Avellino – Parte la raccolta firme per gli ex operai dell’Isochimica

#Occupiamocene per ridare dignità agli operai ex-isochimica

petizione liberaAvellino - È partita oggi la raccolta firme organizzata da Libera  a sostegno delle richieste degli ex lavoratori dell’Isochimica, loro malgrado coinvolti in una vicenda che perdura da decenni e che sembra non avere fine. Gli ex dipendenti dell’impresa che si occupava di scoibentare dall’amianto le carrozze dei treni per conto delle Ferrovie dello Stato, chiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti di Camera e Senato di restituire loro la dignità attraverso norme che consentano il prepensionamento degli operai che sono stati esposti all’amianto durante lo svolgimento delle loro mansioni lavorative.

La vicenda dell’Isochimica, infatti, si protrae da quasi 30 anni in maniera lenta e affannata a causa del peso dei tanti cavilli burocratici che si trascina dietro sin da quando l’opificio chiuse i battenti ben 25 anni fa. L’Isochimica è stata attiva dal 1982 al 1990: 8 anni in cui 333 operai hanno lavorato privi di ogni protezione dalle fibre di amianto e senza alcuna consapevolezza sui rischi cui stavano andando incontro.

Ad oggi, 20 di quegli operai sono morti mentre altri 150 risultano ufficialmente ammalati ma nessun di loro è riuscito ad ottenere il prepensionamento che gli ex lavoratori chiedono da anni. Difatti, in virtù dell’ art. 13 della legge 27 marzo 1992 n. 257, gli ex dipendenti dell’Isochimica non hanno maturato i requisiti necessari alla concessione del prepensionamento, ossia 10 anni di lavoro a contatto con l’amianto, in quanto l’Isochimica ha funzionato per soli 8 anni.

I danni causati dall’opificio negli anni di attività, però, non si limitano ai danni inferti alla salute degli operai che hanno lavorato tra le sue mura. L’Isochimica ha infatti reso pericolosa tutta l’area circostante gli spazi lavorativi, rendendo necessaria una bonifica al fine di tutelare la salute dei residenti della zona e per evitare ulteriori danni al territorio. Ad oggi, tale bonifica non è mai cominciata.

Negli ultimi giorni è comunque stata diffusa una notizia positiva per gli ex lavoratori dell’Isochimica, in quanto il gip del Tribunale di Avellino, Fabrizio Ciccone, ha fissato l’udienza preliminare del Processo Isochimica al 19 ottobre, dopo che i pm titolari della maxi inchiesta, ossia Patscot e Taddeo, avevano chiesto il rinvio a giudizio per i 29 indagati, accusati di reati che vanno dall’omicidio plurimo colposo al disastro ambientale.

«Quello che vogliamo è che non ci siano più silenzi», afferma Francesco Iandolo, referente provinciale di Libera, che continua affermando che «sarà importante essere presenti al processo quando inizierà il prossimo 19 ottobre ad Avellino, cosicché la cittadinanza e gli operai possano per guardare in faccia gli indagati e obbligarli così a raccontare la verità su quello che è successo in quella fabbrica». Non di secondaria importanza sono i tempi stretti che Libera ha scelto di darsi per la petizione (clicca qui per firmarla): «abbiamo scelto di  darci come scadenza 14 giorni per far arrivare queste firme possano arrivare prima della chiusura estiva dei lavori del Parlamento», afferma Iandolo, che si aspetta di raccogliere almeno «due o tremila firme».

Interrogato dai giornalisti presenti sul disinteresse politico verso una soluzione definitiva dell’annosa questione dell’Isochimica, Iandolo risponde che «forse, la politica ha avuto troppo interesse in quella vicenda per i legami malati tra malaffare e malapolitica a livello locale e nazionale». Iandolo sostiene l’esigenza che sia la politica a trovare una risposta in conformità con le richieste dei cittadini e ricorda con tono deciso che «la bonifica va fatta».

A chiudere l’incontro con la stampa è Carlo Sessa, uno degli ex dipendenti dell’Isochimica, che da subito afferma che «per quanto riguarda il processo è arrivata una bellissima notizia: lo aspettavamo da 30 anni per guardare in faccia i responsabili di questa mattanza», ma precisa anche che «il prepensionamento è la cosa di primaria importanza al momento». In seguito Sessa ha spiegato la complessa vicenda e le paradossali complicazioni burocratiche che hanno impedito il suo prepensionamento e quello dei suoi colleghi. «Quando venne in visita all’Ema di Morra de Sanctis, il Presidente Renzi afferrò bene la questione», afferma Sessa, ma purtroppo nessuno degli emendamenti varati dal Governo è andato a buon fine a causa dei cavilli burocratici precedentemente menzionati. «La cosa grave è che i soldi ci sono», afferma Sessa, che, parlando ancora del processo, conclude affermando, con amarezza e sollievo insieme: «finalmente, dopo 30 anni qualcuno si ricorda di noi».

 

 

Source: www.irpinia24.it