Agrario, Guidi (M5S) scrive al rappresentante d’istituto

Tiziana GuidiTiziana Guidi, candidata sindaco del Movimento 5 stelle Avellino, ha scritto una lettera aperta a Francesco Nigro, rappresentante dell’Istituto Tecnico Agrario “F. De Sanctis” di Avellino. Ecco il testo della missiva. “Caro Francesco,  voglio raccontarti una storia. La mia. Mi sono diplomata nel 1982 presso l’ITA “F. De Sanctis”. Erano gli anni subito dopo il terremoto. La nostra sede era stata duramente colpita: i convittori si salvarono solo perché la scossa avvenne di domenica e dunque a convitto vuoto. Ci spostarono prima al De Luca e poi l’anno successivo alla sede di Viale Italia: terminammo il 5° Anno in un prefabbricato pesante. Questi spostamenti furono per noi motivo di forte disorientamento. Ci vollero mesi per abituarci. Perciò capisco meglio di chiunque altro le vostre preoccupazioni.

Nonostante le difficoltà che dovemmo affrontare io ho uno splendido ricordo di quella scuola. Affiorano dettagli importanti che riguardano i docenti innanzitutto. Impossibile dimenticare che il prof. Venezia ci fece adottare un testo di biologia che sembrava venuto dal futuro, che il prof. Bernardi non era “un” vicepreside era “IL” vicepreside, al quale il “grande fratello” faceva un baffo: sapeva, capiva e vedeva ogni cosa. Ricordo l’ infinita pazienza con cui la Prof. Ruggiero si era data la missione impossibile di insegnare ad alcuni di noi che Foscolo non era uno spazzino e che “La pioggia nel pineto” non era l’annuncio del Meteo. E poi ce n’era uno che avrà preso due giorni di permesso in quattro anni : il prof. Ottavio Galasso, capace d’insegnare la chimica anche alle pietre. Quando qualcuno di noi era impreparato nelle sue materie, ci si guardava in viso per proferire la fatidica frase “inutile sperare: questo non manca mai!”. E poi Gianfrancesco, figura mitica dell’Azienda, gli Ing. Spagnuolo, Ricciarelli, il Prof. Pecora che organizzò la gita in Austria, il Prof. Ferrazzano, che nelle sue lezioni di zootecnia ogni tanto ci parlava della sua azienda, dei problemi veri e di quanto fosse bella la pallanuoto. Sicuramente dimentico qualcuno ma tutti, e dico tutti furono per me il naturale prosieguo degli esempi di serietà sul lavoro che avevo già in casa.

Ricordo un giorno che avevamo vendemmiato. Eravamo stanchi ci sedemmo e un mio compagno, Gennaro chiese all’assistente tecnico “Professò ma ce la possiamo bere una bottiglia?” e mentre quello tergiversava “…non so…dobbiamo chiedere” Gennaro, simpatica canaglia, stappò la bottiglia econ finto rammarico disse “Eh….mò è aperta: ce la dobbiamo bere per forza!”.

Oltre a questi miei ricordi però, caro Francesco io voglio parlarti anche di altri allievi, di quelli prima della mia generazione. Devi sapere che durante la contestazione del ’68 e fino a tutti gli anni ’70 gli alunni dell’Agraria si distinsero per coerenza e determinazione: quando nelle manifestazioni erano loro a fare “catenaccio” nessuno passava.

Da quel che leggo in questi giorni vedo che voi avete ereditato quello stesso spirito ed io me ne sento orgogliosa. Siate fieri. Proseguite la vostra battaglia, chiamate a raccolta tutti: ex-allievi, politici, sindacati, amministratori e anche quei semplici cittadini che magari hanno ancora una buona bottiglia di Brandy del nostro Istituto. Questa è una battaglia di civiltà ed in quanto tale non può avere né padrini né padroni: è di tutti. Il nome di quest’Istituto non può scomparire, non può scomparire la sua storia. Come semplice cittadina, ex-allieva o nei modi in cui voi vorrete io sarò con voi”.