Operazione contro Clan De Rosa, Di Giacomo: “È la conferma che i boss comandano dal carcere”

Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria

favImage2“L’operazione di oggi a Qualiano, nell’area metropolitana di Napoli, con gli arresti di appartenenti del clan camorristico De Rosa, nonostante numerosi dei suoi esponenti di spicco siano detenuti, è la riprova che è dal carcere che si continua ad esercitare il controllo del territorio e ad impartire gli ordini alle nuove“leve” dimostratesi capaci di gestire le attività criminose”.

È il commento di Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, secondo il quale non c’è proprio nulla di cui meravigliarsi se dopo arresti anche di boss importanti nella mappa dei clan camorristi campani prosegue il controllo del traffico di droga e della gestione delle piazze di spaccio sul comune di Qualiano come in altre dei comuni campani.

“L’allarme che rilanciamo –aggiunge – riguarda proprio le cosiddette nuove leve che vengono reclutate tra i giovanissimi e si dimostrano ancora più feroci e spietati degli adulti per la fretta di “scalata” nella gerarchia del clan non esitando a sparare in qualsiasi occasione. Lo abbiamo denunciato da tempo e il ritrovamento di almeno un centinaio di telefoni nelle carceri della Campania nel giro di pochi anni lo testimonia”.

“Questo significa – continua Di Giacomo –che per i capi delle organizzazioni criminali è una consuetudine diffusa impartire ordini con i telefonini. Solo la politica non se ne accorge non affrontando radicalmente la situazione e accogliendo la nostra proposta di inasprimento delle pene per i detenuti trovati in possesso di telefonini come per quelli che aggrediscono agenti, senza possibilità di concedere alcun tipo di beneficio. Non sfugga inoltre che il piano cosiddetto sperimentale dell’Amministrazione Penitenziaria, con una spesa iniziale di 3,5 milioni di euro, per contrastare il sempre più diffuso uso di telefoni cellulari nelle carceri attraverso strumenti di rilevamento, è un autentico flop”.

“Sarebbe stato decisamente più economico ed efficace modificare la normativa sul controllo dei familiari in visita ai detenuti e mettere realmente il personale penitenziario in condizione di ispezioni e controlli, soprattutto accrescendo le unità di servizio e le strumentazioni necessarie, persino qualche ‘mobile detector’ in più in grado di segnalare la presenza di smartphone e di cellulari di qualsiasi generazione anche se spenti, anche senza batteria, sprovvisti di sim card e anche se nascosti nei luoghi più impensabili, cavità anatomiche comprese. Oppure – conclude Di Giacomo – tanto vale seguire l’esempio della Francia che ha deciso di installare telefoni fissi nelle celle delle carceri francesi”.

Source: www.irpinia24.it