Uil-Fpl, lancia la campagna di sensibilizzazioni sui redditi delle pensioni di invalidità

Pensioni di invalidità totale, la Uil-Fpl di Avellino, in persona del suo Segretario Organizzativo Pino Freda, al fianco della protesta avviata dall’Associazione House Hospital onlus e dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), che si sono schierate contro le nuove disposizioni discriminatorie decise dalla Cassazione sui limiti di reddito.

La Suprema Corte con la sentenza n. 7320 del 22 marzo 2013, ha sancito che il reddito da prendere in considerazione come tetto massimo (stabilito in euro 16.127,30) per avere accesso alla somma di euro 275,87 mensili debba essere il reddito coniugale e non quello personale dell’invalido al 100 per cento.

In passato, la Cassazione si era espressa in modo opposto, sostenendo la prassi amministrativa di considerare il reddito del solo disabile. Ora, quindi, diventa necessaria una nuova legge o un decreto di chiarimento o un’interpretazione autentica della normativa, e non può essere sufficiente una eventuale nuova sentenza, né una circolare amministrativa.

Pertanto, la Uil-Fpl di Avellino avvierà una campagna di informazione e di  sensibilizzazione, con il coinvolgimento anche dei parlamentari eletti in Irpinia, affinché possano sostenere la battaglia già intrapresa da House Hospital e Favo e portare in Parlamento una proposta di modifica di questa sentenza discriminatoria nei confronti dei pensionati con invalidità totale. Il danno che subirebbero le persone con gravi disabilità è lecita e comprensibile, poiché a farne le spese sarebbero i pensionati con invalidità totale se coniugati, e non gli invalidi parziali.

Il limite indicato dalla Cassazione presenta diversi profili di illegittimità, in quanto è evidentemente discriminatorio rispetto alla disciplina prevista per gli invalidi parziali (limite di reddito personale e non coniugale), oltre ad essere incostituzionale, in quanto penalizza i coniugi rispetto alle famiglie di fatto o rispetto ad altri nuclei familiari ove non vi sia un coniuge vivente, ad esempio l’invalido-vedovo che convive con i figli percettori di reddito o il figlio invalido totale che convive con i genitori percettori di reddito.

Ancora una volta a pagare sono i più deboli.