Quell’attacco a D’Agostino..

d'agostino e cesaro con giovani e dirigenti italia futura

La fase di transizione che interessa la vita politica del Paese si somma in Irpinia al perdurare di atteggiamenti di tracotanza che ormai da decenni ne caratterizzano la vita pubblica.  Metodi che potrebbero indurre alla rassegnazione chiunque, al di là delle posizioni politiche, nutra il desiderio di chiudere con un passato divenuto ormai insostenibilmente asfissiante.

L’attacco subìto da Angelo d’Agostino in questi ultimi giorni racchiude in sé tutta la arroganza di chi in Irpinia non ha mai tollerato che qualcuno emergesse senza il suo consenso; la violenza verbale riservata all’imprenditore è l’emblema di metodi che hanno sempre mortificato chiunque non si sia piegato ai voleri e ai capricci del padrone.

Ma la libertà dell’imprenditore di Montefalcione costituisce probabilmente la migliore risposta che questa provincia potesse opporre alla tracotanza decennale che imperversa indisturbata. “Sono di umili origini e sono in politica per dare, non per ricevere”, nella semplicità delle parole di D’Agostino c’è la forza prorompente di un uomo che si è mostrato agli irpini per la sua pacatezza, per la sua genuinità ma, nel contempo, per la operosità dimostrata sul campo costruendo in anni di lavoro un gruppo imprenditoriale di tutto rispetto.

Per voltare pagine la politica irpina non ha bisogno di grossi stravolgimenti, ma solo della pacifica “rivoluzione” delle persone normali, degli uomini liberi, di coloro che hanno dimostrato di saper offrire concretamente una prospettiva di crescita, di sviluppo e di occupazione alla propria gente. E anche di persone che pur trovandosi dinanzi a statisti di altri tempi, o ai potenti presuntuosi di questi tempi, sanno mantenere un atteggiamento di dignitoso rispetto senza, però mai piegarsi alle loro tracotanze. Uomini che hanno piegato la schiena solo per lavorare, ma che nel rapporto con i “forti” sanno tenere la schiena dritta.

Sandro Feola