Di Giacomo (SPP): “No all’archiviazione per malore improvviso”

“Agente morto in servizio a Santa Maria C.P. (CE), chiediamo rigorosi accertamenti”

polizia penitenziariaLa morte per “malore improvviso” di un agente penitenziario di 57 anni, in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, deve riaccendere l’attenzione e l’impegno, innanzitutto dell’Amministrazione Penitenziaria, sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario che, come denunciamo da troppo tempo, sono diventate inaccettabili”.

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenzia rivolgendo il più sentito cordoglio ed affetto alla famiglia dell’agente penitenziario deceduto in servizio.

Proprio in questi giorni – continua – sono stati diffusi i dati di una ricerca realizzata dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con la direzione generale della formazione del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero, che ha coinvolto oltre un migliaio tra agenti, sovrintendenti e ispettori. Tra le conclusioni – sottolinea Di Giacomo – per evitare il burnout, “non bisogna né nutrire un’attenzione spasmodica per la sicurezza dell’istituto, perché porta ad atteggiamenti ostili nei confronti dei detenuti e, di riflesso, a un clima lavorativo di malessere; ma nemmeno, al contrario, essere eccessivamente focalizzati sulla finalità rieducativa”.

Senza mettere in discussione le valutazioni degli psicologi e dei ricercatori ci permettiamo comunque di dissentire su una conclusione: “la relazione con il detenuto è più fonte di benessere che di malessere, quando è costruita in maniera adeguata”. Purtroppo le rivolte di questi ultimi giorni e le centinaia di aggressioni al personale che si verificano ogni mese – afferma Di Giacomo – vanno in tutt’altra direzione di quella indicata nella ricerca. Per noi sono in particolare i turni massacranti sino a 12-14 ore al giorno, l’impossibilità a fare ferie e le continue violenze di detenuti a determinare le attuali condizioni di lavoro del personale esausto e senza un’adeguata tutela prima di tutto riferita alla propria incolumità. La riprova è che almeno 500 agenti dopo i primi mesi dall’assunzione non ce la fanno a reggere questi ritmi stressanti e si dimettono. Per tutto questo non possiamo accettare che la morte del nostro collega di Santa Maria sia rapidamente archiviata come “malore improvviso” e chiediamo rigorosi accertamenti. Accettiamo piuttosto – conclude il segretario S.PP. – l’indicazione della ricerca ad intervenire sulla fase di formazione della Polizia penitenziaria, per aiutare il personale a gestire al meglio la vicinanza emotiva con chi sta scontando una pena e aggiungiamo l’istituzione servizi di supporto medico”.

Source: www.irpinia24.it