Inaugurato al Palazzo Reale di Napoli Il Museo dedicato a Enrico Caruso

Quest’anno si festeggiano i 150 anni dalla nascita dell’artista

logoNapoli, 19 luglio. È stato inaugurato al Palazzo Reale di Napoli il Museo Caruso, il primo
museo nazionale dedicato a Enrico Caruso, uno dei più grandi tenori di tutti i tempi. Il museo ha
sede a Napoli, a Palazzo Reale. Un unico grande spazio, la monumentale sala Dorica accoglierà
non una semplice, seppure preziosa, esposizione di cimeli ma una vera e propria stanza delle
meraviglie, con animazioni in 3d e piattaforme multimediali, postazioni e installazioni musicali e
cinematografiche, un caleidoscopio di effetti rivolto a un pubblico eterogeneo.
“Enrico Caruso è un esempio eccelso del genio italico, capace di innovare nel solco della
tradizione comprendendo in pieno come valorizzare il proprio talento nel segno della modernità.
Egli fu infatti il primo cantante della storia della musica mondiale a capire e a utilizzare le
immense potenzialità dell’industria discografica.
Il Museo Caruso colma una grave lacuna e, ricucendo il rapporto fra il cantante e la sua città,
rappresenta un’affermazione orgogliosa della cultura nazionale, capace di scrivere pagine
fondamentali nello sviluppo della moderna industria mondiale dello spettacolo” ha dichiarato il
Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano
“L’allestimento di un museo nazionale dedicato a Enrico Caruso nella Sala Dorica del Palazzo
Reale di Napoli dà meritato risalto a una figura rappresentativa della cultura artistica dell’età
contemporanea. Esso costituisce un traguardo importante anche per il Sistema museale
nazionale, progetto del Ministero della Cultura curato dalla Direzione generale Musei, che mira a
migliorare la conoscenza e la fruizione pubblica dei musei e dei luoghi della cultura, rendendoli
accessibili ai molti pubblici che popolano la società contemporanea e partecipi dinamicamente di
quest’ultima, in costante evoluzione come organismi viventi permeabili ai sempre diversi bisogni
diffusi. Il Palazzo Reale di Napoli, nello specifico, istituto dotato di autonomia speciale nel 2019,
dimostra ancora una volta la sua capacità di aggiornarsi e di dare voce, con linguaggi innovativi,
alla nostra storia, alla nostra cultura e all’arte in tutte le sue espressioni”, ha affermato il
Direttore generale Musei Massimo Osanna.
“L’allestimento di un museo dedicato a Enrico Caruso all’interno del Palazzo Reale di Napoli
rientra tra gli interventi programmati nell’ambito del Piano Strategico ‘Grandi Progetti Beni
Culturali’. Palazzo Reale non è soltanto un edificio monumentale, una serie di sale di
rappresentanza riccamente decorate e arredate: per la sua mole, la sua posizione e la sua storia
rappresenta un simbolo di Napoli e della storia d’Italia e d’Europa, nonché un luogo identitario
per la città. Per questa ragione il Ministero ha ritenuto che la sede più consona per celebrare un
italiano illustre come Enrico Caruso fosse il Palazzo Reale, che rappresenta una vera e propria
porta della città sul mare, quel mare che Caruso attraversò per trovare la propria definitiva
consacrazione oltreoceano”, spiega il Direttore di Palazzo Reale di Napoli Mario Epifani.
“L’eredità artistica del tenore napoletano Enrico Caruso è immensa. La sua storia, dal quartiere di
San Carlo all’Arena alla ribalta internazionale nel nome del bel canto italiano, è l’esempio
lampante di una vita straordinaria. Napoli, sua città natale, ma anche luogo dei primi passi
artistici, restituisce ad uno dei suoi figli più celebri il giusto riconoscimento. Il modo migliore per
celebrare Caruso è rendere immortale il suo incredibile talento”, dichiara il Sindaco di Napoli
Gaetano Manfredi.
“Sigari cubani e marmellate del Wisconsin, alici dell’Alaska e olio d’oliva italiano, francobolli con
il suo ritratto stampati in tutto il mondo ma anche asteroidi, Tuxedos Tobacco, caffè e mais a
stelle e strisce: non c’è prodotto sul mercato che non sia stato battezzato nel nome di questo
napoletano illustre che ha saputo conquistare l’ammirazione incondizionata di re e regine senza
mai dimenticare gli ultimi della terra, quei migranti per cui cantava nei luoghi in cui si riunivano
per respirare la nostalgia di casa sulle note delle sue canzoni. La sua rivoluzione consiste nell’aver
incarnato con entusiasmante verità il sentimento popolare dell’Italia contadina; cantando però,
allo stesso tempo, con la nobiltà formale e sostanziale della scuola antica. Caruso più di ogni altro
è icona di una italianità nobile e leggendaria, legata anche alla sua doppia anima: tenore lirico
osannato nei più importanti teatri del mondo (successi travolgenti alla Scala di Milano, star del
Metropolitan di New York dal 1903 al ’20), ineguagliabile interprete di melodie immortali della
canzone napoletana, il primo cavallo di razza dell’industria discografica a vendere un milioni di
dischi, entrando nell’Olimpo delle voci più popolari della storia della musica”, osserva la curatrice
Laura Valente.
L’iniziativa si avvale della collaborazione di partner “carusiani” da tutto il mondo, a partire dagli
Archivi Ricordi e Puccini fino ai grandi teatri d’opera con i loro preziosi archivi, come il San Carlo,
la Scala e il Metropolitan fino alla Cineteca di Bologna con MoMA – The Museum of Modern
Art, BFI National Archive e Gosfil’mofond, con lo straordinario lavoro di restauro e
sincronizzazione vocale sul film di Edward José My Cousin (Mio cugino [USA; 1918; b/n; muto; 49
minuti), in cui la vera voce del grande tenore è montata sulle immagini del film muto in modo da
poter sentire la sequenza in cui canta la celeberrima aria Vesti la giubba, da I Pagliacci di
Ruggero Leoncavallo.
Il Museo propone un percorso complessivo su Caruso, primo grande personaggio mediatico
moderno, e sul suo fondamentale contributo alla costituzione di una più ampia rete di artisti
italiani che hanno scritto pagine fondamentali nella storia dello sviluppo dell’industria dello
spettacolo, oltre che delle discipline artistiche in cui si sono cimentati. Il primo aspetto permette
di fare un omaggio doveroso e che colma una grave lacuna. L’altro tema è un’affermazione
orgogliosa della cultura italiana e partenopea. Caruso e Napoli si sono toccati poche volte se si
pensa al palcoscenico eppure Caruso esprime tutta la potente incisività di un ‘marchio’ che lega
l’Italia all’eccellenza di artisti mai eguagliati e che nel suo caso sublimano il concetto del “più
grande cantante mai esistito”.
Fondamentale la sinergia con un donatore ‘speciale’, Luciano Pituello, presidente
dell’Associazione Museo Enrico Caruso, Centro Studi Carusiani di Milano, che ha dedicato tutta
la sua vita a collezionare cimeli e incisioni originali e che ha deciso di donare la maggior parte dei
rari materiali di proprietà del Museo come atto di generosa condivisione di un progetto definitivo
sul grande tenore, con la preziosa collaborazione di Ugo Piovano .
“Un sogno durato mezzo secolo si realizza a coronamento del lavoro di una vita e quindi
l’emozione è grande. Ogni singolo pezzo che è esposto porta un carico di ricordi, di ricerche e
ritrovamenti che lo rendono unico per me ma che colpiranno anche lo spettatore che visiterà
l’allestimento museale. Oggi è un giorno di festa che chiude un percorso ma ne apre uno ancora
più entusiasmante. Il Museo è una splendida realtà, con un occhio al passato ed uno al futuro
grazie alle sue modernissime installazioni multimediali, che rendono omaggio ad un interprete
che seppe cavalcare il progresso diventandone assoluto protagonista. Il Museo inizia la sua vita
che si prospetta entusiasmante grazie alle tante attività che vi si svolgeranno nel nome di Caruso
e che mi vedranno sempre in prima fila con Ugo Piovano, Laura Valente e Mario Epifani, con
rinnovata energia, curiosità e progettualità”, dichiara Luciano Pituello.
Il Fondo Pituello, già in parte destinato al Comune di Lastra a Signa, dove ha sede il Museo
Caruso di Villa Bellosguardo (residenza italiana di Caruso), è il fulcro della nuova installazione a
Napoli: costumi, dischi, grammofoni d’epoca, spartiti originali con segni autografi dell’artista e
molto altro.
La collaborazione avviata con il Comune di Lastra a Signa e la sindaca Angela Bagni ha
consentito di avere per l’inaugurazione del Museo a Napoli anche dei pezzi straordinari, come il
costume di Canio (dai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo) appartenuto al tenore o gli acquerelli
colorati, un unicum nella produzione artistica figurativa di Caruso, a cui si aggiunge la
preziosissima donazione delle celebri caricature dedicate ai grandi della musica, da Toscanini a
Verdi.
Ma anche, già fulcro della collezione del nuovo Museo, preziosi ‘segni’ carusiani come i suo
schizzi cubisti e le caricature in stile impressionista.
Le moltissime cartoline, lettere e foto d’epoca saranno visibili nei tavoli multimediali, digitali e
interattivi, così come la sua impressionante discografia sarà godibile, mediante una tecnologia
precisa. Una particolare attenzione nella progettazione del percorso espositivo è stata infatti
riservata alla fruizione dei contenuti sonori. Essendo questo un museo dedicato ad un cantante
lirico, l'ascolto dei brani è parte fondamentale della narrazione. Per assicurare un ascolto
personalizzato, anche in diverse lingue, è stato scelto di impiegare la tecnologia Beacon che
prevede un sistema che fa uso di cuffie e di device tipo smartphone dedicato ad ogni singolo
utente.
La collaborazione con l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi ICBSA e con il suo
direttore Antonello de Berardinis ha permesso la realizzazione di una postazione ad hoc.
Caruso è appartenuto a quella generazione di interpreti che ci hanno tramandato per primi
il suono della propria voce grazie alla innovativa invenzione dell’epoca: la fonoriproduzione.
L’Intervento di ricostruzione della corretta velocità di registrazione dei supporti storici,
l’elaborazione dei dati ed il recupero, attraverso l’utilizzo di software idonei e dei dati ricavati
dallo studio delle fonti documentali e repertoriali, ci permettono, da questa postazione, di
apprezzare una nuova e più realistica sonorità della voce del cantante.
Molte le novità: dalla cronologia ‘performativa’ presentata con una mappa del mondo digitale,
alla suddivisione del percorso in aree tematiche narrative.
Lo stile della narrazione non è meramente descrittivo dei fatti ma ripropone atmosfere, contesti,
stati d'animo legati agli avvenimenti.
I testi sono volutamente brevi per lasciare spazio alla musica, che caratterizza ogni disco e
permettere al pubblico di capire perché e come Caruso sia diventato un mito, per cosa è stato
importante, perché è rimasto immortale.
Queste le sezioni:
· CARUSO FIGLIO DI NAPOLI
· IL MONDO PARLERÀ DI LUI
· UN UOMO NUOVO A NEW YORK
· TUTTI VOGLIONO CARUSO
· UNA VOCE SENZA FINE
CARUSO STORIES
Tre le aree di approfondimento dedicate a tre diversi aspetti del mondo di Caruso, come ad
esempio il vasto repertorio delle opere interpretate, gli aspetti più legati alle vicende personali e
le sue tournée intorno al mondo.
Le tre aree sono divise in:
· CARUSO ON STAGE
· CARUSO OFF STAGE
· CARUSO IN TOUR
A questo si aggiungono i cinque podcast che, ispirandosi liberamente ad un fatto realmente
accaduto nella vita artistica e personale di Caruso, restituiscono un affresco immaginario di
quel tempo.
L'ultima sezione chiude la visita al museo con una piccola sala cinema in cui il pubblico potrà
assistere, da una piccola tribuna, alla proiezione di:
MY COUSIN || Mio cugino [USA; 1918; b/n; muto; 49 minuti]
Regia: Edward José, Soggetto e sceneggiatura: Margaret Turnbull, Produzione: Jesse Lasky per
Famous Players-Lasky Productions * Film restaurato in 4K nel 2021 da Cineteca di Bologna in
collaborazione con MoMA – The Museum of Modern Art, BFI National Archive e Gosfil’mofond.
Nella sua vita americana, Enrico Caruso prese parte a quattro film tra il 1911 e il 1919. My Cousin
è una commedia degli equivoci girata a Little Italy, in cui Caruso interpreta il doppio ruolo del
tenore Caroli e di suo cugino Tommaso. Una sorta di «Cavalleria rusticana» con tutti i personaggi
da commedia tipici della rappresentazione degli emigrati italiani. My cousin è
l’unico sopravvissuto dei quattro. Nel 1919 Caruso girò un secondo film, The Splendid Romance,
che è considerato perduto, così come due versioni di Lucia di Lammermoor (1911 e 1918).

Source: www.irpinia24.it