Avellino – La Festa dell’Unità si chiude con Cuperlo
Assegnato anche il Premio Biondi al Centro di Ricerca Guido Dorso
Avellino – L’ultima giornata della Festa dell’Unità 2015 si apre con il conferimento del premio Federico Biondi, riconoscimento che porta il nome di un individuo che lo stesso Francesco Todisco ha definito «uomo di sinistra, archivista e custode della storia della città». Quest’anno, il Circolo Pd V. Foa e la famiglia di Federico Biondi hanno deciso di non assegnare il premio ad un individuo ma ad un ente come il Centro di Ricerca Guido Dorso, nato proprio sulla scorta di un altro avellinese. Gina Biondi, nipote di Federica si è mostrata visibilmente felice della scelta poiché «il rapporto tra mio zio e questo centro di ricerca è stato forte e profondo», al punto che egli stesso decise di donare al Dorso tutta la sua biblioteca in fin di vita.
A ritirare il premio, un dipinto su tela del Maestro Gennaro Vallifuoco, è stato il Segretario del Centro Dorso Giuliana Freda, che ha affermato che «questo premio va a sostengo di tutti coloro che credono nel valore della cultura in Irpinia e nel Mezzogiorno in generale». Subito dopo ha preso la parola lo stesso Francesco Todisco, che ha cercato di tirare le somme di queste tre giornate di pane e politica e di proiettare un nuovo sguardo sul futuro con le sue parole. Todisco fa parte di quella fetta del partito «che si indigna se il partito non è quello che avevamo voluto, nel vedere scelte di Governo che non condividiamo» eppure invita ad interrogarsi «sulla scelta di chi se n’è andato e di chi come noi continua a restarci nel partito» perché si tratta di «interrogativi così profondi che non possono essere risolti nella chiave di lettura renzismo-antirenzismo».
Per Todisco, semplicemente Renzi «è la faccia più esasperata delle trasformazioni che ha subito il Pd», poiché «non è stato lui ad aver avviato le larghe intese o la svolta moderata», ma «l’alternativa va costruita alla luce di un pensiero che faccia ragionare insieme pezzi al di fuori del Partito Democratico e anche i pezzi che si sono adagiati sul pensiero renziano». Si tratta, ovviamente di «una via faticosa», perché «richiede la capacità di riprendere il nostro posto nel Mondo».
In merito alla questione meridionale, Todisco ha affermato la necessità di evitare i soliti cliché «degli investimenti, della spesa, della legalità, della lotta alla criminalità organizzata, della classe dirigente non all’altezza» perché si tratta di «una questione molto più profonda rispetto agli strumenti, che certamente mancano ma che senza un pensiero da parte della classe dirigente italiana ed europea capace di comprendere che questa è la porta dell’Europa […], la questione del mezzogiorno rimarrà così com’è».
Secondo Todisco, «c’è bisogno di un campo largo di forze che, però, si riconoscano in una visione, non mettere insieme tutto ed il contrario di tutto», insomma ci vuole «una visione del Mondo comune». In conclusione, Todisco se l’è presa con coloro che «riducono la questione della sfida a Renzi ad una questione del chi», affermando che «i ragionamenti sono giusti ma poi serve chi ha la forza e la leadership per opporsi a Renzi». A essi, Todisco risponde che «questa roba non appartiene al nostro modo di far politica», che si basa invece sull’«investire energie in un grande sforzo per costruire la classe dirigente del Paese».
A seguire ha preso la parola l’Onorevole Gianni Cuperlo, che in un’intervista concessa prima dell’inizio della manifestazione ha più volte ribadito che «il Pd è il nostro partito» e smentendo quindi le ipotesi di una sinistra a sinistra del Partito democratico, che, per Cuperlo, è oggi «non è ancora il partito che avevamo immaginato […] ma è un architrave largo del centrosinistra che si candida a governare il Paese anche dopo le prossime elezioni politiche», arrivando anche a precisare alla stampa, anche se con un sorriso a mezza bocca «nessun annuncio di scissione, quindi». In merito alla questione meridionale, Cuperlo «il Governo ha dato segnali di voler mettere il Mezzogiorno al centro delle sue priorità […]. Del Rio ha accennato all’ipotesi della defiscalizzazione per gli investimenti in questa parte del Paese e credo che ci siano una serie di terreni su cui lavorare».
Con ciò, Cuperlo intende dire che «non esistono modelli validi per tutti» e che, pertanto, bisogna tenere conto che «7 anni di Crisi [è lo stesso Cuperlo a precisare la necessità di usare l’iniziale maiuscola, ndr] cambiano la via materiale e il modo di pensare delle persone», il che spiega «il motivo per cui nascono partiti dal nulla che raccolgono milioni di voti». Riprendendo una definizione del professore francese Lucien Fevbre, Cupero afferma che «l’Europa finisce dove finiscono i suoi valori di civilità» e afferma che «l’Unione Europea scatena scosse geopolitiche».L’intervento di Cuperlo ha visto l’onorevole fare un giro molto ampio, ma assolutamente non fuori tema, per arrivare a parlare della questione meridionale e degli interrogativi che la sinistra deve oggi risolvere. In quella che può essere definitiva come una lezione di geopolitica, Cuperlo è partito dall’ennesima tragedia dei migranti per richiamare l’immagine di Aylan riverso sulla costa turca e per ricordare che, secondo le stime più recenti, entro il 2020 l’Europa avrà bisogno di 42 milioni di nuovi cittadini per mantenere gli attuali livelli dei sistemi previdenziali. Da qui è saltato poi alla nomina del nuovo leader del Partito Laburista inglese Corbyn, che «è la somma delle caratteristiche che rendono perdente un leader di sinistra eppure vince».
Da quest’ultima affermazione, il Deputato si poi lanciato in una breve spiegazione delle numerose faglie che attanagliano l’Europa, dalla Brexit ai tumulti delle coste nordafricane, dall’Ucraina allo Stato Islamico senza dimenticare la Grecia. Tutto ciò serve a Cupero per affermare che «è necessario uno sguardo di insieme per capire» e che tale sguardo va adottato anche per risolvere «la crisi di identità». Sul da farsi per uscire dalla Crisi, il parlamentare ha le idee molto chiare «quello che serve all’Europa, all’Italia e al Mezzogiorno sono politiche espansive: immettere risorse», motivo per cui promuove il quantitative easing della Bce ma poi si interroga su che fine abbia fatto il Piano Juncker, arrivando a suggerire che la Bce rifiuti gli interessi sui titoli di Stato dei Paesi in difficoltà dell’Unione Europea, che consentirebbe di sbloccare subito miliardi di euro.
In conclusione, per dare manforte al suo discorso Cuperlo cita due meridionali illustri come Giustino Fortunato e Francesco Rosi, in ambo i casi per stimolare la politica a risolvere problemi che il Paese si trascina dietro da troppi anni. Infine, rivolgendosi alla sinistra, Cuperlo invita a giocare come Rivera, ossia «a buttare la palla laddove pensiamo che non potrebbe esserci nessuno a prenderla».
Avellino – L’ultima giornata della Festa dell’Unità 2015 si apre con il conferimento del premio Federico Biondi, riconoscimento che porta il nome di un individuo che lo stesso Francesco Todisco ha definito «uomo di sinistra, archivista e custode della storia della città». Quest’anno, il Circolo Pd V. Foa e la famiglia di Federico Biondi hanno deciso di non assegnare il premio ad un individuo ma ad un ente come il Centro di Ricerca Guido Dorso, nato proprio sulla scorta di un altro avellinese. Gina Biondi, nipote di Federica si è mostrata visibilmente felice della scelta poiché «il rapporto tra mio zio e questo centro di ricerca è stato forte e profondo», al punto che egli stesso decise di donare al Dorso tutta la sua biblioteca in fin di vita.
A ritirare il premio, un dipinto su tela del Maestro Gennaro Vallifuoco, è stato il Segretario del Centro Dorso Giuliana Freda, che ha affermato che «questo premio va a sostengo di tutti coloro che credono nel valore della cultura in Irpinia e nel Mezzogiorno in generale». Subito dopo ha preso la parola lo stesso Francesco Todisco, che ha cercato di tirare le somme di queste tre giornate di pane e politica e di proiettare un nuovo sguardo sul futuro con le sue parole. Todisco fa parte di quella fetta del partito «che si indigna se il partito non è quello che avevamo voluto, nel vedere scelte di Governo che non condividiamo» eppure invita ad interrogarsi «sulla scelta di chi se n’è andato e di chi come noi continua a restarci nel partito» perché si tratta di «interrogativi così profondi che non possono essere risolti nella chiave di lettura renzismo-antirenzismo».
Per Todisco, semplicemente Renzi «è la faccia più esasperata delle trasformazioni che ha subito il Pd», poiché «non è stato lui ad aver avviato le larghe intese o la svolta moderata», ma «l’alternativa va costruita alla luce di un pensiero che faccia ragionare insieme pezzi al di fuori del Partito Democratico e anche i pezzi che si sono adagiati sul pensiero renziano». Si tratta, ovviamente di «una via faticosa», perché «richiede la capacità di riprendere il nostro posto nel Mondo».
In merito alla questione meridionale, Todisco ha affermato la necessità di evitare i soliti cliché «degli investimenti, della spesa, della legalità, della lotta alla criminalità organizzata, della classe dirigente non all’altezza» perché si tratta di «una questione molto più profonda rispetto agli strumenti, che certamente mancano ma che senza un pensiero da parte della classe dirigente italiana ed europea capace di comprendere che questa è la porta dell’Europa […], la questione del mezzogiorno rimarrà così com’è».
Secondo Todisco, «c’è bisogno di un campo largo di forze che, però, si riconoscano in una visione, non mettere insieme tutto ed il contrario di tutto», insomma ci vuole «una visione del Mondo comune». In conclusione, Todisco se l’è presa con coloro che «riducono la questione della sfida a Renzi ad una questione del chi», affermando che «i ragionamenti sono giusti ma poi serve chi ha la forza e la leadership per opporsi a Renzi». A essi, Todisco risponde che «questa roba non appartiene al nostro modo di far politica», che si basa invece sull’«investire energie in un grande sforzo per costruire la classe dirigente del Paese».
A seguire ha preso la parola l’Onorevole Gianni Cuperlo, che in un’intervista concessa prima dell’inizio della manifestazione ha più volte ribadito che «il Pd è il nostro partito» e smentendo quindi le ipotesi di una sinistra a sinistra del Partito democratico, che, per Cuperlo, è oggi «non è ancora il partito che avevamo immaginato […] ma è un architrave largo del centrosinistra che si candida a governare il Paese anche dopo le prossime elezioni politiche», arrivando anche a precisare alla stampa, anche se con un sorriso a mezza bocca «nessun annuncio di scissione, quindi». In merito alla questione meridionale, Cuperlo «il Governo ha dato segnali di voler mettere il Mezzogiorno al centro delle sue priorità […]. Del Rio ha accennato all’ipotesi della defiscalizzazione per gli investimenti in questa parte del Paese e credo che ci siano una serie di terreni su cui lavorare».
L’intervento di Cuperlo ha visto l’onorevole fare un giro molto ampio, ma assolutamente non fuori tema, per arrivare a parlare della questione meridionale e degli interrogativi che la sinistra deve oggi risolvere. In quella che può essere definitiva come una lezione di geopolitica, Cuperlo è partito dall’ennesima tragedia dei migranti per richiamare l’immagine di Aylan riverso sulla costa turca e per ricordare che, secondo le stime più recenti, entro il 2020 l’Europa avrà bisogno di 42 milioni di nuovi cittadini per mantenere gli attuali livelli dei sistemi previdenziali. Da qui è saltato poi alla nomina del nuovo leader del Partito Laburista inglese Corbyn, che «è la somma delle caratteristiche che rendono perdente un leader di sinistra eppure vince».
Con ciò, Cuperlo intende dire che «non esistono modelli validi per tutti» e che, pertanto, bisogna tenere conto che «7 anni di Crisi [è lo stesso Cuperlo a precisare la necessità di usare l’iniziale maiuscola, ndr] cambiano la via materiale e il modo di pensare delle persone», il che spiega «il motivo per cui nascono partiti dal nulla che raccolgono milioni di voti». Riprendendo una definizione del professore francese Lucien Fevbre, Cupero afferma che «l’Europa finisce dove finiscono i suoi valori di civilità» e afferma che «l’Unione Europea scatena scosse geopolitiche».
Da quest’ultima affermazione, il Deputato si poi lanciato in una breve spiegazione delle numerose faglie che attanagliano l’Europa, dalla Brexit ai tumulti delle coste nordafricane, dall’Ucraina allo Stato Islamico senza dimenticare la Grecia. Tutto ciò serve a Cupero per affermare che «è necessario uno sguardo di insieme per capire» e che tale sguardo va adottato anche per risolvere «la crisi di identità». Sul da farsi per uscire dalla Crisi, il parlamentare ha le idee molto chiare «quello che serve all’Europa, all’Italia e al Mezzogiorno sono politiche espansive: immettere risorse», motivo per cui promuove il quantitative easing della Bce ma poi si interroga su che fine abbia fatto il Piano Juncker, arrivando a suggerire che la Bce rifiuti gli interessi sui titoli di Stato dei Paesi in difficoltà dell’Unione Europea, che consentirebbe di sbloccare subito miliardi di euro.
In conclusione, per dare manforte al suo discorso Cuperlo cita due meridionali illustri come Giustino Fortunato e Francesco Rosi, in ambo i casi per stimolare la politica a risolvere problemi che il Paese si trascina dietro da troppi anni. Infine, rivolgendosi alla sinistra, Cuperlo invita a giocare come Rivera, ossia «a buttare la palla laddove pensiamo che non potrebbe esserci nessuno a prenderla».