Primarie, il Pd chiede ai candidati di convergere su uno di loro

pdRiportare tutto alla normalità. Serrare i ranghi. Ricercare le ragioni di una sintesi condivisa. Insomma sono troppi sei candidati alle Primarie  in quota Pd, per questo a via Tagliamento si sta lavorando per addivenire alla convergenza su uno, massimo due nomi. Questo anche per tentare di mettere a tacere il desiderio di rivalsa che Leonida Gabriele, escluso dalla corsa, ha già annunciato di perseguire rivolgendosi ai magistrati.

Il day after della proclamazione dei candidati all’appuntamento del 14 aprile comincia con questo punto all’ordine del giorno. L’invito della segreteria provinciale dei democratici è rivolto alla responsabilità, alla comune appartenenza, ma anche alla consapevolezza che, questa volta, la vittoria nel capoluogo non è affatto scontata. Lo spettro di una vittoria del centrodestra, o del fronte civico che unisce l’ex sindaco Galasso e il centrodestra, agita non poco i dirigenti del Pd. Cedere Palazzo di Città significherebbe per i democratici irpini perdere altro terreno prezioso anche nella rappresentanza degli enti di servizio, e in futuro non avere alcuna possibilità di governare la Provincia, considerato che potrebbe diventare un Ente di secondo livello, dove consiglieri e assessori provinciali saranno eletti direttamente dai consiglieri comunali.

Così i telefoni di Antonio Gengaro, Antonio Caputo, Paolo Foti, Guido D’Avanzo, Nando Romano e Nadia Arace, sono diventati incandescenti. Le pressioni sui candidati alle Primarie sono state avviate sia dalla segretaria provinciale Caterina Lengua, che dal senatore Enzo De Luca. Qualcuno dei candidati, che preferisce restare  in anonimato, dice di essere stato anche contatto dal presidente Nicola Mancino. E’ evidente che la partita del capoluogo è vitale per la tenuta del Pd in Irpinia, pertanto ogni forma di mediazione che possa aiutare a far uscire i democratici dal pantano, evitando di trasferire la querelle anche nelle aule di Tribunale, è alquanto doverosa.