Stop alla svendita del patrimonio pubblico di Avellino
Legambiente chiede strategie sostenibili per il risanamento finanziario e la tutela del territorio
Sacrificare il patrimonio pubblico per coprire una cattiva gestione non può essere il destino del Comune di Avellino – è netta la posizione di Legambiente Avellino sulla situazione del Comune capoluogo.
Una scelta sbagliata, resa ancora più grave dal fatto che ciò che rende “appetibili” questi beni è solo la possibilità per i privati di costruire.
Conosciamo la mole debitoria del Comune di Avellino e abbiamo letto le linee programmatiche della gestione commissariale. Sappiamo che è fondamentale per il futuro di Avellino e degli Avellinesi recuperare e risanare i conti del Comune ma, allo stesso tempo, non si può mettere a repentaglio il patrimonio pubblico continuando a consumare il suolo di questa città.
Come associazione portatrice di interessi diffusi riteniamo sia necessario:
- stabilire e indicare alla città un ordine di priorità sulle modalità di riassestamento dei conti pubblici;
- razionalizzazione della spesa corrente, eliminando sprechi e inefficienze senza compromettere la qualità dei servizi forniti
- ottimizzazione della riscossione delle entrate individuando anche nuove fonti di entrate, per arrivare a una stabilità finanziaria ordinaria.
L’alienazione dei beni pubblici deve infatti rappresentare un’extrema ratio e non la prima soluzione ricercata, col rischio di essere la panacea per non stabilizzare la gestione finanziaria comunale.
Qualora invece, per la grave situazione attuale e dopo aver verificato tutte le altre possibilità di rientro dal debito, si renda necessario perseguirla, crediamo sia opportuno che la vendita dei beni sia fatta tenendo conto del ristoro che la collettività deve avere, non solo in termini monetari, ma con la fornitura di servizi ai cittadini e alle cittadine di Avellino, di edilizia pubblica, di servizi comuni e spazi condivisi, capaci di generare valore sociale e non solo profitto privato.
Privare una comunità dei suoi beni pubblici per la cattiva gestione amministrativa è un fallimento della politica e un danno irrecuperabile per le attuali e future generazioni!
Analogamente riteniamo che, così come va scongiurata la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, va evitata la svendita dell’altro bene comune che è il territorio stesso, aumentando il consumo di suolo con la cessione dei diritti edificatori, di cubatura e di trasferimento di volumetrie, vista soprattutto la già alta cementificazione del territorio, troppe volte deturpato e martoriato anche dalla piaga dell’abusivismo edilizio, come certificano i dossier Ecomafia degli ultimi anni targati Legambiente e l’inchiesta in corso in materia portata avanti dalla Procura della Repubblica.
Ad Avellino si è costruito troppo, spesso anche in posti dove non andava messo cemento. Con un PUC vigente vecchio di venti anni e una prospettiva dell’epoca di una città in crescita abitativa, oggi in pieno declino demografico, si creerebbe un danno enorme al patrimonio naturalistico e alla comunità avellinese.
In città c’è una quantità innumerevole di appartamenti sfitti e di palazzi inabitabili a causa delle pessime condizioni. Si immagini una riqualificazione di quelle zone in ottica anche delle più moderne linee guida urbanistiche europee.
Lo scorso anno, in piena campagna elettorale, abbiamo proposto 10 punti per una città orientata verso una vera transizione ecologica. Tra questi, c’era l’impegno per un Piano Urbanistico Comunale a zero consumo di suolo: non una provocazione, ma una visione concreta di città che mette al centro le persone e si oppone alla crisi climatica.
Per queste motivazioni ci appelliamo con forza e convinzione alle istituzioni competenti e al lavoro dei commissari, affinché non si imbocchi questa strada di esclusivo risanamento dei conti e di impoverimento del patrimonio pubblico e della collettività ma si persegua una più ampia visione di attenzione ai servizi, ai beni e alle necessità degli Avellinesi.