Giordano e De Mita sulla previsione impianto compostaggio a Chianche

"“solo” 30 le tonnellate giornaliere di rifiuto organico da trattare, previsione funzionale al piano tecnico impiantistico ma non alla situazione di emergenza continua in cui versa questa provincia"

COMPOSTAGGIO-e1471088251924-300x167Chianche – Giancarlo Giordano e l’on. Giuseppe De Mita interrogano il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro per l’Ambiente: “Premesso che: con un provvedimento della Regione sono stati individuati venticinque siti in Campania per ospitare altrettanti  impianti di compostaggio relativi al trattamento di rifiuti solidi urbani  biologici; in provincia di Avellino sono stati individuati, su esplicita manifestazione d’interesse dei Comuni  richiedenti, due impianti da localizzare in quelli di Chianche e Conza della Campania: quest’ultimo ha poi ritirato formalmente tale disponibilità; l’impianto andrà ad aggiungersi a quello già esistente di Teora e allo “S.T.I.R.” di Avellino, al momento oggetto di un provvedimento di sequestro cautelativo operato dalla Procura della Repubblica di Avellino; nel caso di Chianche la localizzazione dovrebbe essere quella dell’area del Piano Insediamenti Produttivi  (mai entrato in funzione) adiacente alla linea ferroviaria Avellino-Benevento e al fiume Sabato in piena area a Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Greco di Tufo” vino di alto pregio di rilievo internazionale; il Comune di Chianche nell’operare questa scelta in assoluta autonomia  non ha tenuto conto che il  prezioso e ristretto territorio dell’areale D.o.c.g. è inidoneo a supportare logisticamente la continua azione di conferimento  essendo anche parte integrante di una delle aree di alto pregio vitivinicolo internazionale quale quella dell’areale D.O.C.G. del “Greco di Tufo”, dove tra l’altro si è in procinto di creare le basi di una nuova vocazione enoturistica a partire dalla messa in funzione del monumentale complesso archeologico industriale delle miniere di zolfo “Di Marzo” di cui il comune stesso è comproprietario”.

“L’impianto - sostengono Giordano e De Mita - dovrebbe trattare “solo” 30 tonnellate giornaliere di rifiuto organico, previsione funzionale al piano tecnico impiantistico ma non alla situazione di emergenza continua in cui versa questa provincia  che vede operativo solo un impianto simile a Teora; il sistema della richiesta di disponibilità compensata da ricadute di ordine economico per il comune ospitante, utilizzato dalla Regione Campania per evitare il riproporsi di antiche tensioni con la cittadinanza a seguito di una individuazione d’imperio dei siti, pone un problema di responsabilità sussidiaria territoriale al quale l’ente locale che decide di realizzare l’impianto di trattamento, al di là dell’aspetto strettamente normativo, è moralmente tenuto ad attenersi, tanto più se esso è legato al territorio da vincoli di specifica appartenenza. Per quanto la scelta discutibile del Comune di Chianche ponga a questo ente precise responsabilità, c’è da chiedersi se non sarebbe stato necessario o quantomeno opportuno che la Regione Campania nella procedura ad evidenza non si limitasse a verificare la disponibilità dei Comuni, ma prescrivesse loro  di esplicitare il contesto territoriale ed ambientale delle aree individuate, anche in riferimento agli atti di programmazione provinciali (Piano provinciale di localizzazione degli impianti per il ciclo dei rifiuti, Ptcp e relative dominanti degli Sts, Piano della viabilità e facilità di accesso del sito) e ciò al fine di sollecitare le amministrazioni comunali all’esercizio di quella responsabilità sopra richiamata in maniera tale che né il diniego né l’indicazione delle aree fosse acritica ed immotivata”.

Concludono Giordano e De Mita: “Quali iniziative i Ministri in indirizzo, con l’urgenza del caso e per quanto di propria competenza,  intendono  intraprendere  per  ottenere una riconsiderazione  del processo di localizzazione dell’impianto di compostaggio nel comune di Chianche  in modo da favorire una più rigorosa  valutazione, anche attraverso un diretto coinvolgimento degli enti locali e  sovra comunali, nonché dei diversi soggetti istituzionali economici ed associativi della filiera enologica ed enoturistica, circa la sua fattibilità, salvaguardando, in tal modo, l’area di pregio della D.o.c.g. del “Greco di Tufo”. 

Source: www.irpinia24.it