L’assemblea pubblica del Pdl Avellino: “Basta disastri, ecco la città che vorremmo”

d'ercoleParla da sindaco. Smuove la platea. Al di là se sarà lui il candidato o no. E’ lui che anima, è lui che parla di concretezza: Giovanni D’Ercole. Riesce la manifestazione organizzata dagli aventiniani De Conciliis e company che hanno voluto dare un senso diverso ad un’assemblea dedicata alla città ideale. Nessuna passerella ma un’agorà per confrontarsi, per far uscire dal cilindro programmi, iniziative in nome della città che dovrà diventare l’officina delle idee. Una città più a misura d’uomo che non soffochi il verde, che guardi al futuro con la ‘F’ maiuscola. Gli aventiniani  (o forse gli indecisi?) non accennano in alcun modo alla questione candidatura perché si sa – è arci noto -  non è questo che a loro interessa. Almeno così continuano a sottolineare. La frase rimbomba ed è la stessa: prima i programmi e poi tutto il resto.

Ieri sera nella sala completamente stravolta del Viva Hotel il messaggio immediato: sì al dialogo, all’ascolto, alle proposte per stilare un programma all’insegna di Avellino capoluogo.

Il Popolo della Libertà è lì schierato. Assente il numero uno Cosimo Sibilia perché impegnato nella capitale ma “fra 15 giorni si terrà un’altra assemblea pubblica per restituire al numero uno la chiosa”. (così Ettore De Conciliis). In sala, tra gli altri, il vice coordinatore vicario del Pdl Cusano; Centrella di Città Nuove; De Meo in quota Fratelli d’Italia e molti altri.

Nelle vesti di moderatrice Ines Froncillo dirigente azzurra. Presenta, sottolinea e lancia un affondo che cade come un macigno sulla testa di chi ha governato per ben due mandati: “Questa città? Abbandonata a se stessa. Ieri la manifestazione delle ‘100 idee’? Ma dove sono stati finora?”.

E’ la volta di Fabiano Capossela. Lungo il suo excursus dal quale viene fuori “la sconfitta di Avellino. E’ da qui che bisogna ripartire. L’amministrazione Galasso è stata disastrosa”. Da lui non solo attacchi, anche proposte: “Tutelare il fondo Valle Fenestrelle; restituire l’ex Gil alla cultura”, etc. etc.

Per Carmine Zigarelli: “La città appartiene ai giovani”. Una frase che sintetizza un messaggio fin troppo chiaro: “Restituiamola ai nostri figli”.

Massimo Passaro, ex consigliere comunale snocciola ad una ad una le problematiche. Una tra tutte: “Risolvere i problemi della viabilità favorendo la mobilità dei mezzi pubblici e dando così man forte anche agli operai della Irisbus”.

Parole e voglia di impegno per una città che deve essere vissuta con cuore, mente e mani.

Lo sa bene chi ieri ha indossato le vesti del leader: Giovanni D’Ercole. “Dovremo tutti quanti impegnarci per una città vera e non ideale. Avellino è un insieme di cose ma non è una città”.

Smuove le coscienze. “Un popolo vero già sarebbe stato ribelle rispetto alle tante cose indecenti. C’è qualcuno che per 9 anni ha sbraitato. E ora spunta qualche pseudo grillino che nulla ha fatto. E questo fa male. Così come è doloroso vedere una città disastrata”.

E ancora: “In questa sala qualcuno (Leonida Gabrieli, ndr) ha avuto il coraggio addirittura di dire: ‘è ora di cambiare’? Lo dice chi ha gestito questa città allo sbando”.

Stilettate per rilanciare: “E’ necessaria un’operazione trasparenza. Dobbiamo essere capaci di cogliere il momento storico. Il duo Mancino – De Mita si è liquefatto. Noi per 9 anni siamo stati puliti; adesso la storia ci sta dando ragione e ora dobbiamo raccogliere i frutti”.

Poi prendendo in prestito una frase di Giorgio Almirante dice: “… Noi abbiamo già in parte vinto la nostra battaglia. Riappropriamoci della nostra città contestando le inciviltà di chi non la rispetta… Finalmente potremmo darle un governo di centrodestra”.

“Questa manifestazione – confessa Gino Cusano vice coordinatore vicario del Pdl alla stampa -  è stata condivisa con il partito. Vuole rappresentare un’apertura al popolo. Non possiamo più consentire di portare avanti discorsi legati al passato. Questo centrosinistra ha fallito”.

E sulla questione candidatura, risponde: “La responsabilità è in capo alla politica. Guai ad affidare l’impegno ad una persona. Il candidato lo sceglieremo insieme dopo i confronti”.

Non manca l’intervento di Adelchi Silvestri coordinatore cittadino azzurro. Lui restituisce immagini, progetti, iniziative per la città che vorrebbe e che in parte ha delineato con il suo impegno di rappresentante della civica assise. Cultura e sociale al centro.

Concreto, efficace l’intervento di Ettore De Conciliis: “Elaboreremo tutte le idee e ne faremo un documento critico, approfondito e studiato. E’ un’occasione e uno sforzo di partecipazione che offriamo al Popolo della Libertà perché crediamo sia necessario restituire una città moderna: asili nido, centri per l’infanzia ma anche una città che sia attenta a quanti hanno perso il lavoro; centri di aggregazione per anziani ma non solo. Fare sentire gli uomini e le donne della terza età ancora utili e necessari. Perché ritengo che la modernità non stia solo nell’offrire servizi ma un modello partecipativo”.

L’ambizione? “Vogliamo essere i rappresentanti di un governo popolare e non portatori delle istanze dei pochi; è necessario mettere mano alla finanza locale: non si può pensare che le entrate del Comune siano solo imposte e multe…. Bisogna trovare il modo migliore per fare uscire la città dall’empasse. Anche perché c’è da tener conto che ci consegneranno un Comune in dissesto. Abbiamo Parco Santo Spirito aperto e non si sa che fine abbia fatto; Piazza Kennedy riqualificata ma vissuta male e, di notte, diventa persino luogo di degrado”.

Insomma esempi in sintesi dai quali partire per poter ridisegnare la città capoluogo.

“Apriremo a tutti quelli che si ritroveranno nelle nostre idee; non vogliamo concentrarci sulle preclusioni della partitocrazia; vogliamo rappresentare un elemento di discontinuità. Ambiente, vivibilità, grandi opere, politiche sociali, arte, cultura devono essere messi nel circuito delle proposte. La strategia che vogliamo è applicare una proposta di ragionamento elaborata per far sì che una stagione amministrativa sappia durare in termini simbolici, sistemici e strutturali. Ci sono stati tanti amministratori che hanno prodotto il Mercatone; altri la Torre dell’Orologio simbolo della città; altri che hanno riempito la città di burocrazia; alcuni che vogliono superare i concetti antichi; altri ancora vogliono rispondere ad una vocazione laica attraverso la quale rappresentare le istanze rivolte al proprio territorio in maniera volontaristica. Il tutto per una città officina di futuro in cui tutti si sentano operai”.

Insomma la manifestazione del Popolo della Libertà dà voce al popolo, al suo sfogo, alla sua amarezza e alla voglia di voltare pagina.

(Il Sannio quotidiano edizione Irpinia, Teresa Lombardo)