Avellino – Crisi idrica: Todisco, Fierro e Paolucci di Articolo Uno puntano i riflettori sulla questione ambientale

L'europarlamentare Massimo Paolucci: “È un'illusione pensare di portare avanti un modello di sviluppo lasciando da parte la questione ambientale”

articolo unoAvellino – Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di Articolo Uno sulla crisi idrica in irpinia. Sono intervenuti Francesco Todisco, primo coordinatore provinciale di Articolo Uno, Lucio Fierro e Massimo Paolucci, europarlamentare. Nella sede di via Carlo del Balzo si è discusso dei disagi provocati dalla crisi idrica e dei rubinetti a secco ormai da settimane.

Ogni anno in estate la classe amministrativa dimostra la sua incapacità, – esordisce Todisco - soprattutto quella degli amministratori che non hanno la capacità di mettere insieme dei progetti che possano ambire ad avviare una ristrutturazione delle reti. Oggi – prosegue -con l’europarlamentare Paolucci e con Lucio Fierro, dirigente di Articolo Uno presentiamo delle proposte in grado di stimolare gli amministratori della provincia di Avellino a mettersi insieme affinché il grande progetto di ristrutturazione delle reti sia l’asse portante non soltanto per quanto riguarda la messa in sicurezza delle reti stesse, ma anche un progetto di sviluppo per la nostra provincia”.

Dall’inizio della crisi in poi nel mezzogiorno – dichiara il coordinatore provinciale di Articolo Uno – sono stati persi 500 mila posti nell’edilizia. Se non riparte l’edilizia e se non ripartono queste opere pubbliche, non riparte un settore fondamentale dell’economia del mezzogiorno che può consentire di contrastare il tasso di disoccupazione così elevato”.

Interviene poi Lucio Fierro, che sottolinea come il vero problema sia la mancanza di una politica dell’acqua da troppi anni. “Il problema è strutturale. La contingenza del cambiamento climatico non fa che rafforzare il problema strutturale di inadeguatezza in Italia e nel mezzogiorno. I nostri politici sono bravi a versare lacrime di coccodrillo, ma in realtà il loro impegno quotidiano nell’affrontare la questione è piuttosto scarso” – afferma Fierro.

E continua: “Il mezzogiorno non ha un politica dell’acqua da molto tempo. La più grande scelta meridionalistica compiuta dalla Cassa del Mezzogiorno negli anni cinquanta e sessanta è stata quella di affrontare la grande sete meridionale. La cassa ha fatto tante cose, non tutte giuste, ma sul terreno dell’acqua dobbiamo riconoscere che quelle scelte sono quella che aveva risolto a quel tempo la questione del rapporto delle popolazioni meridionali con l’acqua. E la cassa affrontò questo problema in maniera organica, perché sia la politica di difesa del suolo, sia la politica degli acquedotti, sia la politica delle reti fognarie, erano pezzi di un programma complessivo che avvertiva come la disponibilità di acqua fosse una condizione per la vita civile ed economica del nostro territorio. Da quando la cassa è stata sciolta non c’è una politica dell’acqua”.

Fierro fornisce anche alcuni dati interessanti sullo spreco delle risorse idriche in Italia e nel meridione: “I dati del Censis dicono che per l’Italia il 20 per cento delle acque vengono smaltite senza essere depurate. È acqua che inquina mare, fiumi e laghi. Nel nostro paese la perdita complessiva della risorsa idrica è pari al 31 per cento, ma ci sono punte dell’80 per cento in alcune realtà meridionali. Nella provincia di Avellino, per ogni litro d’acqua che viene prelevata dal sottosuolo più della metà viene perso”.

Conclude, poi, il suo intervento con queste parole:“La questione delle acque è una questione regionale, nazionale, ma anche e soprattutto europea. Rispetto alle medie europee, in Italia per la risorsa acqua si spende meno della metà. La cifra che sarebbe necessaria per portare l’utilizzazione del patrimonio acqua a livelli civili è un investimento di 65 miliardi di euro in trenta anni, una cifra impressionante, ma che, se investita, potrebbe portare a circa 1800 posti di lavori fissi in più nel nostro paese”

L’europarlamentare Massimo Paolucci rivolge l’attenzione soprattutto alla questione ambientale: “È un’illusione pensare di portare avanti un modello di sviluppo lasciando da parte la questione ambientale. Le risorse della terra non sono illimitate” – dichiara.

Una delle questioni – spiega – sulle quali sono aperti più fascicoli in diverse procure della Campania è quella della mancata manutenzione delle reti. Si interviene, invece, con centinaia di interventi di somma urgenza, che sprecano più soldi di quelli che servirebbero per la manutenzione ordinaria della rete. Noi chiediamo di intervenire con i fondi europei sulla rete, per evitare questi sprechi. La richiesta che noi facciamo è che il tema ambientale non sia solo un capitoletto da aggiungere alla programmazione dei fondi europei, ma che sia l’asse che attraversa tutta la programmazione”.

E ancora:”Pensiamo che ci sia un problema gigantesco che riguarda la governance che ha due risolvolti. Nonostante le chiacchiere siamo ancora in presenza di una moltitudine di soggetti che gestiscono le acque e non c’è alcun coordinamento degli interventi. E poi il problema dell’acqua come bene pubblico, su cui gli italiani si sono espressi con il referendum. Non c’è dubbio – afferma - che la gestione e la manutenzione possa essere affidata ai privati, ma riunificare la proprietà ed averla saldamente nelle mani del pubblico ed evitare il processo per cui diventi un monopolio.

Siamo di fronte a livelli di disoccupazione che continuano ad aumentare. Quando noi diciamo che è possibile creare occupazione a partire dalla tutela del territorio, pensiamo che affrontare le tante emergenze ambientali che abbiamo è un modo per creare buona occupazione. Interventi concreti che possano dare risultati concreti” chiude Paolucci.

Source: www.irpinia24.it