettanti allo sbaraglio” è altra. Risponde ad un comune denominatore: “Ricompattiamoci”. (Così su Il Sannio Quotidiano il 20 aprile scorso)

“Credo che la situazione non possa che essere positiva a patto che ci sia un’operazione di onestà intellettuale. Bisogna dividere le questioni che attengono ai gruppi dirigenti, le criticità incomprensibili e ragionare su come ricompattare i Comuni e che tipo di proposta politica fare”.

A mettere da parte l’ascia da guerra è proprio il dirigente provinciale del Pd più avvelenato di tutti, Gerardo Adiglietti che in rotta di collisione con i vertici di via Tagliamento aveva cominciato a lavorare ad una lista civica che oggi si è liquefatta.

Ma non crede che gli stop and go, i veleni che hanno caratterizzato le politiche, poi le seconde primarie che però sono state annullate, possano incidere sull’esito del voto?

“Mi auguro di no. Tutti lavoreranno per superare l’indiscutibile difficoltà che è stata creata. Credo che abbiamo tutto il tempo di recuperare anche con i partiti di centrosinistra, compreso Sel; con i circoli tematici, le associazioni di volontariato. Abbiamo bisogno di mettere in campo il meglio di quanto ci offrono i territori”.

Difficoltà creata da chi?

“C’è in via Tagliamento un gruppo dirigente. Bisogna chiedere a loro. E noi glielo chiederemo dopo aver vinto in città”.

Ma riuscirete a vincere?

“Certamente”.

La lista civica di cui lei è stato fino a qualche giorno fa il fautore per eccellenza che fine ha fatto? E’ bella che sepolta?

“Credo che sia noto a tutti che per circa 9 mesi abbiamo compulsato autorevoli esponenti della vita pubblica della città ma non solo della città. Abbiamo parlato anche con cittadini avellinesi che occupano importanti cariche istituzionali nel resto del Paese. Purtroppo dopo circa 9 mesi di contatti abbiamo dovuto prendere atto che da parte di queste persone ci sono stati timori e titubanze, forse dettate dalla situazione complessa del Pd irpino e questo ci ha portato a deflettere dal percorso che avevamo immaginato. Di fronte alla candidatura del dottor Foti, io e gli altri amici con i quali avevamo condiviso il tentativo di un percorso – così come illustrato prima – abbiamo deciso di sostenerlo”.

Perché Paolo Foti?
“Spesso si parla di società civile ma quando alcuni esponenti di questa società vengono chiamati a dare una mano e, attraverso la propria capacità, a sostenere progetti di governo alternativo, ebbene scompaiono. Tutti sembrano avere la forza della critica ma molti sono costretti in un involucro di diffidenza. Ritengo che nel panorama di ciò che hanno espresso i circoli Foti sia quello che sul piano politico possa garantire un convinto lavoro per cambiare radicalmente strada. Il dottor Foti ha le capacità, tocca adesso a tutto il partito della città dargli la forza sufficiente per affrontare la grave situazione in cui vive la città adesso”.

L’avvocato Leonida Gabrieli sarà con voi?

“Non ho alcun dubbio sulle parole date dall’avvocato Gabrieli. So che lui combatterà la battaglia con l’onestà intellettuale che lo contraddistingue e sono convinto che anche gli altri candidati alle Primarie faranno lo stesso”.

Anche Gengaro che ha lanciato strali contro una parte del Pd “clientelare e poco affidabile”?

“Capisco le ragioni dettate dal nervosismo, dalla insofferenza e dalla convinzione di essere gli unici depositari di tutte le soluzioni ai problemi di questa città ma sono certo che anche Antonio Gengaro se ne farà una ragione”.

Ma la vera resa dei conti quando ci sarà?

“Non parlerei di resa dei conti: in autunno affronteremo il Congresso. Ma più che saldare i conti abbiamo bisogno di ridefinire programma e alleanze anche perché un nuovo appuntamento sembra profilarsi all’orizzonte”.

Lei da sempre critico nei confronti del gruppo dirigente locale Pd e non solo, perché ora indossa i panni del paciere? Cosa è cambiato? Questione di opportunità?

“Non è cambiato nulla. C’è un appuntamento e così come ci hanno insegnato, di fronte agli avversari abbiamo il dovere di essere uniti. Poi riempiremo di contenuti il percorso che ci porterà al congresso”.

Asse Sibilia-De Mita-Galasso, alla fine chi riuscirà davvero a fare amalgama col Pdl?

“Ci sono due equivoci. Quello dell’Udc nelle liste del centrodestra. Credo che il risultato elettorale avrebbe dovuto portare ad una riflessione più approfondita che al momento non c’è stata. L’altra mi sorprende ma non tanto”.

Perché dice: ‘non tanto’? In fondo Galasso non si è mai caratterizzato per incoerenza o facili approdi…

“… perché nell’ultimo periodo la sua è stata una ricerca spasmodica di una casa politica. Le battaglie si fanno all’interno del proprio partito e non mettendosi sul mercato assumendo un comportamento che può anche apparire irritante e irriguardoso nei confronti dell’elettorato”.

Cosa ci si dovrà attendere?

“Non mi aspetto nulla. Sono convinto che dobbiamo lavorare per ottenere una vittoria larga e convincente in tutti i Comuni dove si vota. Questa e solo questa è la risposta da dare a quanti (Ciriaco De Mita in primis, ndr) pensano che l’esperienza del Pd sia superata”.

E… intanto ieri sera l’ennesima direzione provinciale del Partito democratico. Ma in fondo perché convocarla? Del resto i Circoli hanno deciso a larga maggioranza su Paolo Foti riuscendo a togliere dalla graticola, che ardeva eccome, proprio Lengua e compagni.

Fonte Il Sannio Quotidiano – Edizione Irpina del 20 aprile – Edizione Sannio – Edizione Molise di Teresa Lombardo