“Morire a Mattmark”, incontro con l’autore Toni Ricciardi alla Mondadori

Ne discutono Luigi Mascilli Migliorini – Accademico dei Lincei, Università l’Orientale di Napoli, Valentina Paris – Commissione lavoro Camera dei Deputati, Generoso Picone –Direttore de Il Mattino di Avellino

Ricciardi_lOCANDINA INCONTRO CON L'AUTORE 2Avellino – Alla Libreria Mondadori presentazione pubblicazione di Toni Ricciardi, storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra. Co-direttore della collana “Gegenwart und Geschichte/Présent et Historie” (Seismo). 

Ha pubblicato, tra l’altro, “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera” (Laterza 2013) dove racconta la presenza italiana in Svizzera a partire dal secondo dopoguerra e durante tutta la fase della Guerra fredda.
L’ultimo lavoro è dedicato alla catastrofe di Mattmark: “Morire a Mattmark. L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana” (Donzelli 2015).

Giovedì 16 luglio 2015 – ore 18.30 Morire a Mattmark. L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana (Donzelli 2015) di Toni Ricciardi

Ne discutono Luigi Mascilli Migliorini – Accademico dei Lincei, Università l’Orientale di Napoli, Valentina Paris – Commissione lavoro Camera dei Deputati, Generoso Picone –Direttore de Il Mattino di Avellino

Modera Rossella Strianese. Sarà presente anche l’autore.

Sinossi: A Mattmark non ci si fermava mai, si lavorava giorno e notte per costruire un’imponente diga capace di produrre l’energia necessaria a un paese, la Svizzera, che stava vivendo una crescita economica senza precedenti. Nel cantiere lavoravano più di mille persone, in maggioranza straniere e provenienti soprattutto dalla provincia italiana. La «piccola» Svizzera accoglieva da sola quasi il 50 per cento dell’intero flusso migratorio italiano, dando occupazione a operai impegnati in grandi opere, come la diga di Mattmark. Ma il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile: «Niente rumore. Solo, un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». A parlare è uno dei sopravvissuti intervistati nel libro, uno dei testimoni della valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio che seppellì 88 lavoratori. Di questi, 56 erano italiani.

Come a Marcinelle, la tragedia rappresentò una cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. Inoltre, suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro. Nei giorni successivi si scavò senza sosta con la speranza di trovare ancora vivi amici, padri, fratelli, figli. Ci vollero più di sei mesi per recuperare i resti dell’ultima salma. Questa storia si concluse nel modo peggiore: i tempi dell’inchiesta furono lunghissimi, oltre sei anni, e i diciassette imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo furono tutti assolti, nonostante l’instabilità del ghiacciaio fosse nota da secoli. In appello andò anche peggio, con la conferma dell’assoluzione e la condanna dei familiari delle vittime al pagamento delle spese processuali.
L’oblio nel quale è caduta la catastrofe fa parlare di Mattmark come di una «Marcinelle dimenticata». Questo volume, a cinquant’anni di distanza, sfida quell’oblio attraverso una ricostruzione, attenta e documentata, di quanto avvenne.

 

Source: www.irpinia24.it