Ieri al Partenio, le lacrime di Ciriaco De Mita..

casiniE’ il volto umano della politica. Si commuove. Ha gli occhi lucidi e questa volta anche suo zio riesce a far trapelare non il politico ma l’uomo. Sono scene a cui i De Mita non hanno abituato.

Eppure colpiscono al cuore quanti sono lì in tanti al teatro Partenio per ascoltare, applaudire, sostenere chi porta con orgoglio quel nome; chi con quel ‘cognome –etichetta’ è costretto a dimostrare il doppio, il triplo e il quadruplo di quanto vale. ‘Il nipote di…’, una espressione che ha ferito ma non ha arreso chi “ha tutte le carte in regola per poter rappresentare l’Irpinia e l’Italia”. (Così Enza Ambrosone e company).

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Quel cognome che è diventato il leit motiv di una campagna elettorale avvelenata. Parole che rimbombano, che pesano come macigni ma alla fine passano in secondo ordine quando proprio Giuseppe De Mita in corsa per il Parlamento prende la parola visibilmente emozionato ed è un’ovazione. Quell’ovazione che appare riscatto a tanti pugni nello stomaco perché in fondo ognuno probabilmente ha il proprio bagaglio culturale e non solo.

Il tratto umano della politica. Questo è quello che – al di là di chi sarà il vincitore –la gente vorrebbe continuare a vedere, a toccare con mano. Perché i problemi che assillano la quotidianità sono tanti. E chi meglio di chi sta in mezzo alla gente può sapere.

“E’ stato un momento di sentimento tumultuoso. Il vostro sentimento di amicizia deve diventare lo spazio consapevole e conquistarlo. Moro ci avvertiva che quel comportamento dell’elettorato è vincente. Invece la campagna elettorale viene fatta per la vittoria. E… il Pd non ha capito: è necessario l’equilibrio della governabilità. Che senso ha evocare il voto utile? Si fa a gara a chi prende un voto in più. Ho la sensazione che saremo tutti perdenti perché la metà della società non si sente rappresentata da questa politica”.

Sono le parole targate De Mita junior. “Abbiamo condotto una splendida campagna elettorale, abbiamo incontrato le persone nelle case per ricostruire la dimensione del dialogo. Perché la politica ha l’esigenza di recuperare credibilità proprio nel rapporto con le persone. Il problema non è il bipolarismo. La questione è altra: cogliere il dato che nel grillismo c’è la voglia della gente di essere riconosciuta. Le persone che sono qui possono essere tanto massa, tanto popolo. Masse in forme o popolo consapevole… I rappresentanti sono non i capi bastioni ma quelli che si fanno carico della comunità dei bisogni”.

Giuseppe De Mita è un torrente di emozioni. “E’ necessario dare vita ad un processo. Il risultato non va letto nella fissità dei dati ma come segnale complesso della realtà italiana perché i problemi esistono”.

E poi. “Le parole sono uomini ma non sempre le parole sono corrispondenti agli uomini. Il civismo può eccedere in dilettantismo o trasformismo. La questione è conquistare lo spazio non lo spicchio. Il punto è aprire un processo e definire un orizzonte. Vorrei esprimere un forte sentimento di gratitudine ai candidati, a Maurizio Petracca, all’onorevole Gargani, a quanti sono stati vicini in questa campagna elettorale entusiasmante”.

C’è crisi. Si sa, ma dalla crisi può nascere un’opportunità. “Basta non arrendersi. Sta a noi capire dove dobbiamo concentrare l’attenzione. Mentre il Pd ha organizzato la Sinistra, noi dobbiamo recuperare il riferimento cattolico liberale. Del resto la funzione storica di centro non esiste più”.

Problematiche snocciolate ad una ad una, immagini che scorrono e quella gente che è lì. Lo è ancora di più e non si schioda specie quando Giuseppe De Mita, il nipote di Ciriaco De Mita, si rivolge proprio a lui: “Una cosa vorrei dire a mio zio. E’ un sentimento complesso. Lui si è preso un grosso rischio. La questione del nipote offende più lui. Perché la storia di un uomo come lui non può ridursi con la storia di un parente. Il senso del rigore, della lealtà lo porto con me con orgoglio”.

Una frase che commuove chi è in sala. Non solo Ciriaco De Mita ma anche Pierferdinando Casini, leader dell’Udc. Suo zio Ciriaco confessa a Casini con orgoglio: “Lui è bravo”.

Sentimenti a parte. La chiosa è: “Non mi vedo qui come candidato perché mi riconosco più nei vostri sguardi, nei vostri sentimenti di amicizia. Dobbiamo far scattare un moto di orgoglio. Perché comunque oggi stiamo vivendo un momento storico. Questo è il tempo dell’attesa. Quello che uscirà dalle urne cambierà comunque la storia”.

E’ la volta del leader nazionale dei Centristi Pierferdinando Casini: “Stimo De Mita, stimo Giuseppe. Quando si è presentata questa campagna elettorale avremmo voluto restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i parlamentari ma non è stato possibile. Non ho mai ritenuto che la parentela potesse essere un pregiudizio”.

E ancora: “Tutti noi portiamo con orgoglio la storia dello Scudo crociato. Continuiamo a difendere valori, l’identità… Se non ci fosse stato l’Udc non ci sarebbe stato Monti, non ci sarebbe stato questo sforzo nazionale, non sarebbero cambiate le cose. Grazie a Monti l’Italia si è salvata”.

Il ringraziamento poi va “a Ciriaco De Mita per il suo invito a non mollare quando 5 anni fa eravamo dei sopravvissuti. Oggi siamo realtà”. L’affondo diretto agli avversari. “Chiediamo che la si smetta di dire sciocchezze alla gente. C’è chi specula anche sulle persone anziane. E’ l’ora di smetterla”.

QUESTIONE IRISBUS. “Credo che sia una vicenda sociale fondamentale. L’impegno assunto è riprendere il colloquio sul piano dei trasporti”. Sono sottolineature a firma di Pierferdinando Casini al termine di un incontro blindato con la delegazione degli operai Irisbus. La garanzia? Comunque vadano le cose lui si farà “interprete del rilancio industriale insieme Giuseppe De Mita che sarà in Parlamento”.

Fonte Il Sannio Quotidiano (edizione Irpinia) a cura di TERESA LOMBARDO