Avellino – Ciclo di incontri al Godot con Marina Brancato

L’iniziativa è pensata e costruita come un luogo aperto di confronto e discussione.

teatroooooAvellino – Giovedì 5 Febbraio alle ore 18.00, il Godot presenta un nuovo ciclo di incontri a cura di Marina Brancato dal titolo “Uscite di Emergenza: nuovi sillabari della città. Rituali, Media, Narrazioni”.
Il progetto nasce da un’urgenza culturale che è anche politica e sociale: quella di trasformare la realtà di un luogo in base alle riflessioni che possono essere fatte attraverso le concezioni di spazio e tempo. L’iniziativa è pensata e costruita come un luogo aperto di confronto e discussione in cui possa delinearsi un avvicinamento tra analisi, riflessione e ricerca su tematiche che legano lo spazio urbano alla cultura e alla vita quotidiana, alla memoria, alla teoria sociale, alla comunicazione, ai media e ai consumi culturali .
Gli incontri si svolgeranno come una conversazione di gruppo, a cadenza quindicinale, intorno a volumi di recente pubblicazione, a documentari e/o ricerche in corso che abbiano come temi lo spazio e il tempo declinati in diversi ambiti delle cosiddette scienze sociali.

 
Il primo incontro, dal titolo “Blues Mediterraneo” con il prof. Iain Chambers che parlerà dell’ambivalenza della modernità e della cultura urbana odierna in termini delle sfide critiche proposte dalla musica e dalle migrazioni. 
Chambers è un esperto di studi culturali britannico, è membro del gruppo diretto da Stuart Hall all’Università di Birmingham dov’è stato uno dei principali esponenti del celebre Centro per gli Studi della Cultura Contemporanea . Successivamente si è trasferito in Italia dove attualmente insegna Studi culturali e postcoloniali all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” dove ha fondato il Centro per gli Studi Postcoloniali. È autore di numerosi volumi di successo scritti in inglese e in italiano e tradotti in diverse lingue. I suoi campi di studio spaziano dall’urbanizzazione alla cultura popolare, la musica, la memoria, la modernità.
Tra le sue pubblicazioni “Mediterraneo blues. Musiche, malinconia postcoloniale, pensieri marittimi”, “ Le molte voci del Mediterraneo”, “Ritmi urbani”.

 
Venerdì 6 Febbraio alle ore 21.00  per la rassegna “Una certa Idea di Teatro” andrà in scena”Tentata Memoria”, con la collaborazione di Sciapò. Uno spettacolo scritto e interpretato daEduardo Ammendola per la regia di Nicola Laieta, coprodotto dalla Fondazione Beneventano.
Mimmo Beneventano fu un medico, un comunista militante, un cattolico praticante e consigliere comunale a Ottaviano a partire dal 1975. Nella sua vita non ebbe mai paura di denunciare gli atti camorristici di Raffaele Cutolo e di chi lo seguiva, usando parole dure e dirette. Il suo coraggio fu punito nel novembre del 1980 da una pallottola che lo uccise davanti agli occhi della madre. “Tentata Memoria” racconta la sua storia, insieme a quella dell’autore e interprete del testo, in un monologo in cui il ricordare diventa un modo per agire sul presente.
Per raccontare la storia di Mimmo Beneventano, Eduardo Ammendola e Nicola Laieta hanno scelto la forma del cunto, dell’orazione civile che si fa strada a partire dalla memoria collettiva. L’autore incrocia in maniera ironica ed emozionante, spiazzante e improvvisa, articoli giornalistici e ricordi personali, documenti storici e episodi di vita, attraverso i quali ricorda insieme al pubblico frammenti di vita, di storia della sua terra e di Domenico Beneventano, un medico come lui vissuto come lui ad Ottaviano, ucciso dalla camorra a pochi passi dalla sua abitazione, trasformando la sua orazione civile in un vero e proprio rito di memoria collettiva. L’azione del ricordare, del documentare, non è qui un’azione orientata al passato, ma un gesto attivo per il presente, e la figura di chi ricorda ritrova nella figura evocata (ma mai conosciuta), un doppio, un compagno di viaggio, un collega con cui dialogare.
Sciapò è una rassegna di teatro a cappello nata nel 2011 da un’idea di Domenico Santo per il Teatro Civico 14 di Caserta.
Fare cappello significa non pagare prima, ma dopo, e solo in base al gradimento dello spettacolo proposto.
Il cappello è nato nel 1500, con la COMMEDIA DELL’ARTE, quando per la prima volta nella storia dell’umanità, fare l’artista diventa un mestiere, con i cui guadagni si vive. Questa fu una vera e propria rivoluzione, sia artistica che socioeconomica: socioeconomica perché per la prima volta i commedianti non erano più chiamati a rispondere a un signore, ma dovevano farsi imprenditori diretti del proprio lavoro; artistica, per la strettissima interrelazione fra i guadagni e quello che si faceva in scena. Ogni attore sapeva che se avesse sbagliato una battuta sarebbe stato multato dalla compagnia, perché il cappello sarebbe stato più magro; ogni capocomico sapeva che un canovaccio avrebbe continuato a girare di piazza in piazza solo se il cappello lo avesse promosso. Il pubblico, grazie al democraticissimo cappello, era fruitore, giudice e produttore dello spettacolo, e tutta la compagnia lavorava esclusivamente per lui.
Oggi, proprio come nel XVI secolo, le compagnie sono sempre più spesso chiamate a diventare imprenditrici della propria arte: quale strumento migliore del cappello?
Sciapò vuole riportare il cappello nel teatro, per ridare alle compagnie la visibilità che hanno perso, grazie alla creazione di una rete che già per la stagione 2013-14 può vantare 5 piazze in 3 regioni, e per ridare al pubblico il potere di scegliere e il piacere di tornare a teatro.
Source: www.irpinia24.it