Commissione rifiuti: “In Campania favoriti interessi illeciti, ma non ad Avellino”

pecorellaLe amministrazioni pubbliche campane, nel settore dei rifiuti, hanno favorito ‘in larga parte interessi sostanzialmente illeciti’ con la conseguenza di far funzionare ‘una macchina capace di produrre profitti, ma destinata a non risolvere i problemi’. L’inquinamento ha generato ‘danni incalcolabili, che graveranno sulle generazioni future’. Particolarmente dura la relazione sugli illeciti legati al ciclo dei rifiuti in Campania approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’onorevole Gaetano Pecorella.

In quasi 600 pagine, la Commissione traccia il percorso dell’inchiesta avviata nel 2009 le conclusioni sono, in sintesi, che ‘il danno ambientale che si e’ consumato e’ destinato, purtroppo, a produrre i suoi effetti in forma amplificata e progressiva nei prossimi anni con un picco che si raggiungerà , fra una cinquantina d’anni’. Nella relazione si parla di ministri senza ‘consapevolezza ne’ lungimiranza nell’esame della situazione campana’ ricordando tonnellate di rifiuti accumulati nelle strade di Napoli. Tra le province campane, l’unica nella quale ‘non si sono registrati fenomeni di illiceità’ significativi’ è Avellino.
La Commissione parla di ‘catastrofe ambientale in atto’, di ‘portata storica’, che ‘sta sconvolgendo’ Napoli e gran parte della Campania’, ‘paragonabile soltanto ai fenomeni di diffusione della peste seicentesca’ dove ‘gli untori devono identificarsi in numerosi soggetti che hanno operato nel settore’. Le indagini hanno dimostrato che ‘in molti casi le società’ di smaltimento sono riconducibili alla criminalità  organizzata che lavoravano sulla base di autocertificazioni’.

Nelle strutture commissariali dell’emergenza sono ‘stati collocati’ – come detto anche dalla magistratura di Napoli – ‘soggetti completamente incompetenti’, ‘che peraltro lo hanno ammesso anche durante i processi’ e che hanno badato al controllo di ‘spazi occupazionali e decisionali per agevolare interessi privati e non quello pubblico’, ovvero la salute e la salvaguardia ambientale.
Insomma, secondo la Commissione, i rifiuti in Campania hanno ‘inquinato non solo luoghi ma anche le persone’, e hanno ‘una potenza corruttiva inarrestabile’ la cui gravita’ e’ tale che non si può’ risolvere ‘con il tratto di penna della legge’.
Il sistema di smaltimento dei rifiuti, dice la Commissione, si e’ articolato prevalentemente nello spostarli da un posto ad un altro e a nasconderli, senza traccia della tutela dell’ambiente. L’emergenza ha alimentato l’emergenza. E tutto il sistema di gestione ‘non può  che apparire, allo stato (per come emerge dalle indagini giudiziarie) organizzato per delinquere’.
Nei sopralluoghi compiuti in Campania, la Commissione ha verificato ‘l’estrema fragilità  di un sistema di smaltimento insufficiente’ concludendo che ‘non esiste un sistema di gestione dei rifiuti reale in Campania’ perché  si e’ continuato a tamponare le emergenze piuttosto che a gestire il ciclo dei rifiuti in modo ordinario’