Avvenire intervista Giuseppe De Mita – «Bando ai personalismi. È un appello per unire l`area alternativa al Pd»

demitagiuseppeROMA Parlare di un accordo tra partiti è «improprio» per Giuseppe De Mita, vicesegretario dell’Udc. «Sarebbe troppo schiacciato sul presente – argomenta il deputato, nipote dell’ex segretario De Ciriaco -, invece prova a essere uno sguardo lungo sul futuro». Per aggregare in un partito l’area «non di sinistra». E ricomporre un «bipolarismo temperato», con due forze che «non si combattono a insulti, ma con la qualità delle proposte». Come definire allora questo processo? Come un appello, che rimanda quasi a una responsabilità storica. Appello del quale ognuno è allo stesso tempo mittente e destinatario. Non c’è una posizione preminente che aggrega gli altri, ma una convergenza comune e reciproca, mettendo da parte i personalismi. Da dove intendete partire? Il quadro politico che si è determinato l’anno scorso è ancora presente. Ormai centrosinistra e centrodestra – per come li abbiamo conosciuti nell’ultimo ventennio – sono categorie descrittive di comodo, che ognuno di noi si porta dietro. Lo capisco. Io parlerò di area popolare altri di centrodestra. Che, però, è ormai una definizione priva di significato politico, perché per noi è stato Berlusconi. Ma il modello sociale su cui si è basato, l’individualismo, evenuto meno. Va recuperato il popolarismo e il suo ancoraggio alla persona e alla comunità. Renzi è già fuori dalle categorie da lei evocate. Esattamente. E ha una linea politica che aggrega in modo diverso l’elettorato. Mentre nell’area “non-Pd” si sta creando un vuoto di rappresentanza. Tanto che i sondaggi ci dicono che, con la nuova legge elettorale, i primi partiti sarebbero Pd e Grillo. Grillo è il capofila di quelli che definite populismi. Come Berlusconi. Ma i loro voti U dovrete contendere. Eccitano un disagio che si colloca per metà nell’astensione, per l’altra nel voto di protesta. La nostra attenzione deve andare soprattutto ai primi. Siamo competitivi con il Pd, ma vogliamo emarginare i populismi.

 

Intervista pubblicata dal quotidiano Avvenire