Terremoto dell’Irpinia del 1980, mostra fotografica al “Regina Margherita”
Le immagini saranno visibili al pubblico fino al 27 novembre
Avellino – È stata presentata questa mattina, presso l’Istituto Comprensivo “Regina Margherita” di Piazza Garibaldi, la mostra fotografica dedicata al tragico terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980, a 39 anni di distanza dall’evento sismico che provocò circa 3.000 vittime e distrusse una parte consistente dei centri abitati della Campania e della Basilicata.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 27 novembre e renderà visibile al pubblico le fotografie provenienti dalla collezione-archivio di Dentice Pantaleone, dal titolo “Immagini, racconti, ricordi…”. Attraverso una serie di testimonianze fotografiche, libri e giornali dell’epoca, accompagnata dalle letture di brani e poesie scritte da Antonietta Gnerre, Monia Gaita, Carmelina Di Maio e Carmine Montella, viene mantenuto vivo il ricordo di una tragedia che ha scosso il destino di intere famiglie, raso al suolo centinaia di comuni del Sud Italia e segnato indelebilmente il tessuto sociale ed economico dei territori e delle comunità colpite nel corso dei decenni successivi. Oltre al repertorio archivistico di Dentice Pantaleone, è in esposizione anche la tela del pittore Fernando Masi, “L’Esodo”, realizzata nel 1981 e rievocante i drammatici attimi di vita degli sfollati, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, distrutte dal sisma.
“La mostra nasce non solo per omaggiare chi, a causa di questa tragedia, ha perso ciò che aveva di più caro, ma anche a far sì che questo ricordo non venga smarrito e non rimanga qualcosa di sterile” ha affermato Alessandra Iannuzzi, Presidente della Commissione Cultura del Comune di Avellino. “È stato fatto molto per quella tragedia, arrivarono tanti aiuti e tanta solidarietà da parte di persone lontane da queste zone, ma c’è ancora tanto da fare perché ci sono dei segni e delle ferite ancora visibili del terremoto e persone che vivono in condizioni non ancora ottimali”. È importante ancora oggi, dopo 39 anni, tenere in vita la memoria di quel drammatico evento: “Anche se non tutti abbiamo vissuto questa tragedia, appartiene al luogo in cui siamo nati e ha reso il popolo irpino quello che oggi è”.