Turismo – De Mita: “Vivere la condizione dell’oggi per cogliere il futuro”

de mita gL’intervento di Giuseppe pubblicato da “Il Mattino” relativo allo sviluppo turistico dell’Irpinia in vista del workshop di Bagnoli Irpino di oggi pomeriggio.

“Finora, a livello nazionale, si è ragionato di turismo con scarsa attenzione alle dinamiche storiche e senza che il fenomeno turistico fosse considerato come un fattore produttivo determinante in un sistema che vede vacillare sempre più l’industria. Mi sono progressivamente convinto che la lettura della condizione storica sia, perciò, uno strumento potente di spiegazione di quello che sta accadendo o di ciò che non è accaduto. Il dato di partenza è che il turismo in Italia non è mai stato concepito come sistema. Ciò che vediamo oggi è perciò il risultato di una debolezza. Al contrario, è proprio la condizione storica attuale a dare al turismo un rilievo non più marginale ed episodico.
Quest’assenza di strategia è facilmente riscontrabile anche in Irpinia. Basta pensare a Montevergine o a Caposele, due località attraversate ogni anno da due milioni di pellegrini che non vengono censiti e di cui non c’è traccia nelle analisi economiche territoriali. Oggi il contesto economico ci consente di guardare al turismo, di leggere il fenomeno turistico attraverso una nuova lente. E’ quello che sta facendo anche il Ministro Bray. E’ quello che abbiamo provato a fare nei mesi scorsi anche in Regione Campania, introducendo una lettura che comprendesse e assumesse la complessità del fenomeno turistico. Lo abbiamo fatto nell’utilizzo dei fondi per la partecipazione alle fiere attraverso una collaborazione più stringente con il mondo delle imprese e utilizzando parte delle risorse, prima destinate alle delegazioni regionali, per ospitare giornalisti ed operatori sul territorio campano. Coincidenza o no, da un po’ di stagioni i dati di presenze ed arrivi sono in netto miglioramento. Lo abbiamo fatto, ancora, con il bando sull’obiettivo operativo 1.9 per la valorizzazione dei beni culturali, introducendo per la prima volta il concetto di gestione del bene riqualificato e prevedendo la revoca del finanziamento pubblico in caso di mancato rispetto dell’obbligo stesso di gestione. Lo abbiamo fatto anche in occasione della definizione del regolamento per l’Albergo Diffuso. Adesso è il professor Dall’Ara a dirci che quel regolamento è il migliore oggi vigente. Come me lo spiego? La norma non si limita a perimetrare l’albergo diffuso rispetto alle pietre, agli immobili, ma lo cala in una necessaria dimensione imprenditoriale figlia del concetto di turismo come fattore produttivo.
L’evidenza, dunque, è di un settore che si evolve. Oggi il turismo di massa si è trasformato in un turismo di moltitudini dove la motivazione prima è la ricerca del benessere, sia esso legato al mare, al vino, alla natura o alla cultura. Il tema, quindi, e vale anche per l’Irpinia, non è l’ingrossamento dell’offerta, come accaduto nella prima programmazione dei fondi comunitari e che ne condiziona e determina una valutazione in chiaroscuro. Oggi il tema è quello della qualità dei servizi che determina le condizioni per il benessere che si cerca dentro le pratiche turistiche.
Queste premesse valgono tanto più per l’Irpinia dove il turismo può essere legato alla cultura – in un’accezione di nicchia, se non di avanguardia – al naturalistico, all’agroalimentare e in generale alle tipicità.
In Irpinia abbiamo bisogno di esperienze pilota che non siano escludenti, ma che devono generare mimesi. La cornice dentro la quale inserire questo processo è quella del Piano di Azioni contenuto nel Protocollo d’intesa siglato un anno fa tra Regione Campania e Provincia di Avellino. E’ in questo quadro che possono trovare spazio le ambizioni turistiche di territori quali l’Alta Irpinia, la Baronia, il Laceno o, ancora, Mirabella ed Avella sull’archeologico, la valle del Calore sul vitivinicolo.
Dobbiamo riuscire a cogliere le specificità e costruire un’offerta adeguata, in linea ed in grado di intercettare una domanda che esiste. Per farlo servono poche risorse, ma è necessaria una forte coesione territoriale, così come devono crescere attori sociali che acquisiscano una sempre crescente consapevolezza del territorio, dei suoi limiti e delle sue potenzialità da leggere ed incardinare dentro un contesto più generale che si presenta oggi così come descritto in premessa. E’ quello che il Ministro Bray sostiene, è quello che molti studi confermano.
E’ chiaro come si tratti di un processo complicato e che investe una dimensione che è in primo luogo culturale. E’ necessaria una specifica sensibilità che consenta di leggere la fase attuale non come un momento di depauperamento e di progressiva desertificazione. Chi interpreta così la condizione attuale vive con gli occhi rivolti indietro. Chi, al contrario, sarà in grado di vivere la condizione dell’oggi come una grande opportunità, allora è pronto a cogliere il futuro”.