Avellino – “Viti e vino in Irpinia. Prodotti e produttori”, l’eccellenza dell’Irpinia
Avellino – “Bisogna tener presente sempre il produttore ed i suoi sacrifici; senza il produttore non esisterebbe il suo frutto che è il prodotto. Non ci sarebbe la proposta: è il produttore che avanza il brand e pertanto in questa sede cerchiamo di occuparci del ruolo del produttore nel mondo del vino.” Queste le parole d’introduzione di Giovanni Ardolino durante il convegno “Viti e vino in Irpinia, prodotti e produttori”, nato nell’ambito della rassegna “La Bella estate”, che si protrarrà fino al 24 agosto. La rassegna nasce per sostenere i prodotti tipici locali e consiste in 50 giorni di arte, musica, cinema, letteratura declinate in esposizioni, rappresentazioni teatrali, convegni, laboratori di gusto, mostre e concerti.
“La Filiera vitivinicola irpina è arrivata a livelli di eccellenza – ha affermato uno dei partecipanti allìincontro, Alfonso Tartaglia, dirigente del servizio territoriale provinciale di Avellino – L’irpinia ha ottenuto ben tre qualità di vino DOCG, ha una storia ed una tradizione. Negli anni addietro – ha continuato Tartaglia – esistevano frazionamenti di aziende, invece, oggi si sta pensando all’aggregazione il ché è importante poiché un’azienda va considerata a livello europeo non nazionale. Per quanto riguarda la filiera vitivinicola nella fattispecie – ha chiosato Tartaglia – Essa ha anticipato le altre filiere, olivola e lattiera, Usufruendo dei fondi europei. Il futuro delle aziende vitivinicole – ha infine chiosato l’esperto – sta nella sostenibilità e nella formazione.”
Durante il corso della manifestazione, a cui hanno assistito anche il sindaco della città di Avellino Paolo Foti e l’assessore alla cultura Nunzio Cignarella, è stato presentato il libro di Luciana Palumbo, dirigente dell’associazione nazionale sociologi di Avellino e Benevento, “La produzione vitivinicola di qualità in Campania. Protagonisti e territorio”
“La Campania ha una grossa risorsa: l’enologia e il business del vino, nati proprio in questa regione, in tempi molto lontani – si legge nella quarte di copertina del volume, edito Mephite – Se ancora esistono, significa che hanno un sicuro valore, fatto di unicità. Diventa importante guadagnare competenza. Si è competenti quando si è capaci di non perdere il proprio obiettivo, che non è il profitto ma il riconoscimento sul mercato. E’ chiaro: la qualità resta il principale fattore sul quale puntare per conservare il mercato. E la provenienza territorialità – conclude Luciana Palumbo – resta l’imprescindibile chiave attorno cui può snodarsi il mantenimento e l’ulteriore sviluppo della filiera vitivinicola.”
L’appuntamento con il vino e la produzione gastronomica irpina non termina qui. La rassegna prevede quattro “Meditazioni sul gusto”, che consistono in degustazioni guidate da Angelo Maglio, agronomo e rappresentante dell’associazione italiana Sommelier, che riguarderanno il Taurasi, il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino, il pane e l’olio ed infine formaggi e mieli.