Quirinale – De Angelis: “La rielezione di Napolitano è il frutto di accordi parlamentari…”

Carmine De AngelisSulla rielezione di Giorgio Napolitano irpinia24.it ha raccolto il commento del costituzionalista del Partito democratico, Carmine De Angelis.

Prof. De Angelis quindi Napolitano è stato rieletto cosa ne pensa?

“Nella scelta di eleggere per la seconda volta Napolitano, nella straordinarietà della prassi, nel modo in cui si è’ realizzato il secondo mandato, si nasconde un senso di precarietà e di instabilità delle istituzioni repubblicane. Nei fatti, nella nostra carta costituzionale non si esclude l’ipotesi di un secondo mandato, ma non vi è’, al pari, alcuna traccia di espressi limiti di mandato. E, pertanto, in se’ è’ implicita una volontà dei padri costituenti di non dilatare la durata temporale relativa all’esercizio della funzione presidenziale e legarla, al contempo, ad una dimensione parlamentare. L’elezione del Presidente della Repubblica è il frutto di contingenti accordi parlamentari, di una visione compromissoria propria del governo assembleare. Il secondo mandato realizza, invece, un clima di eccezionalità e di sedimentazione della figura presidenziale che e’ avulso dal valore elettivo parlamentare e più vicino al quadro di relazioni dei poteri proprio dei sistemi presidenziali e semi-presidenziali, dove la stabilità del mandato, la durevolezza traggono linfa dal diretto legame popolare. L’eccezionalità’ di tale evento scompagina, pertanto, le prassi costituzionali e mette in discussione la forma di governo parlamentare e il suo esercizio democratico”.

Quindi non condivide l’elezione di Napolitano?

“Nulla contro Napolitano, ma è innegabile che Egli stesso poco tempo fa aveva escluso tale possibilità, motivandola attraverso una ponderata meditazione della Costituzione e della sua prassi. Quello che è chiaro è che al meno da due anni siamo in un clima di crisi dei partiti e delle istituzioni repubblicane. Un situazione preoccupante e, al tempo stesso, desolante”.

Napolitano da neo presidente della repubblica avrà grandi poteri in sostanza…

“Questo mi pare ovvio! Facciamo un confronto per stabilire il grado di rafforzamento del potere del presidente Napolitano, derivato dal depotenziamento degli altri poteri o dalla incapacità del sistema: in America il Presidente eletto dura in carica 4 anni , il suo mandato è rinnovabile, ma solo dopo un consenso direttamente espresso dal corpo elettorale; in Francia dal 1958 al 2000, la durata del mandato del Presidente della Repubblica è stata di 7 anni. Dal 2000 il mandato presidenziale è stato accorciato a 5 anni per diminuire il tasso di sedimentazione del potere, rafforzare un equilibrio funzionale e limitare al minimo i danni di una coabitazione forzata. In Italia c’è un mandato non elettivo che ha una durata di 7 anni. Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, fuori anche da ogni prassi costituzionale, e’ stato rinnovato il mandato portando a 14 anni l’ipotesi di mandato espresso. E’ evidente, siamo in una monarchia repubblicana! Gli eventuali effetti di tale dilatazione temporale non possiamo conoscerli immediatamente ma ne percepiamo la dirompenza”.

Ma non è forse vero che Napolitano ha compiuto un sacrifico proprio per evitare il clima di stallo?

“È innegabile il ruolo rivestito da Napolitano nel suo settennato, così come ogni funzione eccezionale rischia di essere traboccante e insostenibile. La vita di un paese democratico non si costruisce attraverso atti eroici o personaggi straordinari, ma tramite la cultura della quotidianità, il regolare espandersi dei ruoli e delle funzioni. Se un sistema si regge su equilibri ogni disequilibrio, seppur benefico, crea caos, la cui stabilizzazione richiede riforme e trasformazioni. In queste situazioni, con questo Parlamento non vedo grosse ansie riformiste, ma consistenti spinte alla conservazione, percepibili stati di distacco dai bisogni reali della gente. È, forse, il moto di disappunto della popolazione nei confronti della politica è il segnale più chiaro di una distanza tra i poteri e la popolazione.  Gobetti non sbagliava, quando sosteneva che: questo è un Paese che si porta dentro il male genetico dell’autoritarismo. Il fascismo non fu un impazzimento, qui c’è un problema genetico”.