Dal caso Abete alla vicenda Cocchia – la parola a Giovanni Esposito
Il commento di un giovane disabile irpino a riguardo delle ultime news che hanno scosso il nostro capoluogo e sulla salvaguardia dei diritti verso i diversamente abili
Avellino – Coraggio, nella vita ci vuole coraggio. Per fare la cosa giusta, per esprimere la propria opinione anche se contraria con l’intera società. Coraggio non vuol dire non avere paura, ma affrontare quest’ultima per diventare ancora più forte. Un esempio di coraggio lo ha dato stamane Giovanni Esposito, ragazzo disabile di Avellino, il quale ha fatto sentire la sua voce sulle vicende degli ultimi tempi ad Avellino, analizzando con cura e ottima preparazione ogni domanda postagli, difendendo i propri diritti e denunciando, laddove lo Stato è evanescente.
“ C’è stato grande trambusto nell’ultimo mese. La nostra città si è ritrovata al centro dello scandalo per via dell’episodio Abete – spiega Giovanni – ove inizialmente a ritrovarsi nel torto fu il vicequestore e le forze dell’ordine. D’altro canto, bisogna segnalare che Striscia la Notizia sta calcando un po’ troppo la mano sul nostro sito, infatti, in uno degli ultimi servizi andati in onda su canale 5 compaiono i video delle volanti irpine ferme a prendere un caffè durante il turno notturno,ed è stata segnalata la lunga permanenza dei poliziotti al bar. Ritengo che sia una campagna mediatica volta solo a mettere in cattiva luce il nostro servizio d’ordine per giustificare l’operato del loro inviato “. Il giovane irpino commenta anche l’utilizzo della parola “ mongolide “ da parte del vicequestore: “ Una persona che ricopre un così importante ruolo deve avere sangue freddo in ogni situazione. Comprendo l’ansia e la preoccupazione ma questa parola non va usata MAI perché è un’evidente offesa verso la categoria dei diversamente abili “.
La voce di chi è meno fortunato di noi arriva dritta al cuore, ed è davvero insolito che lo Stato resti cieco e immobile verso tali persone, le quali dovrebbero essere più tutelate delle altre considerando i loro problemi. La scuola Enrico Cocchia, ad esempio, è al centro della cronaca irpina. Sabato, contro le disposizioni del dirigente scolastico, è stata chiusa dalla Prefettura perché giudicata inagibile, ci chiediamo cosa sarebbe successo se tale azione non fosse mai avvenuta. “ E’ da diverso tempo che ho dei dubbi riguardo alla barriere architettoniche – continua Giovanni – la scuola Cocchia non ha norme antisismiche e, visti gli avvenimenti dei giorni precedenti e conoscendo il passato di questa terra, non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se fosse avvenuta una scossa “.
“ Non ci sono percorsi per disabili, ne vie di fuga – insiste Giovanni – la Prefettura ha agito per il bene di tutti e lavora meglio della politica locale “. Il giovane illustra anche i provvedimenti presi dal comune di Avellino ma mai applicati: “ E’ stata approvata la nuova convenzione ONU per i diritti verso i disabili, precisamente all’articolo 9, il quale parla dell’accessibilità universale nelle strutture pubbliche. La norma è entrata in vigore ma mai applicata e non si comprende il perchè. Si è lottato incisivamente, soprattutto nelle scuole, ma purtroppo è tutto ancora in stand by “.
Giovanni ha ricoperto il ruolo di presidente della consulta nell’associazione di tutela verso le persone diversamente abili, ed è un membro stimato del Forum dei Giovani di Avellino. A riguardo di quest’ultimo incarico, Giovanni spende parole di vicinanza verso le popolazioni colpite dal sisma nel centro Italia, in quanto è a conoscenza di notizie evinte da un sopralluogo di altri ragazzi del suddetto Forum che si sono recati a Norcia per aiutare i terremotati.
“ Purtroppo per risolvere la situazione legata a tali calamità naturali – dice – occorrerebbe effettuare una revisione totale di ogni edificio italiano. Il problema è che si costruisce per costruire e non si rispettano le norme, ne gli uffici competenti svolgono il loro lavoro di controllo, almeno non ovunque. L’esperienza vissuta a Norcia è simile al sisma avvenuto in Irpinia il 1980. Fortunatamente, almeno per ora, non si sono registrati morti, ma lo Stato deve provvedere tempestivamente ad assegnare le case agli sfollati “.
“ Siamo a Novembre – conclude Giovanni – l’inverno si sta inoltrando sempre di più, e le persone che vivono all’interno di tende non so se sopravviveranno. Dai ragazzi del Forum ho saputo che alcune tende sono state costruite nel fango … ditemi se si può vivere così. La mia preghiera va a queste persone sfortunate, sperando che giunga ai cuori dei politici, sollecitandoli, almeno per una volta nella loro carriera, a intervenire e fare il loro dovere “.
di Michael Mambri