Lettera aperta di Aldo di Giacomo al Presidente della Repubblica
Di quale dignità si parla?
Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal Segretario Generale del Sindacato di Polizia Pwenitenziaria,Aldo Di Giacomo, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Forse si parla della dignità calpestata di tutti i poliziotti penitenziari che lavorano 20 ore e non tornano a casa, addirittura dormono in macchina dove non ci sono le caserme per non esporre a rischi le proprie famiglie. Forse della dignità calpestata dei poliziotti che devono usare mascherine di carta per difendersi dal virus per evitare di trasmetterlo alle proprie famiglie, ai colleghi o addirittura ai detenuti. Forse ci si riferisce alla dignità calpestata da disposizioni che impongono di continuare a lavorare anche se si è avuto contatti con persone contagiate dal virus o ancora calpestata dai quei direttori e comandanti che “consigliavano” di non mettere le mascherine per evitare di creare panico tra i detenuti.
Forse anche di quella di tutte le famiglie dei poliziotti penitenziari che si sento dimenticate come i loro cari. Il peggio non è questo – continua Di Giacomo – forse la dignità di tutti quei detenuti immuni-depressi ed anziani che vivono la vita su di un filo di lana che si può spezzare da un momento all’altro. Forse ancora da quella dignità violentata da mezze verità di quei 18 medici e paramedici penitenziari infetti di cui non si parla, per paura, ultimo oggi al carcere di Roma, di quei 180 poliziotti infetti e della sofferenza delle famiglie, dalla consapevolezza che se il virus si propaga nelle carceri sarà una catastrofe. Dei 19 detenuti infetti e di chi sa quanti altri e della mancanza di tamponi e la dignità delle famiglie. Delle centinaia di poliziotti che ancora non sanno di essere infetti o non lo sapranno mai. Caro Presidente ridare la dignità a tutto il mondo carcerario, quella dignità violentata fino all’aspetto più intimo, la salute, appare difficile. Appare opportuno un suo intervento concreto che riporti prima di tutto il rispetto alla salute e alla vita ed alla sicurezza dei cittadini, per la dignità possiamo aspettare.”