Il commento – Quell’inconfessato bisogno di legalità

Rosario Cantelmo

Al secondo piano del Tribunale di Avellino stamani c’era un diffuso entusiasmo . Un sentimento per certi versi condiviso anche da chi, dall’esterno  ha accolto la nomina a Procuratore di Rosario Cantelmo come un fatto certamente positivo per l’intera Irpinia.

L’entusiasmo si leggeva in particolare sui volti dei vertici delle forze dell’ordine che hanno subito voluto esternare la loro ammirazione al Giudice anticamorra; c’era soddisfazione anche tra gli avvocati e tra i dirigenti degli uffici che il Magistrato ora dovrà guidare per diverso tempo.

Cosa c’è alla base di tutto questo fervore nei confronti di Rosario Cantelmo? Si tratta, molto probabilmente, di un sentimento che scaturisce da un inconfessato bisogno di legalità, diffusamente avvertito in una provincia ormai chiusa in se stessa, dove gli intrecci di potere hanno avuto la meglio; una realtà complessa che troppo spesso si è auto assolta, aprendo la strada ad infiltrazioni malavitose che ne stanno condizionando, ormai in maniera asfissiante, le dinamiche sociali, politiche e amministrative.

Rosario Cantelmo rappresenta figurativamente un sorta di benefico scossone, che lascia presupporre, però, non un fuoco di paglia, non un’effimera e momentanea “rivoluzione”, ma il raggiungimento di risultati concreti sul versante della lotta alla criminalità organizzata e dell’affermazione della legalità, in ogni campo, e in ogni contesto. E il passato di questo giudice costituisce la migliore garanzia che gli irpini potranno non solo continuare a credere nella giustizia, ma anche sperare di riavere l’Irpinia “isola felice” che oggi, purtroppo, non c’è più.