Consiglio, Sibilia decade ma è bagarre

FOTO 1 - IMMAGINI DEL CONSIGLIO PROVINCIALEDi solito si è abituati ai botta e risposta infuocati. In fondo – si sa – le pubbliche assise sono luoghi di democrazia e pertanto sono inconsapevoli (o consapevoli) protagonisti di bagarre infinite, in particolare quando si tratta di capire il destino di un Ente come la Provincia di Avellino che secondo qualcuno potrebbe  – il condizionale è d’obbligo perché le interpretazioni giurisprudenziali ma anche politiche sono molteplici – rischiare il commissariamento un momento dopo la presentazione delle liste; secondo altri (la squadra Sibilia) è un pericolo che non sta né in cielo né in terra perché le norme sono state tutte rispettate, passo dopo passo.

Ieri sera nella pubblica assise solo la presa d’atto di decadenza del numero uno di Palazzo Caracciolo Cosimo Sibilia in corsa per il Senato. Il presidente del Consiglio, Vincenzo Alaia, dopo le comunicazioni di rito ha sciolto la seduta. La sostanza è questa: “… Il Consiglio provinciale prende atto della dichiarazione prodotta dal sen. Cosimo Sibilia con nota prot. 2586 del 14 gennaio 2013 che comporta ope legis: 1. la decadenza dalla carica di presidente della Provincia di Avellino ai sensi dell’art. 62 del Tuel n. 267/2000; la permanenza in carica del Consiglio e della Giunta provinciale, sino alle elezioni del nuovo Consiglio e l’espletamento delle funzioni di presidente della Provincia da parte del vice presidente in carica così come disposto dal comma 1 dell’art. 53 del Tuel n. 267/2000”.

ECCO L’ITER LEGISLATIVO PERCORSO. La premessa: “… con decreto legge n. 223 del 18.12.2012 convertito con modificazioni in legge n. 232 del 31.12.2012, tra l’altro, i presidenti delle Province che intendevano candidarsi in occasione delle elezioni politiche dovevano cessare le funzioni esercitate entro i sette giorni successivi alla data del decreto di scioglimento della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; con decreto del presidente della Repubblica n. 225 del 22.12.2012 è stato disposto lo scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati e, con decreto del Presidente della Repubblica n. 226 del 22.12.2012, si è proceduto alla convocazione dei comizi per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; in virtù di quanto sopra, per avvalersi della possibilità di candidarsi alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio prossimo, il presidente della Provincia rassegnava in data 29.12.2012 con nota prot. 74656 le proprie dimissioni dalla carica”; “… ai sensi dell’art. 53, comma 3, del Tuel n. 267/2000 le dimissioni presentate dal presidente della Provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al Consiglio e pertanto alla mezzanotte del giorno 18 gennaio 2013; … nei giorni sopradetti è facoltà autonoma dello stesso presidente procedere anche all’eventuale ritiro delle dimissioni prodotte, riprendendo l’esercizio delle funzioni ed evitando, così l’interruzione del proprio mandato amministrativo; “…in data 14 gennaio 2013 con nota prot. 2586 il dimissionario presidente sen. Cosimo Sibilia dichiarava di aver accettato la candidatura nella lista del Pdl per le elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento del prossimo 24 e 25 febbraio”; “… con la suddetta dichiarazione viene a concretizzarsi l’autonoma fattispecie di cui all’art. 62 del Tuel n. 267/2000 che esplicitamente recita: …. ‘l’accettazione della candidatura a deputato o senatore comporta in ogni caso… per i presidenti delle Province la decadenza dalle cariche elettive ricoperte’ a prescindere, quindi dall’ulteriore tempo allo stesso concesso dalla normativa per l’efficacia ed irrevocabilità delle dimissioni prodotte”.

ORE CONVULSE PRE-SEDUTA. Qualche ‘ma’ resta – per qualcuno – ancora in piedi. Gli stessi ‘ma’ e ‘se’ che sono stati protagonisti di una giornata al cardiopalma fatta di riunioni, contro riunioni, indicazioni di voto, conferenza dei capigruppo, documenti firmati e controfirmati sottoposti al giudizio dei gruppi. Addirittura righe di inchiostro che portano la firma in calce del Pd ma anche di Sel  e Sinistra Alternativo.

Ma c’è di più. Nella giornata di ieri il quartier generale di via Tagliamento – stando alle malelingue – pare si sia ‘trasferito’ in Provincia, rappresentato da Venezia (ma non si era dimesso da coordinatore cittadino del Pd?) e Todisco per dettare la linea già venuta fuori in seno alla direzione di due giorni fa. L’indicazione data? Esprimere, qualora si fosse votato, il proprio no. Ma al duo è stato risposto picche. Il motivo? Senso di responsabilità.

Se il Pd e Sel sono all’opposizione  – perché così hanno voluto gli elettori – c’è chi come l’Mpa e Democrazia cristiana verso il Partito Europeo (pur essendo in quota Sibilia) non possono essere considerati più tali da tempo. Il gruppo facente capo a Franco Lo Conte sembra abbia chiesto al presidente del Consiglio provinciale: ma siamo considerati maggioranza o no? Pura provocazione?

Al di là di questo piccolo dettaglio, le telefonate si rincorrono. L’obiettivo è: cosa fare? Una cosa è certa: si tratta di capire come venirne fuori da un gran pastrocchio (?).

La strada seguita è quella giusta?

IL POPOLO DELLA LIBERTA’. Franco Di Cecilia capogruppo del Popolo della Libertà in Consiglio provinciale: “Abbiamo ritenuto opportuno procedere alla decadenza per non privare l’Ente di un governo legittimamente eletto alla luce della comprensibile rinuncia da parte del presidente Sibilia che continuerà a rappresentare gli interessi degli irpini in Parlamento. Anche perché procedere alla nomina di un commissario  non sarebbe stata la cosa più saggia considerate le battaglie territoriali che ci aspettano come la questione inerente al capoluogo. Del resto basti pensare alla prima cosa che ha fatto il commissario prefettizio di Avellino: revocò il ricorso del Tar. E’ un momento troppo delicato per il territorio (fabbriche che chiudono, tagli agli ospedali, ipotesi di discariche non ancora tramontate). E’ opportuno che la Provincia possa proseguire e arrivare fino alla fine del mandato elettorale con un governo legittimato dagli elettori”.

Ma c’è chi sostiene che il 21 gennaio arriverà il commissario? Esiste un escamotage legislativo o è un dubbio infondato?

“Ritengo che si confonda l’atteggiamento politico con la tecnica giuridica. Sono un politico e non un avvocato e devo capire qual è l’interesse dell’Irpinia. Ci sono tanti altri che reputano questa strada legittima. La procedura è quella sicuramente più politicamente opportuna. Faccio politica e non l’azzeccacarbugli. La Provincia ha il compito di tentare la strada della decadenza”.

Ma il rischio commissariamento c’è o non c’è?

“Credo non ci sia. La nostra è una strada da percorrere vincendo dubbi e sospetti di qualche consigliere. Abbiamo il parere autorevole del direttore generale dell’Ente Provincia”.

L’accusa più volte mossa è: perché Sibilia non ha rimesso il mandato prima?

“Ad ottobre eravamo sotto attacco. Credo che sia stato un atto di responsabilità e di amore per la sua terra. Ha fatto bene a dimettersi ora e non prima”.

I DUBBI STRILLATI DI CARMINE DE ANGELIS. La legge di stabilità – numero 28 del 2012 articolo 1 comma 115 – porta con sé l’ombra del commissariamento. Ad invocarla e a mettere in guardia è stato più volte proprio Carmine De Angelis nelle vesti di consigliere ma anche di docente universitario di diritto pubblico presso la Terza Università di Roma. La sua sottolineatura suona ancora una volta così: “Sibilia avrebbe fatto meglio a muoversi in tempo così come hanno fatto i suoi colleghi Edmondo Cirielli (Salerno) e Luigi Cesaro (Napoli)”. Solo così non avrebbe messo a repentaglio il destino di Palazzo Caracciolo che dopo il 21 gennaio potrebbe trovarsi sul piatto d’argento il ben servito che corrisponde al nome del commissario. Dunque squadra azzerata, tutti a casa.”

Ma prevarrà questa interpretazione? Chissà…

“Non è una questione politica – continua De Angelis – ma di legittimità. La decadenza doveva essere considerata per tempo. Mi rifiuto di votare un provvedimento illegittimo. Ritengo questa esperienza disastrosa dal punto di vista politico”.

IL PARTITO DEMOCRATICO. Alberta De Simone attuale capogruppo del Pd, nonché ex presidente e parlamentare: “L’atto di decadenza è un automatismo stabilito dalla legge che recita: l’accettazione di candidature alla Camera e Senato per presidenti, sindaci…. comporta, in ogni caso, la decadenza dai ruoli elettivi. A mio parere una delibera del Consiglio non è nemmeno necessaria. Il giudizio mio e dell’intero gruppo Pd su questa vicenda delle dimissioni di Sibilia oltreché di Galasso di volersi candidare al Parlamento è estremamente negativo perché si tratta di lasciare sguarnita la provincia ma anche la città in un momento in cui resta ancora in piedi la questione relativa all’accorpamento e alla mega discarica nel Formicoso”.

Ma incombe il rischio commissariamento o no?

“Ritengo di no”.

IL DOCUMENTO DELL’OPPOSIZIONE. “I gruppi consiliari del Pd, Sel, Centro sinistra alternativo esprimono il più netto dissenso per il fatto che il presidente sen. Sibilia, eletto dal popolo per il mandato amministrativo di 5 anni, abbia deciso di non concluderlo optando per una candidatura sicura al Parlamento. Ciò costituisce una offesa alle dinamiche democratiche e contribuisce ad alimentare l’ondata di antipolitica anche nella nostra Provincia. Ovviamente tale giudizio negativo riguarda anche la maggioranza di centrodestra che ha la responsabilità di aver condiviso tale percorso. Questo passaggio impone a ciascuno (maggioranza e opposizione) la massima chiarezza politica nelle scelte. Per questo motivo senza mettere in dubbio le procedure legislative che consentono al consiglio di avere comunicazione della avvenuta decadenza del presidente della Provincia, affermiamo che non faremo mancare il nostro contributo costruttivo nel prosieguo del consiglio provinciale e nella tutela e salvaguardia del territorio irpino e del suo capoluogo”.

Fonte: Il Sannio Quotidiano (Teresa Lombardo)