Montoro – Considerazioni in merito alla zona industriale

Una nota dell'Architetto Carmine Petraccaro

NOTA ZONA INDUSTRIALE DI MONTORO (5)-1Montoro - Dopo aver percorso la provinciale Turci, strada che una volta collegava il Principato Citra o Citeriore con il Principato Ultra o Ulteriore, lo sguardo si è fermato nella Valle Montorese – Solofrana dove è in atto l’Attuazione del Piano Industriale, intervento imponente che può annoverarsi non solo tra i più importanti della “Valle dell’Irno”ma anche dell’intera Regione Campania.

Tutto questo è poca cosa rispetto al fatto però che il Piano Industriale si trova in zona Valliva e Vincolata ai sensi della Legge 431 del 8/1/1985 (cosiddetta “Legge Galasso”) e sottoposto alle disposizioni contenute nella parte terza e quarta del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D. Leg.vo 42/2004 art. 142 comma “1” lettera“e”,in quanto rientra nei 150 mt. dal Torrente Solofrana.

Senza nulla togliere agli Imprenditori sicuramente capaci a cui va l’apprezzamento per aver individuato nella zona la possibilità di dare seguito allo sviluppo della propria Azienda, però mi chiedo se il “Governo del Territorio” è stato reso o si è reso edotto che l’intervento, al momento parziale ha già previsto costruzioni di strutture per 298.863,75 mc.ed il tutto viene a trovarsi a confine del Polo Conciario Industriale di Solofra,dove sono in disuso immensi capannoni industriali per decine di migliaia di metri quadratie  si sta avviando un percorso per la riconversione con il PUC.

Com’è noto l’Attuazione del PIP di Montoro ha previsto tra l’altro l’insediamento di una Cartiera che,nel processo produttivo fa uso costante di coloranti e tutti sono a conoscenza che i danni già causati dall’industria della Concia con un uso minimale di questi prodotti.Tale scelta inconsapevole continua ad essere vissuta dal Governo del Territorio come la soluzione strategica ai problemi della valle inconsapevole di trovarsi in una zona densamente abitata e particolarmente vulnerabile dal punto di vista ambientale e idrogeologico.

Basti pensare che per la realizzazione di un mega impianto industriale, come quello di cui si discute, probabilmente per non avere sorprese sull’ approvazione,non è stata chiesta preliminarmente l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) prima delle Autorizzazioni Edilizie, cioè nella fase di progettazione e programmazione dell’impianto, la stessa è stata chiesta a consuntivo.

È superfluo dire che la Soprintendenza BAP di Avellino e Salerno, pur non firmando i progetti,perché di fatto risultano solo timbrati, si è espressa positivamente sull’approvazione del Piano con Nota Prot. 26745 del 4/11/2015 motivandola in questo modo: considerato che il responsabile del procedimento di questo Ufficio ha ritenuto che le opere proposte si inseriscano armonicamente nel paesaggio oggetto di tutela, perché “le opere previste consistenti nell’adeguamento e ampliamento della viabilità esistente, in massima parte, non sono visibili da luoghi di normale accessibilità e le opere di contenimento, realizzate con terre armate, le aree a verde, piantumate con essenze del luogo, costituiscono idonee opere di mitigazione”.

Ritenuto di condividere e fare propria la sua esposta valutazione, esprime, per quanto di competenza, limitatamente alla compatibilità paesaggistica del progettato intervento del suo complesso e della conformità dello stesso, “Parere favorevole”, c’è da chiedersi considerato i risultati ben visibili dalle foto, il Responsabile del Procedimento della Soprintendenza quale Progetto ha visto.

Tra le altre cose al Piano Industriale e ai Progetti presenti agli Atti del Comune di Montoro non risulta allegato nessuna relazione che descriva e/o certifica le modalità di approvvigionamento idrico, pur riportando che per l’Opificio Industriale in corso il fabbisogno idrico è di mc. 430.000 annui, nulla si dice né sulle condizioni del sito né sulla possibilità di soddisfare tali esigenze.

Non esiste uno studio che certifichi la possibilità di attingere “acqua da sorgenti” o da “riserve fossili”. È evidente che tutto questo è fonte di grande preoccupazioneper la comunità residente, tanto più che le riserve fossili si esauriscono.

Né tantomeno esiste agli attiidonea relazione sulle modalità di smaltimento dei circa 1000,00 mc. di acqua reflua giornaliera prevista nel ciclo produttivo dell’industria già in via di ultimazione.

Tutte scelte improvvisate che peseranno sul futuro equilibrio del Territorio già segnato da strutture che hanno modificato lo skyline del Paesaggio e compromesso la Biodiversità A chi spetta chiedere di fare chiarezza su tutto ciò?

Intanto guardiamo le foto che evidenziamo la inesorabile trasformazione in atto, che qualora pensata e ben gestita poteva rappresentare un momento di crescita non solo per la terra montorese – solofrana, ma per l’intera regione.

Purtroppo così non è stato perché vengono fatte le cose sull’onda emotiva separando l’azione del pensiero e soprattutto allontanandosi dal dubbio: motore che alimenta le scelte positive. Le certezze producono ciò che si vede e siamo solo all’inizio.

Source: www.irpinia24.it