Scioglimento Consiglio Provinciale – Il Pd tuona contro Sibilia

3.conferenza stampa PD_14.02.2013

“Con lo scioglimento del Consiglio Provinciale giunge a conclusione, sulla pelle dell’Irpinia e degli irpini, una squallida commedia delle furbizie e degli equivoci: nell’anno nel quale andranno ridefiniti gli assetti istituzionali ed il destino delle Province, sull’Irpinia su cui incombe la possibilità di un depauperamento dei servizi e delle opportunità a seguito della perdita del capoluogo, il principale ente democratico viene privato della sua voce”. E’ quanto afferma attraverso una nota il coordinamento provinciale del Partito Democratico di Avellino.
“La responsabilità è una ed una sola: del senatore Sibilia, del PdL e dei suoi alleati che hanno giocato per mesi attorno all’equivoco di una incompatibilità non risolta, lasciata portare avanti con l’uso indegno della maggioranza politica in Parlamento. Sibilia doveva scegliere tra essere Senatore e Presidente della Provincia: non lo ha mai fatto come i suoi degni colleghi di Napoli, Caserta e Salerno. Questo e solo questo è il punto vero, che hanno preferito anteporre ambizioni personali e logiche di potere al rispetto dello spirito delle leggi e degli interessi democratici ad avere certezze di rappresentanza elettiva. Si sfarina come d’incanto il “vestitino” di paladino solitario degli interessi dell’Irpinia e della Provincia che Sibilia aveva cercato di costruirsi addosso anche con il superficiale giudizio di tanti osservatori.
Ma sconcerta, comunque, il decreto che il Ministro degli Interni ha proposto alla firma del Presidente Napolitano. La sua lettura legittima più di una perplessità. Lo scioglimento viene adottato ai sensi del punto 1 della lettera b) dell’art 141 del D. Lgs. 267/2000, dando l’impressione che la procedura di dichiarazione di decadenza di Sibilia adottata dal Consiglio Provinciale sia regolare. Solo che la nomina del commissario per tale fattispecie è esclusa ai sensi del 3° comma del medesimo articolo laddove si afferma che “si provvede alla nomina di un commissario … nei casi diversi da quelli previsti dal numero 1) della lettera b) del comma 1”.
Insomma, ma senza impegolarci in diatribe tecniche, sembra proprio che il Ministero abbia considerato valide le dimissioni e non il voto di decadenza e che, a proteggere Sibilia da una futura dichiarazione di decadenza da senatore, se eletto, per non essersi dimesso nei termini, si sia arrampicato sugli specchi di un decreto contorto e confuso. Il contrario, insomma dell’entrata “a gamba tesa” di cui ciancia Sibilia, mentre sembra più evidente un doppio favore, quello del mantenimento della Provincia nelle mani di un “non eletto” ed indirettamente di Sibilia e di spianargli la strada nella giunta delle incompatibilità al Senato.
Una pagina brutta, comunque, che spetterà alla “bella politica” di voltare, dopo che il voto prossimo avrà spazzato via, con Berlusconi, i residui del berlusconismo”, conclude la nota.