Psicologia – IV perno della comunicazione attraverso la mediazione
Nel seminario tenutosi ad Avellino l'8 Novembre si è discusso sulla tematica " Genitori e Figli:Cresciamo insieme? " . Buona affluenza e grande soddisfazione da parte degli esperti
Avellino – La VII edizione della settimana del Benessere Psicologico in Campania è iniziata il 7 Novembre e terminerà il 12. Anche Avellino è stata presente come sede di incontro infatti in data 8 c.m., presso l’Istituto Comprensivo Luigi Perna – Dante Alighieri, si è tenuto un seminario con al centro la tematica “ Genitori e Figli: Cresciamo insieme? “. Il centro della discussione verteva sulla riflessione, da parte dei cittadini, istituzioni e organizzazioni, dello sviluppo del benessere psicologico nei luoghi in cui ciascuno di noi vive e in cui i nostri figli crescono.
L’evento ha avuto buona affluenza e grande partecipazione, soprattutto da parte di genitori e docenti, i quali hanno esposto diverse domande di chiarimento che hanno avuto un efficace risposta.
“ L’incontro che abbiamo proposto era innanzitutto un momento di riflessione tra genitori, docenti e psicologi sul tema del cambiamento. Il passaggio dall’ambiente familiare all’inserimento nel mondo della scuola è la prima variazione di vita nel bambino, e porta con se una sorta di perdita di riferimenti, i quali possono dar vita ad ansie ed angosce, perciò è importantissimo istituire un rapporto di fiducia con il maestro “ – è quanto affermato dalla Dott.essa Iolanda Fimiani, psicologa e psicoterapeuta – “ In psicologia – prosegue – noi le chiamiamo funzioni, ovvero esercitare delle modalità giuste di approccio. Il contenimento, l’accoglienza, l’elaborazione degli stati d’animo del bambino, già esercitate dai genitori a casa, devono essere riproposte dai docenti a scuola mediante dei codici etici di comportamento. Nel dettaglio, è importante per il bambino che ci sia la sicurezza di trovare qualcuno a casa dopo la scuola … ciò garantisce una fiducia!
Le relazioni tra il bambino e la famiglia sono molto particolari e diventano molto delicate quando avvengono le prime separazioni. Le prime esperienze giocano un ruolo fondamentale sull’istintività del soggetto, e la dott.essa Luigia Visconti, a riguardo, commenta in questo modo la tematica: “ Il preadolescente non è più un bambino ne un ragazzo, è una fase che è un po’ una terra di mezzo. Ciò implica una sorta di contraddizione perché il ragazzo ha necessità di fare delle migrazioni dal corpo infantile e dalla famiglia, ma allo stesso tempo ha ancora una forte necessità di appartenere a quella costante di infanzia che gli è costata fatica ottenere “.
Quindi parliamo di un età delicata, ove anche i docenti hanno grandi responsabilità. “ Sicuramente non si può parlare di una sostituzione – prosegue – infatti non deve avvenire, perché i genitori hanno un ruolo principale, mentre i docenti, pur avendo un ruolo fondamentale di riferimento nella crescita, non si possono sostituire alle madri e i padri, anzi è bene mantenere le giuste distanze ma trovare un modo per cooperare “.
Il romanzo di Edmondo De Amicis, il quale ha ispirato il film conosciutissimo “ Io speriamo che me la cavo “ narra la storia di un maestro ligure trasferito in un paese molto trascurato della Campania. A parte le prime problematiche, questi riesce ad istaurare un rapporto straordinario con i propri alunni perché riesce ad entrare nel loro mondo, potrebbe essere un imput da seguire. “ La figura del maestro elementare è importante – continua la dott.essa Visconti – perché si è ancora piccoli e si cerca l’affettività. Inoltre, è più difficile avere una distanza, infatti si da del tu, a differenza delle scuole medie, ove la crescita del ragazzo porta ad istaurare un rapporto già più formale. Nel film si vede questo, un figura emotiva vicina al mondo. Ciò che conta è la relazione, solo attraverso quest’ultima si può avere una vera guida perchè è stato dato un esempio, e quindi il bambino sperimenta un modo positivo di stare nella relazione “.
Sul punto relativo al personaggio interpretato da Paolo Villaggio in “ Io speriamo che me la cavo “ prende parola nuovamente la dott.essa Fimiami. “ Ciò che è stato vincente – spiega – è che lui ha avuto la forza e la volontà di entrare nel mondo dei ragazzi, scrollandosi di dosso l’etichetta di maestro del nord, attraverso i loro canali di comunicazione. Egli ha utilizzato il loro linguaggio. E’ partito da loro facendoli parlare di se stessi, anche nei temi. La finalità era di far uscire in seguito le loro risorse e questa chiave ha fatto si che il legame sia diventato forte. D’altronde non esiste la perfezione, solo chi ogni giorno commette degli sbagli per rinnovare di continuo il proprio rapporto con gli alunni rasenta l’immagine del giusto. Dopotutto il cambiamento avviene in automatico ogni giorno, perciò sbagliare è inevitabile … solo chi giornalmente continua a provare è realmente un vincitore! “
Dunque la figura dello psicologo dovrebbe essere il quarto perno fondamentale di una scuola funzionante. “ Il ruolo dello psicologo nelle scuole è fondamentale – incalza la dott.essa Visconti – perché credo che possa aiutare famiglie, ragazzi e docenti. Spesso, anche i gli stessi docenti si sentono frustrati, e non hanno neanche la competenza tecnica di entrare in alcune tematiche, perciò vanno sostenuti “.
“ Lo psicologo sostiene tutti e tre le figure – conclude – ma attenzione, lui non è tecnico ma il mediatore, ossia il quarto elemento che aiuta la comunicazione “.
di Michael Mambri