Avellino – Presentazione del libro di Barbaro: “Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà”
Questo libro racconta quanto sia forte la tentazione del Governo del dominio dei pochi sui molti
Avellino – Questo pomeriggio, alle ore 18:00 presso il circolo della stampa, si è tenuta la presentazione del libro del giornalista Alessandro Barbano dal titolo: “Troppi diritti. L’italia tradita dalla libertà”. Durante la presentazione si è venuto a creare un dibattito attraverso gli interventi del docente di economia aziendale all’università Federico II di Napoli Paolo Ricci e del docente di storia della filosofia politica dell’università degli studi di Salerno Francesco Saverio Festa. Il tema principale riguardava il diritto da intendere come un bastione oppure in movimento, il quale si adegua al cambiamento del mondo. Soprattutto considerando che i due interlocutori sopracitati hanno definito questo come un libro che fa discutere ma che manca di pro, dove si intravedono delle soluzioni ma non viene meno un capitolo, cioè la visione della società fra 5 anni. “I troppi diritti, in Italia, fanno male quando sono scollegati dai Governi, l’articolo 2 della Costituzione riconosce le libertà inviolabili dell’uomo che chiede l’adempimento dei doveri di solidarietà economica, sociale e politica- comincia Barbano.
Io credo che si sia prodotta una frattura nella cultura politica e civile del nostro tempo, in questo c’è uno specifico italiano nel quale è visibile, e i diritti hanno perso il contatto col mondo. Questo libro racconta quanto sia forte la tentazione del Governo del dominio dei pochi sui molti e che questo abbia prodotto il divorzio dei saperi e dei doveri. Poi riferendosi al nuovo governo continua lo scrittore- “Credo che dobbiamo reintermiedare la democrazia, ricostruire le forme del potere e del sapere. Si tratta di un processo lungo e lento dobbiamo tornare a convincere i cittadini che le soluzioni spicce sono false, un paese invece progredisce nell’incontro e nella mediazione, cioè la sintesi tra più interessi verso un bene comune, con l’obbiettivo di una pedagogia civile che manca in questo momento. Questo recupero di cultura democratica è utile non solo a chi difende i valori della democrazia rappresentativa ma anche a chi immagina di poterli sostituire e surclassare”.