Se tre ragazzi incendiano l’ex Eliseo per noia..

avellino-eliseo-1Se le anticipazioni degli inquirenti fossero confermate, ci sarebbero aspetti profondamente inquietanti nelle dinamiche che hanno portato tre minorenni a dare fuoco ai locali che una volta ospitavano il cinema Eliseo. Tre giovanissimi che avrebbero provocato la parziale distruzione degli arredi dell’ex Gil per “ammazzare il tempo”, per “vincere la noia”, “per fare qualcosa di diverso”.

Senza cadere in facili moralismi, e senza volersi avventurare in analisi sociologiche che probabilmente competono solo ad altri, è evidente l’esigenza di riflettere sul perché dei giovanissimi avvertano la necessità di vandalizzare una struttura pubblica per sentirsi vivi, per provare quelle emozioni di cui si ha un forte bisogno durante la fase dell’adolescenza. E sì, perché a 16-17 anni si ha una esigenza enorme di emozioni. Viviamo, invece, in un contesto sociale che induce alla mortificazione di ogni identità, che porta i giovani ad ‘appaltare’ a terzi la propria capacità di riflettere, di costruire e immaginare un domani del quale possano esserne  protagonisti. E il rischio è che buona parte dei nostri ragazzi crescano vuoti dentro e quindi privi di emozioni vere, rimbecilliti da un consumismo ormai esasperato che li ha convinti che esistono solo in funzione di ciò  che comprano, possiedono e  ostentano. Intendiamoci, non sono cattivi, anzi. Ma sono vuoti, null’altro che vuoti.

E’ il vuoto il male peggiore, il cancro che ammazza i nostri ragazzi sulle strade, nelle discoteche, nelle città. E’ il vuoto misto all’indifferenza che li spinge ad ‘emozionarsi’ con le droghe, con l’alcol, con la velocità e anche dando fuoco ad un teatro appena ristrutturato.

E c’è qualcosa di estremamente paradossale nella vicenda dell’ex Gil: una struttura che doveva servire ai più giovani a creare momenti di aggregazione e di crescita culturale, che avrebbero potuto contribuire ad evitare quel vuoto che ha spinto tre di loro a dar fuoco ad una parte di essa. E in questo ci sono tante responsabilità politiche per le quali, prima o poi, qualcuno dovrà rispondere.

Insomma, abbiamo bisogno – anche nelle pubbliche amministrazioni – di professionisti del settore, di persone che sappiano ‘aprire’ gli occhi dei più giovani; che siano in grado di trasmettere loro il rispetto per il bene comune, il senso della convivenza civile, il valore del pensiero, la consapevolezza di essere parte integrante e determinante di una comunità. Si potrebbero evitare, così, eventi come quello dell’ex Eliseo. Figuriamoci, poi, se i giovani riuscissero a provare anche l’emozione di aver dato un senso alla loro esistenza: certamente potremo vivere in una Avellino migliore.

Fonte: Il Sannio Quotidiano (Sandro Feola)