Iannace in Regione sull’anniversario della morte di Delcogliano e Iermano: “Un esempio politico per i giovani campani”
"Li vorrei ricordare con le parole di mio padre che ne apprezzava l’impegno politico in Regione, la disponibilità umana, l’onestà e la voglia di fare per la Campania"
Napoli – In occasione del trentacinquesimo anniversario dell’assassinio degli esponenti DC Raffaele Delcogliano e Aldo Iermano ad opera delle Brigate Rosse, l’onorevole Carlo Iannace ne ricorda così la storia:“Oggi durante la seduta odierna di consiglio regionale ho ricordato la figura dell’assessore Raffaele Delcogliano e del suo collaboratore Aldo Iermano trucidati il 27 aprile del 1982, da un commando delle Brigate Rosse a Napoli. L’esponente politico della Dc Raffaele Delcogliano, insieme al suo collaboratore Aldo Iermano, furono trucidato il 27 aprile del 1982, da un commando delle Brigate Rosse a Napoli. In questi giorni cade il trentacinquesimo anniversario della tragica morte per mano delle brigate rosse.
Voglio ricordare il sacrifico di Delcogliano e Iermano perché possano essere un esempio di impegno politico per tutti i giovani di della Campania.Quando Delcogliano fu eletto al Consiglio Regionale della Campania nel 1980, io muovevo i primi passi in politica; seguivo mio padre, sindaco democristiano di un piccolo comune della provincia di Benevento, ed ero impegnato nel movimento giovanile della democrazia cristiana. Mio padre fu molto colpito dalla morte di Delcogliano e mi parlava di questo giovane assessore ucciso dalle brigate rosse, e mi parlava dell’impegno continuo profuso per risolvere le questioni della formazione professionale e delle idee che aveva per dare una dignità alle aree interne della Campania.
Mio padre riteneva che Delcogliano avesse capacità di sintesi, di affrontare e risolvere i problemi ed lo considerava una speranza di rinnovamento e riscatto. E invece la morte di Delcogliano aveva avuto l’effetto di cristallizzare, di congelare la dimensione politica e umana delle aree interne. Come se quella tragica fine avesse avvolto tutti in un triste incantesimo. Inutile ricordare che gli anni 80 erano anni bui, la stagione del terrorismo mieteva vittime, ma lo sconcerto maggiore derivava dal fatto che chi premeva il grilletto erano giovani poco più grandi di me.
Oggi con sincera commozione ho ricordato nel consiglio regionale Delcogliano e Iermano, sapendo che Delcogliano che è stato consigliere e assessore in questo consesso. Lo vorrei ricordare con le parole di mio padre che ne apprezzava l’impegno politico in Regione, la disponibilità umana, l’onestà e la voglia di fare per la Campania, una capacità di affrontare i problemi senza mai chiedere il colore politico delle persone che incontrava.
Ho letto il libro di Luigi Grimaldi “Il patto infame”, pubblicato pochi mesi sulla morte dell’assessore Delcogliano. Mi ha molto colpito la frase pronunciata durante una assemblea: “Quando si fanno discorsi come li faccio io, forse non salvo neanche me stesso”. Nel libro si descrive di un giovane Delcogliano che aveva preso le distanze dalla logica dei favori in cambio di voti e lavorava per dare speranza a un Sud in ricerca di riscatto civile e sociale.
E come non possono colpire le parole della madre di Delcogliano, riferita ai terroristi che hanno ucciso il proprio figlio: “ Che vengano qui a vedere come è fatto il dolore, che cosa è davvero la vita. Toglieteli dalle gabbie perché imparino a conoscere chi sono le loro vittime. Sparano ai simboli, ma uccidono uomini… Bisogna perdonarli. Si, io li perdono perché è il solo modo per salvare altre vite… è un perdono che vale molto di più di una condanna”.