Crisi Sidigas: quale futuro per U.S. Avellino e Scandone?

I possibili scenari alla luce della critica situazione della proprietà Sidigas

Stadio-Partenio-LombardiSono giorni drammatici quelli che la tifoseria biancoverde sta vivendo. Mai, negli anni passati, il futuro dello sport ad Avellino è stato così incerto, con la crisi della Sidigas che ha colpito, inevitabilmente, l’Unione Sportiva Avellino 1912 e la Società Sportiva Felice Scandone 1948. Il sequestro preventivo di 97 milioni di euro, predisposto dalla Guardia di Finanza di Avellino ai danni di Gianandrea De Cesare e scattato nella mattinata di ieri, in seguito all’istanza di fallimento mossa dalla Procura della Repubblica nei confronti della stessa Sidigas S.r.l., rischia di mettere a repentaglio le sorti delle due realtà sportive del capoluogo.

Da un lato, vi è un club calcistico, l’U.S. Avellino che, dopo le vicissitudini societarie vissute appena dodici mesi fa, si ritrova con un’iscrizione alla terza serie già ultimata, ma senza una rosa e uno staff tecnico, avendo perso il diritto di proprietà su tutti i tesserati dallo scorso 1 luglio. Dall’altro lato, vi è una società di basket, la S.S. Felice Scandone che, dopo aver addirittura concluso alcune trattative di mercato nel mese di giugno, ha subito la bocciatura dalla ComTec sull’iscrizione al campionato di Serie A. Una situazione che, unita all’istanza di fallimento avanzata nei confronti della società madre, ha costretto il patron De Cesare ad abbandonare la massima serie, optando per l’autoretrocessione in Serie B, il terzo livello del campionato cestistico italiano. Eppure, fino alla tarda serata di ieri, il pagamento della prima rata di 20.000 euro da versare alla FIP per l’iscrizione alla B non era ancora stato effettuato. Soltanto l’intervento del sindaco di Avellino, Gianluca Festa, il quale si è fatto carico dell’importo richiesto ai fini della partecipazione al campionato di terza serie, ha permesso di scongiurare, seppur momentaneamente, l’ipotesi estrema di esclusione della Scandone da qualsiasi campionato cestistico: ipotesi che avrebbe portato inevitabilmente alla scomparsa della storica società di pallacanestro, dopo 71 anni di vita, 19 di militanza in massima serie e una Coppa Italia conquistata nella stagione 2007/08.

Il lodevole gesto del primo cittadino del capoluogo potrebbe, tuttavia, non bastare alla Scandone e, al tempo stesso, all’Unione Sportiva, per evitare un tragico epilogo. Il prossimo 12 luglio, presso il Tribunale di Avellino, è prevista l’udienza nella quale verrà portata avanti l’istanza di fallimento nei confronti della Sidigas. Dal canto suo, Gianandrea De Cesare proverà, con il suo pool di legali, a dimostrare la volontà di recuperare il debito contratto con l’Eni e con l’Erario, attraverso un piano di rientro che permetterebbe al patron di ottenere il dissequestro delle quote e di garantire, così, il ripianamento dei debiti contratti dalla Sidigas. Un’eventuale accettazione del concordato preventivo produrrebbe, ovviamente, ripercussioni positive anche sulle due società sportive controllate dal gruppo, le quali potrebbero restare nella stessa orbita, oppure essere vendute ad altri imprenditori interessati a far continuare la storia sportiva del capoluogo. Nel caso in cui, invece, la corte dovesse decretare il fallimento della Sidigas S.r.l., la situazione diventerebbe ancor più critica, in primis per la Scandone che, senza più una proprietà e con una massa debitoria consistente, rischierebbe di essere lasciata sola e abbandonata a un ineluttabile destino. Neanche un ipotetico rinvio a giudizio potrebbe giovare alle due società sportive, specie se il sequestro preventivo dei 97 milioni di euro dovesse essere confermato, rendendo estremamente complicate, se non impossibili, eventuali trattative di cessione delle quote azionarie dell’U.S. Avellino e della S.S. Felice Scandone.

Il giorno del giudizio è ormai vicino, la tifoseria trema e spera nella salvezza di entrambe le realtà sportive. Un’altra estate di fuoco e di sofferenza si prospetta per i colori e per i tifosi biancoverdi, oltre che per tutti gli impiegati del gruppo Sidigas che rischiano, in un solo colpo, di perdere il proprio posto di lavoro.

Source: www.irpinia24.it